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167/377: Nule

ISPIRAZIONE

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Oggi si riprende dopo la sosta di qualche giorno per il concerto a Birmingham. Parto da Buddusò (abbastanza) presto, e ritorno verso Osidda, in una giornata decisamente migliore di quella nella quale ho visitato il paese. Poi prendo la strada che mi porta a Nule, tra i campi verdi, sole, superando il fiume Tirso e lasciando l’ultimo paese della provincia di Nuoro per entrare in quella di Sassari. Dopo vari sali e scendi arrivo a Nule.

Nella strada principale ci sono transenne. Oggi è la prima giornata della festa Idda de Manos Bonas. Dopo un caffè in un bar dove mi hanno fermato dei signori seduti nei tavoli fuori, mi dirigo verso il centro dove chiedo del Sindaco. “Eccolo lì” mi dice qualcuno. Giuseppe, il Sindaco, mi saluta e si attiva per organizzarmi la giornata. Ci raggiunge Gian Carlo, che mi porta subito a mangiare frittelle e pecorino in un angolino molto antico del paese.

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Il centro è tutto allestito per la festa, coi tipici tappeti appesi alle finestre di molte palazzine in granito. Gian Carlo mi porta subito al Colle San Paolo dal quale godiamo di un incredibile panorama sulla zona detta Sa Costera, la costa dei monti del Goceano, con tutti i paesi che farò ad agosto, Bono, Bultei, Anela. Sotto di noi Benetutti. Gian Carlo mi dice che un tempo c’era un paese unico, poi alcuni abitanti si sono spostati più in alto, creando Nule.

Ci raggiunge Pierpaolo, che scopro essere uno scultore di granito, esperto di storia e archeologia della zona. Chiaccherando mi rendo conto di essere anche qui come a Osidda in zona dove la lingua e più Nuorese che Logudorese o Gallurese. Pierpaolo mi spiega che Nule è il primo paese del sassarese ma essendo incuneato tra Bitti, Orune e Osidda, ha mantenuto molto del Nuorese. Poi mi racconta che lo studioso danese Bentzon, oltre ad aver fatto uno studio meticoloso sulle launeddas (che Pitano mi aveva ben descritto a Maracalagonis), aveva vissuto qui per cinque anni, per studiare il canto a tenores del paese (e riuscì anche a portare i tenores locali a Copenhagen davanti alla regina danese!).

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Rientrati in paese ci dirigiamo al centro ISOLA, dove, oltre ad una mostra permanente di tappeti creati da artisti di ogni tipo (tra cui uno che venne esposto alla Biennale di Venezia), si trova la bellissima mostra “Ti Racconto una Sedia”, dove il tema della tessitura si unisce alla sedia, oggetto che fa parte della vita di tutti noi, ascolta storie, belle o brutte, assiste allo scorrere degli eventi con noi. Ed inoltre oggi, qui, si trova una mostra di cui non solo ho già sentito parlare, ma di cui ho visto in anteprima alcune opere in fase di realizzazione! Si tratta di “Maria Lai – Andando via. Omaggio a Grazia Deledda”, una serie di bellissimi arazzi realizzati da laboratori tessili di 23 comuni, Galtellì, Aggius, Nule, Sarule, Samugheo, Mogoro, Dorgali, Tonara, Atzara, Villacidro, Ulassai (dove l’ho visto in realizzazione), Bonorva, Villamassargia, Mamoiada, Muravera (e anche qui l’ho visto nascere!), Zeddiani, Armungia (e anche qui!!), Bolotana, Oliena, Isili, Urzulei, Siliqua e Nuoro.

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Poi con Pierpaolo, Peppà come ormai lo chiamo anch’io, prendiamo la macchina e andiamo a vedere prima le sue belle sculture a casa, poi un suo terreno dove non solo si trova una casa campestre tutta in granito che si sta costruendo lui, aperta e con un cortile ampio, ma dove poco lontano si trovano gli immensi massi di granito che lui taglia e lavora, per fare statue, o parti della casa! Mi mostra come il granito ha due direzioni di spacco preferenziali, e mi racconta che questa conoscenza gli è stata tramandata da suo padre, e suo nonno, ‘granitieri’ da generazioni! L’ultima tappa è al bellissimo Nuraghe Voes, che mi viene illustrato sapientemente da Peppà, in tutti i suoi dettagli dei ben conservati corridoi, torri, cortili e pareti esterne.

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Rientrato in paese mi faccio un giro degli “apposentos”, le case che ospitano esposizioni artigianato vario, ovviamente tessile, ma anche gastronomico. Sebbene mi piacciano molto i tappeti tradizionali, mi colpiscono un paio di artigiane giovani che realizzano prodotti più ‘contemporanei’, in linea con la mia visione artistica, come Valeria di De Incantos e Sara dei Tappeti Campus.

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Concludo la serata a cena in una grande tavolata dentro il punto di ristoro, ospite di Giovanna, la ragazza di Fabio che si è preso cura di me a Bitti, e della sua famiglia, che mi deliziano con i buonissimi prodotti del loro Pastificio Artigianale!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Nella tavolata, sul lato vicino a me, si siede una famiglia con due bambine piccole. L’uomo è arrivato prima e discorre con dei signori locali, in italiano e sardo, e noto un lieve accento. Durante la cena, decido di rivolgergli la parola e parlarci. Scopro che Florin e Corina sono Rumeni (dall’accento non l’avrei detto!) e le loro bambine Elèna e Stefanìa (come li pronunciano loro) sono nate in Sardegna. Sono qui da 13 anni, e Florin mi racconta che prima di fare il panettiere ha fatto di tutto, munto pecore, lavorato in campagna, perfino il meccanico. Nonostante abbia fratelli e sorelle sparsi per l’Europa, inclusa l’Inghilterra, mi dice di adorare questa terra e di voler restare qui. Quando vanno via, per portare a letto le bambine, mi sento arricchito da questa chiaccherata!


Un po’ di settimane fa la designer e artista cagliaritana Carolina Melis riceveva il premio di Donna Sarda dell’anno 2019, istituito nel 1987 dalle Lioness e “destinato a donne che si sono particolarmente distinte per la propria attività professionale o personale”. Conosco Carolina da moltissimi anni. Tra i suoi bellissimi lavori ha qui senso parlare delle “Fiamme di Nule”, un cortometraggio realizzato nel 2010, prodotto dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico, che racconta la storia di tre tessitrici. Questa esperienza l’ha portata ad avvicinarsi maggiormente al mondo della tessitura nell’Isola, producendo una serie di tappeti dallo stile unico e personale (che tra l’altro ho visto esposti nel laboratorio tessile Su Marmuri di Ulassai). Dopo anni di studio e lavoro all’estero, Carolina ha ora deciso di vivere e lavorare a Cagliari.