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136/377: Galtellì

ISPIRAZIONE

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Oggi pochi chilometri…la frase che fa spaccare dalle risate varie persone che mi seguono perché la uso spesso come introduzione. Ma che volete che dica, quando si fa la stessa cosa tutti i giorni per un anno è difficile non essere ripetitivi, o è ‘pochi chilometri’ oppure ‘tragitto lungo’, o è ‘tutta salita’ o ‘tutta discesa’ o un mix delle due (ma MAI, e ripeto MAI ‘tutto piatto’, come nella maggior parte dei casi delle salite e delle discese mi dicono gli abitanti locali!), o è ‘British weather’ (molto) o ‘giornata bellissima’ (pochissime quest’anno!).

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Dunque procedo in direzione Galtellì, oggi (una bella giornata…) quasi tutta discesa (ahaha), ammirando la maestosità del Monte Tuttavista di fronte a me. Arrivo nel paese, mi inoltro nelle stradine del bellissimo centro storico di questo ‘Borgo Autentico d’Italia’ e al Comune mi accolgono l’assessore Laura e la guida Marzia, con la quale, dopo aver lasciato i bagagli al b&b Santu Pretu di Pasqualina, ci dirigiamo subito a visitare uno dei luoghi più importanti di questo territorio, il Castello di Pontes, costruito in epoca giudicale.

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Saliamo a piedi la salita ripidissima e arriviamo alle rovine, passando anche dei resti di capanne nuragiche. Da qua su si gode di un panorama fantastico, tutta la vallata del fiume Cedrino, con i tre paesini dall’altro lato che mi aspettano nei prossimi giorni, Loculi, Irgoli e Onifai, e il Monte Tuttavista alle spalle, sul quale troneggia un Cristo crocifisso di bronzo ben visibile. Rientrati in paese andiamo a visitare delle domus de janas accanto ad un altro castello, Malicas-Guzzetti, che è ora un albergo. Nelle caratteristiche e ben curate vie del paese si trovano delle placche con versi di Grazia Deledda. Siamo infatti nel Parco Letterario a lei dedicato. Il suo celebre Canne al Vento infatti era ambientato a Galte (proprio Galtellì).

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Nel pomeriggio, insieme anche a l’assessore Laura, facciamo un giro delle chiese. Dapprima la chiesa San Pietro, descritta dalla Deledda nel suo romanzo, sorta dove si trovava una necropoli romana. La storia vuole che qui si dovesse costruire una cattedrale. Venne iniziata e non venne mai finita, rimane solo un grande muro. Venne invece costruita una chiesetta più piccola, oggi ben ristrutturata, all’interno della quale si trovano degli affreschi molto antichi con storie dall’antico e nuovo testamento. Visitiamo poi la centrale chiesa del Santissimo Crocifisso nella quale di trovano delle bellissime statue lignee e un organo del ‘700.

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Facciamo infine tappa al museo etnografico Sa Domo ‘e Sos Marras, una bella casa ristrutturata, dove Salvatore, il presidente della Pro Loco, ci guida attraverso le varie stanze allestite con gli arredi e oggetti di un tempo, e il bel cortile dove ancora si trovano strumenti delle attività lavorative di una volta.

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A fine serata ci raggiunge il Sindaco Giovanni Santo, col quale andiamo a prendere un ‘aperitivo’ nella Domo Asara, un ex convento della mercede che ora accoglie parte quella che era la cantina di Zio Battistino. Il nipote Giampaolo ci accoglie in questo luogo autentico, dove sembra che il tempo si sia fermato, tra bottiglie impolverate, botti, torchi e altro. Dopo un paio di bicchieri di Cannonau, San Giovese e Nebbiolo, camminiamo per le stradine ancora più suggestive con l’illuminazione notturna, tra gli spiriti notturni.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Su al Castello di Pontes Marzia mi racconta di come ci siano delle leggende su questo luogo, e principalmente una legata al suo ultimo possessore e abitante, il Barone Guiso. Questa venne magistralmente narrata anche da Grazia Deledda, che nel suo Leggende Sarde racconta di aver udito questa storia da una donna di Orosei.

Si narra che il fantasma del Barone vaghi ancora, irrequieto e triste, tra queste mura, e nei territori circostanti. La leggenda vuole che un contadino, la sera di rientro dalla campagna in una giornata fredda vide una figura elegante che passeggiava nei dintorni del castello. Questi si fermò e chiese al contadino la legna che trasportava per poteri riscaldare il suo castello. Il contadino gliela portò senza accettare la ricompensa che il signore gli offrì e se ne andò.

Qualche tempo dopo, in paese gli abitanti si accorsero della crescente ricchezza del contadino, che dovette ammettere che da quella prima volta, tornò spesso al castello a portare legna agli abitanti invisibili, venendo sempre ricompensato dal Barone con sacchi di monete d’oro, e confermando così la sua grande generosità. C’è anche un’altra leggenda legata al castello ma non ve la rivelo, la trovate negli scritti della Deledda!