73/377: Carbonia
ISPIRAZIONE
Poco dopo uscito da San Giovanni Suergiu imbocco la bellissima pista ciclabile, con tanto di ponticelli e sottopassaggi, che mi porterà dritto a Carbonia. È una bella giornata e la pedalata è piacevole e su un falso piano che sale leggermente.
Arrivo a Carbonia e incontro subito Simone e Andrea Scano, fratelli dell’amico Matteo che mi ha messo a disposizione casa sua per l’alloggio di oggi. Andrea ne approfitta subito per farmi una breve video intervista per l’Unione Sarda. Subito dopo lasciti i bagagli, io e Simone ci dirigiamo al Museo Archeologico dove mi aspettano per la visita guidata. Anche qui, come già in altri musei, rimango stupefatto dalla quantità e varietà di reperti, provenienti anche da altre località del Sulcis. Qui per esempio vedo reperti provenienti sia da Tratalias che da San Giovanni Suergiu. La cosa più interessante è vedere i segni delle varie civiltà di altre parti del Mediterraneo. Piccoli scarabei celesti, tipicamente egiziani, trovati nei corredi di sepoltura delle necropoli fenicie per esempio.
Il tempo si è un po’ rovinato e piove. Pranzo con Simone in un fast food prima che lui inizi il suo turno di lavoro. Vicino a noi una tavolata di studenti delle scuole. Curiosamente una di loro si alza, si avvicina salutandomi: è Letizia, figlia di Luigia e Alberto che mi hanno invitato a pranzo a Gonnesa! I famosi ri-incontri di questo tour!
Il tempo è migliorato (ma che diavolo succede quest’anno??). Mi dirigo verso il sito delle miniere Serbariu. L’area è molto vasta, con diversi stabili ristrutturati che ospitano le strutture museali e alcuni ancora in disuso. A svettare sono le due torri-argani, immense, che tiravano su e giù l’ascensore dei minatori. Prima tappa al museo paleontologico e dei paleo-ambienti, fortemente voluto e curato dall’amico Gianluigi Pillola. E il suo tocco si vede. Un museo ben organizzato, con un bel percorso che porta dalle ere geologiche più antiche a quelle più moderne attraverso i suoi esseri viventi e gli ambienti in cui vissero. Inoltre sono presenti minerali provenienti da tutto il Sulcis-Iglesiente.
Una volta uscito da qui mi tocca il museo minerario, che racconta tutta la storia di questa miniera, e dell’industria mineraria in genere, inclusa la creazione stessa di Carbonia nel 1938 da parte di Mussolini. La parte più bella è l’ingresso in miniera, con tanto di elmetto e pila, nella quale si può capire veramente quali erano gli spazi e le terribili condizioni di lavoro dei minatori. Molti furono i morti qui (probabilmente molti di più di quelli ufficiali). Questa era anche una meta di punizione per criminali e addirittura omosessuali. Pensarci oggi fa rabbrividire.
Rientro in centro. Ed è evidente il tocco del Duce. La piazza con architettura sobria, squadrata. La Torre Littoria, da dove Mussolini fece il discorso inaugurale della nuova città. Il teatro. Il Municipio, con una bella statua di Giò Pomodoro di fronte. Seguo una strada laterale per tornare a casa, attraversando una zona dedicata agli skaters, interamente ricoperta di murales. Attraverso un corso d’acqua tramite un ponticello e arrivo alla zona abitata un tempo dai minatori.
Simone mi raggiunge di nuovo per cena, e insieme facciamo un giro notturno. Saliamo a Monte Sirai, importante sito archeologico, dal quale ammiriamo lo spettacolo delle luci notturne delle due isole, Sant’Antioco e San Pietro di fronte, e quelle ancora più evidenti di Portovesme. E prima di rientrare Simone mi mostra Serbariu, il vecchio paese esistente prima della formazione di Carbonia, ora suo quartiere. Nella piazzetta centrale e nelle vie intorno spiccano i bei murales dell’artista locale Debora Diana.
FRAMMENTI SONORI
Martello pneumatico dei minatori.
BREVI NOVELLE SARDE
Non ricordo più quando e dove conobbi Matteo Scano, raffinato pianista di jazz, forse a Carbonia parecchi anni fa, forse a Cagliari al Conservatorio durante i nostri studi. Glielo chiederò. Da allora, a momenti alterni, ci siamo ritrovati di qua e di là (anche del mare…). Matteo mi ha lasciato la sua casa a Carbonia per alloggiarvi durante questo mio progetto. Lui ora è a Bruxelles, dove vive da diversi anni, facendo il musicista a tempo pieno. L’anno scorso, nelle mie esplorazioni nord europee, ci incontrammo proprio a Bruxelles in una stazione degli autobus per un saluto veloce, quasi mancato! E per quel poco tempo, seduti al freddo su un muretto aspettando la mia corriera per Lille, Matteo mi racconta un po’ della sua storia, che non conoscevo, e che mi ricorda molto la mia, e quella di tanti altri che decidono di dare un cambio alla propria vita. Per tanti anni Matteo lavorò nell’industria di Portovesme, l’Alcoa, passando anche un lungo periodo a Bolzano. Ma il tarlo della musica lo stava rosicchiando, proprio lui figlio di un bravo chitarrista, e il lavoro nell’industria molto più che rosicchiando, lo stava letteralmente annientando. Decide così di licenziarsi, ormai adulto, e di iscriversi al corso di piano jazz al Conservatorio di Cagliari. Forse pochi si rendono conto dei sacrifici che si devono fare, da adulti, per ritornare studenti. Ma i sacrifici dopo anni hanno portato degli ottimi risultati, certamente a livello musicale, ma anche, mi fa capire Matteo, a livello di qualità di vita. E la scorsa estate ho potuto appurare la qualità del suo lavoro quando l’ho sentito suonare al festival jazz Seuinmusica, dove ha presentato il suo disco in quartetto. Ma la Sardegna gli manca. Ed ogni volta che torna, non manca il suo appuntamento col mare e i tuffi. Perfino questo ultimo primo gennaio l’ho visto in foto sguazzare nelle acque (probabilmente gelide) di Porto Pino. Il nord Europa tempra il fisico, credo anche la mente, ma il richiamo della propria terra è sempre forte. Alla prossima Matteo, Carbonia, Cagliari, Bruxelles, o chi sa dove!