166/377: Osidda
ISPIRAZIONE
Oggi è una giornata da cani. Fa freddissimo, 6 gradi, qualcuno dice che a Fonni sta nevicando. E soffia un vento furioso. Oggi niente viaggio in bici. Ho lasciato la bici a Buddusò, stasera interrompo il giro e vado a Olbia per prendere un aereo e andare a suonare a Birmingham. Al rientro poi percorrerò la tratta Buddusò-Osidda per proseguire poi verso Nule.
Maria Antonietta, con la quale ho passato ieri la giornata a Buddusò, si è gentilmente offerta per portarmi a Olbia, e trascorrere questa mezza giornata a Osidda con me. Dunque ci mettiamo in macchina sotto la maestralata gelida che ci sposta, e percorriamo i 7 chilometri in mezzo alla campagna verde e ricca di querce da sughero.
Passiamo il ponte sul fiume Tirso, che nasce non lontano da qui, e poco dopo, prima di entrare in paese, troviamo l’indicazione per il Nuraghe Usanis. Sfidando la pioggerellina ghiacciata e un vento fortissimo, attraversiamo campi umidi e spinosi e ci arrampichiamo sulla torre principale, ancora ben conservata e poco scavata, intravedendo l’entrata con architrave granitica. Da qui su la vista sui monti circostanti è incredibile ma il vento è troppo forte per poter stare a lungo.
Entriamo in paese e parcheggiamo nella piazzetta principale su cui si affaccia il comune, una bella palazzina moderno, obbligatoriamente in granito come la maggior parte delle palazzine intorno. Il paese è piccolissimo, intorno alla strada principale, 240 abitanti. Passeggiamo per le stradine attorno alla piazza, con case antiche in granito ben ristrutturato, e scorci caratteristici.
Ci fermiamo davanti ad un imponente palazzina in granito, il palazzo Delogu, attualmente un b&b, sulla cui porta è appeso un cartello che riporta un numero di telefono da chiamare. Faccio il numero, mi risponde una signora, chiedo se il palazzo è visitabile, mi viene risposto “mi dia 5 minuti”, allo scoccare dei quali arriva da una strada vicina signora Peppina, la proprietaria, che ci apre il palazzo e ci guida attraverso i suoi 4 piani. Tutto è magnificamente tenuto, con oggetti antichi e le camere per gli ospiti semplici ma molto eleganti. Saliamo fino alla torretta panoramica, sulla quale non si riesce a stare per il vento, ma possiamo ammirare i tetti delle case con antiche tegole. Peppina ci racconta la storia del palazzo, che venne costruito da un tale Andrea Sanna (del quale c’è anche un’antica foto in costume appesa alla parete), e poi passato alla famiglia Delogu.
L’accento di Peppina conferma che qui siamo nel Nuorese. Osidda infatti è l’ultimo paese a nord della provincia di Nuoro, al confine con la Gallura. Una volta ringraziata per la disponibilità e salutata, io e Maria Antonietta ci dirigiamo nella parte alta del paese, dove si trova la chiesa parrocchiale di Sant’Angelo nella quale entriamo per una visita veloce. Dopodiché ci rimettiamo in macchina e ripartiamo alla volta di Olbia. Ripasserò da qui in bicicletta tra una settimana, sperando che le condizioni atmosferiche siano migliori!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Siamo fermi in macchina cercando di capire dove accostare per andare a vedere il nuraghe. Una macchina passa in senso contrario, si ferma, e un signore di una certa età si ferma e ci guarda accigliato e con un’espressione indagatrice senza proferir verbo. Se non conoscessi i sardi devo ammettere che mi sarei preoccupato, e invece, abbassato il finestrino, domando se sia possibile arrivare al nuraghe e come. L’espressione del signore cambia tutt’ad un tratto, si rilassa, “certo che potete andare, dovete saltare il muretto ma c’è la scaletta, andate tranquilli che non vi dice niente nessuno, il nuraghe è lì per essere visitato!”.
Qui vicino passa un sentiero inserito nel progetto Tramudas, gli itinerari della transumanza. Tramite questo progetto i Gal (Gruppo di Azione Locale) delle Barbagie, Manrolisai, Mare Monti e Ogliastra, vogliono valorizzare i percorsi dei pastori erranti che portavano il bestiame in zone di pascolo più calde durante l’inverno. Sebbene oggi la transumanza avvenga ancora ma col trasporto sui mezzi, questi itinerari conservano un notevole interesse naturalistico e antropico tale da essere riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.