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65/377: Villamassargia

ISPIRAZIONE

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Oggi è la mattina più fredda. La temperatura è scesa a 2 gradi e i campi intorno alla casa di Antonello sono ricoperti di brina. Parto con calma, aspettando che scaldi un po’, e percorro il breve tratto di strada che unisce Musei a Villamassargia, passando dalla stazione ferroviaria, importante snodo per i treni che da qui proseguono per Iglesias o per Carbonia.

L’ultimo tratto lo faccio su pista ciclabile e, arrivato all’ingresso del paese, noto con piacere che il famoso semaforo che interrompeva la provinciale all’altezza di Villamassargia sta venendo convertito in grande rotonda!

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Arrivo in Comune e incontro il Sindaco Debora e l’Assessore alla Cultura Fabio. Ci accompagnano Tecla e Gavino della Proloco. Il Municipio è un bel palazzo antico che contiene bellissime opere dell’artista Amelia Camboni, originaria di Villamassargia che operò principalmente a Roma. Subito fuori dal Comune, nella Piazza del Pilar, ammiro la chiesetta romanica di San Ranieri.

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Dopo un buon caffè ci muoviamo per vedere una delle maggiori attrazioni della zona: S’ortu Mannu, un parco contenete ulivi secolari, non un paio, ma centinaia!

Guidiamo verso i monti, si vedono i resti del castello di Gioiosa Guardia sulla sommità di un colle. Purtroppo la giornata si è coperta e inizia a piovigginare, ma lo spettacolo vale qualche goccia sulla testa. Arrivati al parco ci accoglie, prima di tutto, la Reina, la regina degli alberi, l’ulivo più grande di tutti, isolato, dal tronco immenso.

E poi, man mano che ci si inoltra nel bosco, decine e decine di ulivi con tronchi dalle forme più disparate, nodosi e spesso attorcigliati su loro stessi. Gli ulivi sono marcati con dei numeri. Mi raccontano che sono censiti, e che ognuno ha un proprietario diverso. Un tempo infatti il proprietario del terreno affidava i singoli ulivi ai cittadini, e così è rimasto.

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Nel pomeriggio, insieme ad Antonio, Carlo e Luciano dello Speleo Club, facciamo visita alle miniere di Orbai, parte del Cammino Minerario di Santa Barbara. I boschi del Monte Cadelano sono rigogliosi, e le rocce cambiano spesso da scisti a calcare.

Siamo in zone di faglia, dove la tettonica ha rimescolato le formazioni rocciose, ed è per questo che in tali zone abbondano concentrazioni di minerali importanti, conosciute e scavate da millenni. La miniera è chiusa al pubblico, ma, grazie ad Antonio, Carlo e Luciano che possiedono le chiavi e gli elmetti con le luci, possiamo entrare.

È la mia prima volta in miniera e sono completamente affascinato, come un bambino, dal passare nel buio accanto a pareti scavate, luccichii di minerali, pozze d’acqua, binari di rotaie arrugginite, canali e baratri senza fine da cui sale aria calda, per non parlare degli abitanti di queste oscurità: pipistrelli e ragni enormi, tutti dormienti.

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Usciti dalla miniera, visitiamo i resti del villaggio minerario intorno, gli stabili e le laverie. Rientrati in paese ci rechiamo a Casa Fenu, una bella dimora ristrutturata all’interno della quale si trovano materiali di lavoro delle miniere, esposizione di minerali e fossili, e tanto altro.

La serata si conclude all’insegna del rock! Vengo invitato dal bassista Massimo alle prove del suo gruppo locale Reinas. Bella musica originale, con testi in italiano superbamente cantati. Poi si va al locale Chili Peppers per un concerto di una cover band Dire Straits… I sultani dello swing!

FRAMMENTI SONORI

Un groove.

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BREVI NOVELLE SARDE

La black list del 377. Ebbene si, c’è anche questa! Ovvero la lista di cose meno belle che vedo e che succedono di qua e di là, ma che tengo per me. Luoghi degradati (ma a volte con un certo fascino), situazioni scomode, malfunzionamenti, persone poco attente, atti vandalici gratuiti. Come quello di cui son venuto a conoscenza oggi alle miniere di Orbai.

Antonio, Carlo e Luciano dello Speleo Club sono voluti venire qui per accertarsi delle cose mancanti e dei danni prodotti da qualcuno che ha forzato l’ingresso della miniera. Una volta entrati, man mano che andavamo avanti nei cunicoli, i miei tre accompagnatori si son tristemente resi conto che molti degli oggetti che si trovavano qui, vecchi picchi, lampade, cassette antiche di esplosivo, e altro, sono tutti stati trafugati.

Per fare ciò è stato spaccato il lucchetto a sassate e forzato il cancello con una leva metallica, ancora lì in terra e piegata. Per fortuna molti degli oggetti sono ben conservati a Casa Fenu. L’idea di aprire la miniera alle visite è ancora lontana, ma si spera che ciò prima o poi avvenga, e allora ci si deve augurare che ci siano abbastanza fondi per un sistema di sorveglianza (umano o meno) in grado di impedire che questi atti di vandalismo avvengano. Se trovate oggetti minerari in vendita ai mercatini dell’usato potrebbero provenire da Orbai!