Laconi

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ISPIRAZIONE

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Il Palazzo Aymerich

Il calore dell’accoglienza a Laconi ripaga la lenta salita tra boschi e calcari verso questa cittadina del Sarcidano, altra importante tappa di un viaggio prima di tutto personale che mi porta nel luogo dove il mio cognome ha le origini più antiche rinvenute.

La vice-sindaca Pamela e l’assessore Carlo mi attendono in compagnia di Veronica, e di ben tre colleghi geologi, Gianluca, Monica e Alessandra, mia ex-collega di studi e arrivata direttamente da Cagliari per l’occasione!

Lasciati bici e bagagli al b&b Il cachi e la Palma dove alloggerò, iniziamo il giro per il paese, non prima di aver preso un caffè al bar di Maria Grazia e Daniele, uno dei tanti Dessanai che aspettavo di conoscere oggi!

Ci raggiunge anche Paoleddu, un altro Dessanai che conobbi anni fa quando iniziai le ricerche genealogiche. Anche se non sono stati verificati legami di parentela e il mio albero genealogico si ferma a un trisnonno nato a Laconi, inizio a sentirmi anche qui a casa, come a Nuoro.

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Statua di Sant’Ignazio presso la sua casa natale

Dopo aver visitato la casa natale di Sant’Ignazio, il frate cappuccino venerato in tutta l’isola e la cui storia meriterebbe un intero articolo a parte, passeggiamo per le strette vie del centro storico, arrivando alla bella chiesa parrocchiale dei Santi Ambrogio e Ignazio, costruita nel Cinquecento in stile gotico aragonese, la cui facciata venne rifatta nel Settecento.

Proseguendo per un affascinante portico dietro la chiesa si arriva all’ingresso del Parco Aymerich, il polmone verde di Laconi, a ridosso del rione Corongiu, il più antico. Poco distante da qui si trova la stazione del Trenino Verde, sulla linea che da Mandas arriva a Sorgono.

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Dettaglio del Castello Aymerich

Passeggiamo all’interno di questo immenso parco urbano, tra eucalipti giganteschi, querce, lecci, olivi, arriviamo alle rovine del Castello Aymerich, di impianto medioevale e che divenne la residenza degli omonimi marchesi. Dalle finestre in stile aragonese si ammira la vista del verde tutt’intorno.

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cascata Maggiore al Parco Aymerich

Proseguiamo la passeggiata raggiungendo la Cascata Maggiore, in questo periodo ancora molto flebile, vicino alla quale si trova un platano enorme, e poi la Cascata dell’Orma, dove si racconta che Fra Ignazio percepì la sua vocazione e concludiamo al laghetto Su Acili.

Prima di un colossale spuntino in località Orrodolos, in un terreno di Gianluca immerso nel verde, ci rechiamo alla Punta Carradore, nella cresta calcarea al di sopra del paese. Mi raccontano che qui, nel 2013, ci fu uno spaventoso incendio, che minacciò il centro abitato. Si dice che il fuoco, arrivato alla statua in onore di Sant’Ignazio, fermò la sua avanzata per il cambio di vento.

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la statua di Sant’Ignazio sorveglia il paese dalla Punta Carradore

Nel pomeriggio saliamo al bosco Funtanamela e passeggiamo in questo territorio verdissimo, a ridosso dell’altopiano del Sarcidano, che ho in parte percorso per arrivare a Nurallao da Villanova Tulo. Purtroppo anche qui le cascate sono secche, ma posso ammirare le pareti calcaree modellate dallo scorrere dell’acqua. Non lontano da qui si trova la borgata di Santa Sofia, che prende il nome da una chiesa campestre ormai sparita, e in cima all’altopiano si trova ora una vedetta dell’ente foreste, sopra i resti del nuraghe Gurduxiones.

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Menhir al Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna

Rientrati in centro, mi preparo per l’incontro-concerto organizzato a Palazzo Aymerich, l’ultima dimora dei marchesi di Laconi. L’edificio in stile neoclassico ospita il Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna, che conserva una grande quantità di menhir e monoliti scolpiti di vari simboli, volti, pugnali. Vengo guidato nelle sale del museo dove ammiro la varietà dei monoliti, alcuni di enormi dimensioni, alcuni rappresentanti figure maschili, altri figure femminili.

Alla fine della visita un folto pubblico mi sta aspettando in una bellissima sala nobiliare, dove inframmezzo i racconti di viaggio ai miei frammenti musicali. Le note serpeggiano in mezzo agli spiriti dei miei antenati Dessanai, e tornano indietro nel tempo fino agli spiriti dei costruttori degli imponenti menhir.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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Il signor Mauro Fulghesu

Passeggiando per il centro storico ci imbattiamo in due signori, uno dal volto pulito e l’aria elegante, l’altro dalla barba lunga e dall’aria un po’ ribelle. “Mi dice il suo nome e la sua età?” chiedo al primo. “Se le dico l’età si spaventa, quindi le dico il nome….Agostino Ennis” e io “piacere Bustianu Dessanay”. E lui con stupore “ma laconesu sesi?” e io, mentendo un po’, “no seu nugoresu”. A quel punto richiedo l’età e lui mi dice: “ho cento anni”. E qualcuno gli ricorda che ne sta per compiere 101.

Poi mi rivolgo all’altro signore, chiedendo nome ed età. “Mauro Fulghesu, ho novant’anni”. E io esclamo “speriamo di arrivarci così in forma alla sua età”, e lui mi risponde “sai cosa bisogna fare? Continuare a respirare!”.

Di Fulghesu qui a Laconi ce n’è un altro, un po’ più giovane del signor Mauro, che si occupa di genealogia. Un giorno di tanti anni fa decisi di venire a Laconi per tentare di scoprire le origini del mio cognome. Il comune era chiuso. Mi diressi al museo dove trovai all’ingresso una persona a cui spiegai che ero venuto per trovare indizi sull’origine del cognome Dessanay, che qui a Laconi si ritrova con la “i” finale. Per fortuna questa persona mi indicò il b&b Antico Borgo dove, mi disse, vive un signore che ha fatto ricerche genealogiche su tutto il paese.

Così mi addentrai tra le stradine che conducono alla parrocchiale e trovai il b&b. Suonai. Mi aprì un’elegante signora. Un po’ imbarazzato spiegai il motivo della mia visita e chiesi del signor Peppe. Mi fecero entrare, mi offrirono un caffè e in breve tempo mi ritrovai in uno studio piena di cartelle e raccoglitori. Tutte le genealogie di Laconi!

Non mi sembrava vero. Io che ero solo agli inizi delle mie ricerche trovavo una risorsa così grande! Dopo vari tentativi riuscimmo a risalire solo alla mamma del mio trisnonno, tale Ignazia Sanna. Il nome Ignazio ricorre anche nel mio albero genealogico, come Sebastiano, e non faccio fatica a ricondurlo alla venerazione per il frate cappuccino. Qualcuno in famiglia dice che una prozia chiamata Ignazia sostenesse addirittura di possedere una scheggia del bastone di Sant’Ignazio!

Il dato più interessante sulle origini del mio cognome è che da secoli compariva sia con la “i” che con la “y” finale, ma a un certo punto a Laconi la “y” sparisce, mentre nel mio ramo (di origine nuorese) rimane solo in alcuni discendenti e non in altri (a volte anche per errori all’anagrafe). Il più antico Dessanai è in realtà un “De Sanay”, tale Andres della fine del Cinquecento. Chissà se la “y” è una variante della “j” degli spagnoli e che Sanai fosse una località, da cui provenissero queste genti. Misteri ancora da risolvere o forse irrisolvibili.

PS. A un anno di distanza dalla mia giornata a Laconi mi danno notizia che purtroppo il signor Mauro Fulghesu, detto “Maittu”, ci ha lasciati. Il suo spirito aleggia insieme a quello dei miei antenati, De Sanaj, e costruttori di menhir.