299/377: Nureci
ISPIRAZIONE
Mi lancio in discesa da Laconi in una splendida giornata e, man mano che mi avvicino alla collina di Santu Antine di Genoni, inizia una lunga salita. Siamo ai confini dell’Alta Marmilla. Questo territorio non è montagna, ma scavalcare le sue colline-mammelle con una bici carica non è facile!
Comunque arrivo in fretta al piccolo paese di Nureci dove mi stano aspettando Gianfranco e Fabia che mi ospiteranno per la giornata in una bellissima casa storica ben ristrutturata.
La prima tappa è al Monte Majore, che sovrasta il paese, dove si trova il complesso megalitico Corona ‘e Su Crobu, formato da una cinta muraria di granito con delle strutture interne in cui si trova un particolare blocco di roccia con le sembianze di una Dea Madre. Taramelli fece visita per studiare il sito negli anni Venti.
Rientrati in paese facciamo un giro per il centro storico, molto curato e ordinato. Le case hanno tipologie di pietra mista, molta trachite di tanti colori e calcare. Passeggiando ammiriamo portali, architravi, qualche corte aperta, e tantissimi murales, molti dell’artista di San Sperate Angelo Pilloni.
In molti incroci o slarghi si trovano fontane abbellite e impreziosite dalle opere dello scultore di Belvì Tonino Loi. Arriviamo fino ai margini dell’abitato dove si trova la casa baronale dei Touffani, conti di Nureci e Asuni dalla fine del Seicento sino alla scomparsa dell’ultimo conte Francesco nel 1874 che lasciò una figlia a cui rimase l’ultimo titolo di contessa, morta a Sassari nel 1935.
Dopo pranzo, memore di aver già conosciuto anni fa un Dessanai di Nureci, andiamo a trovare Gerardo e Rosina per un caffè. La genealogia di Gerardo si aggancia a quella di Laconi, mentre il mio legame con i rami di questa zona sono ancora oscuri!
Lasciata casa di Gerardo e Rosina torniamo fuori paese, a visitare un importantissimo affioramento di fossili del Miocene, in località Muru Cubeddu. Son quasi sicuro di essere già stato qui, in qualche escursione durante il mio percorso di laurea in geologia. All’epoca ci permettevano di raccogliere qualche fossile. Oggi invece la collina è recintata. Nonostante ciò non mi scoraggio, salto la rete in un punto accessibile e mi avvicino a un bordo pieno di pietre franate, dove avvisto qualche bell’esemplare di Turritella.
Rientrati a casa Gianfranco mi lascia un po’ di tempo a suonare il pianoforte nell’ampio salone, prima di attivare il suo telefono per un’intervista live su Facebook. È proprio così che ci conoscemmo, all’inizio del mio viaggio, quando venni contattato da Lorenzo per una diretta a tre su Facebook che ha superato le 10.000 visualizzazioni.
FRAMMENTI SONORI
Nureci Blues
BREVI NOVELLE SARDE
A microfoni spenti invece intervisto io Gianfranco Pazzola, nato a Sennori ma poi trasferito a Cagliari. Mi racconta della sua decisione di acquistare casa in questo tranquillo paesino dopo essersene innamorato, e del suo viaggiare in lungo e in largo per la Sardegna a causa del suo lavoro.
Gli chiedo se sia parente del celebre poeta sennorese Antoni Pazzola ma lui risponde di no, nonostante conosca tutti i figli e sia in contatto con loro. Dopo aver fatto un po’ di ricerche in siti di genealogia scopriamo svariati Pazzola emigrati negli Stati Uniti il secolo scorso, a New York e in California.
Gianfranco dice di aver stimato di aver percorso circa un milione di km in 34 anni di lavoro in Sardegna. E che forse ha visto circa 320 comuni…ma 377 no! E continua a insistere che sarò l’unico ad averlo fatto. Gli dico che qualcuno l’ho già trovato, ma lui insiste che non è vero!
Post Scriptum. Nell’agosto 2020 si è svolta a Nureci la XII edizione del Festival Mamma Blues, una rassegna dedicata alla musica del diavolo che ha visto negli anni avvicendarsi sul palco importanti artisti da tutto il mondo, inclusi giganti del blues provenienti dal delta del Mississippi, così come artisti isolani.
Il Mamma Blues è oggi una costola del Dromos Festival, ma venne concepito grazie alla visione di un gruppo di persone tra cui l’assessore alla cultura Fabio che durante la giornata a Nureci incrociammo con Gianfranco, e col quale scambiammo due chiacchiere sulla musica e la possibilità di organizzare qualcosa in futuro.
Purtroppo scopro, mentre scrivo, che nell’estate 2020 Fabio ci ha lasciati a soli 55 anni. Ho il ricordo di una persona gentile e appassionata. Che la sua visione e il suo spirito aleggino sempre tra le rocce arcaiche di questo paesino.