Villanova Tulo

294/377: Villanova Tulo

ISPIRAZIONE

Villanova Tulo
Ponte sul lago del Medio Flumendosa

La strada di oggi entra nelle top 10 dei tracciati mortali. Non solo devo ripercorrere la V con 400 metri di dislivello in 3.5 chilometri che da Esterzili mi riporta sulla strada statale 198, ma poi, dopo una leggera salita e la discesa tra i boschi prima e poi la discesa che mi porta su ponte del lago del Medio Flumendosa, ecco dopo tutto questo mi aspetta la bella salitona verso Villanova Tulo, che con il caldo che ancora continua a fare a fine settembre mi uccide!

Villanova Tulo
Nuraghe Adoni

Arrivato in paese mi viene incontro Massimiliano, amico di Stefano conosciuto a Lodè, a sua volta fratello di Tore che mi ha ospitato a Nulvi. La rete di contatti aumenta. Dopo aver lasciato bici e bagagli a casa sua ci mettiamo in macchina per andare a visitare il nuraghe Adoni.

Arriviamo sulla cima del monticello boscoso, dove ci accoglie Alberto che ci fa da guida attraverso i resti di questo bellissimo nuraghe. Tutt’intorno ci sono i resti di molte capanne. Alberto racconta che in una di queste son stati trovati resti di cibo incluso l’unico acino d’uva ritrovato di questo periodo, probabilmente di cannonau.

Dalla cima del nuraghe si gode di una vista spettacolare su tutto il territorio, da una parte la Giara di Gesturi, dall’altra i monti dei comuni che ho appena visitato, Seui, Seulo, fino al Gennargentu.

Villanova Tulo
Murale in centro storico

Rientrati in paese prendiamo un aperitivo al bar dove incontro Emilio, che mi segue su Facebook e che si è preso cura di prenotarmi un b&b per il mio soggiorno. Emilio mi fa anche dono di un libro, Po Cantu Biddanoa, romanzo bilingue (sardo con traduzione in italiano a fronte) di Benvenuto Lobina, scrittore locale. Per pranzo rientriamo a casa di Massimiliano dove la moglie Sara ha preparato un pranzo a base di verdure e frutta dell’orto (evviva!).

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Dettaglio di arnia all’azienda di apicoltura Su Pranu

Nel pomeriggio riposo al b&b Le Rose prima che Massimiliano venga a prendermi per andare a visitare la sua azienda di apicoltura Su Pranu. Qui mi viene illustrato tutto il procedimento di produzione dei vari tipi di miele, e dopo esserci vestiti con tuta, guanti e maschera, ci dirigiamo verso le arnie, dove Massimiliano mi fa vedere dal vivo e mi racconta la vita delle api, un mondo incredibile. Ascolto affascinato, ma anche un po’ in tensione per le api che ogni tanto mi ronzano intorno alla testa. Rientrati (non punti) al laboratorio Massimo mi fa dono di un barattolino Millefiori e delle caramelle al miele per l’inverno che arriverà.

Villanova Tulo
Vista sulla valle del Flumendosa dalla chiesa di San Sebastiano

Tornati in paese mi aspettano Emilio col vice sindaco Alessio, che mi portano in giro per vedere i molti murales che adornano i paese, alcuni di Pinuccio Sciola, e molti che ritraggono scene e personaggi del romanzo di Benvenuto Lobina.

Saliamo fino alla chiesetta di San Sebastiano in una pineta sopra il paese, con una vista incredibile sulla stretta valle del Flumendosa, quasi 400 metri più in basso, che si immette nel Lago Medio del Flumendosa, proprio dove son passato stamattina.

Finiamo il giro alla chiesa parrocchiale di San Giuliano da dove ammiriamo un bel tramonto sul paese, e un aperitivo pre-cena al bar. E al rientro da Massimiliano per cena mi aspetta un bel minestrone, tanto desiderato e preparato da Sara. Vado a letto felice!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Stamattina Alberto, la guida al nuraghe, quando viene a sapere del mio viaggio, mi chiede che idea mi sia fatto dello spopolamento. È un tema a cui penso spesso in questo viaggio e che mi capita di affrontare nei discorsi con persone di molti paesi che soffrono di questo fenomeno. Sebbene probabilmente le ragioni siano tante e anche complesse, e vadano al di là della mia capacità di analisi, posso provare a dare una mia interpretazione, o almeno spiegare il perché io stesso non rimarrei a vivere in certe piccole realtà, neppure se mi pagassero (proprio in questi giorni tra l’altro leggo del reddito di residenza istituito dal comune di Villasalto).

Nell’ordine, forse proprio di importanza, ecco una lista di punti che reputo cruciali per capire il fenomeno spopolamento:

1. Telefonia mobile e reti internet. Un viaggio come il mio ha messo in luce questa gravissima carenza nella maggior parte del territorio sardo. Sebbene la maggior parte dei sardi non subisca questo problema (benché effettivamente nelle città e nei paesi più grossi i servizi siano decenti), la maggior parte del territorio sardo ne è vittima, o meglio gli abitanti, pochi in percentuale regionale, della maggior parte dei piccoli paesini della Sardegna. Internet su rete fissa è inesistente oppure viaggia ad una velocità che ricordavo a Cagliari negli anni novanta, quando per mandare una foto di qualche mega c’era bisogno di diversi minuti. Parlando con molte amministrazioni pubbliche mi rendo conto di quanto gli uffici dei Comuni piccoli siano penalizzati, avendo grossi problemi di navigazione internet. Ma anche le reti dati mobili non sono da meno. Per questo viaggio ho dovuto acquisire schede con tutti i principali gestori telefonici per assicurarmi un po’ di copertura dati ovunque. Eppure la maggior parte di territorio non possiede neppure il 3G (e qui già si vuole protestare per il 5G…ci dessero almeno il 3 o il 4G ovunque!). E per finire esistono molti paesi dove persino la sola ricezione telefonica è scarsa o in molti casi inesistente. Paradossalmente (ma per conformazione fisica di molti paesini di montagna) i segnali telefonici sono inesistenti o scarsi nel centro del paese mentre ricompaiono in periferia o sulle zone alte. Un sindaco mi ha raccontato che, non prendendo i cellulari in Comune, deve sempre andare nella piazzetta retrostante, un po’ più in alto, per fare le telefonate! L’obbligo di fatturazione elettronica (anche per i pastori) o l’obbligo di invio di documenti degli ospiti da parte delle strutture ricettive sono quasi impossibili da seguire per molte realtà locali, o comunque con grosse difficoltà e tempistiche lunghe. Non parliamo di chi volesse per esempio lavorare con i media, immagini, audio, video…letteralmente impossibile.

Effettivamente potrei fermarmi qui, perché credo che basti solo questo punto a spiegare perché i giovani vogliano lasciare certi paesi. Ma elenco alcuni altri punti che reputo importanti:

2. Stato di molte strade, soprattutto provinciali. Basti pensare alle recenti dimissioni di un sindaco per non essere riuscito ad ottenere la riapertura della più importante via d’accesso al paese, rimasto accessibile solo da due strade (che io ho percorso) che fanno venire i brividi, crateri, segnale telefonico nullo.

3. Stato dei trasporti pubblici. Parliamo di corriere. Sembra che la priorità siano gli studenti. Nei mesi in cui le scuole sono chiuse la frequenza di alcune linee è scarsissima o inesistente (la domenica molti paesi sono esclusi da qualsiasi servizio). Vogliamo anche parlare di continuità territoriale? Meglio evitare.

4. Costi energia. Soprattutto per scaldare le vecchie case in pietra di molti paesi. Argomento troppo lungo e complicato da affrontare ‘en passant’ ma importantissimo.

E per finire, alcuni punti molto delicati, che purtroppo osservo regolarmente nel mio viaggio:

5. Invidia. Chi con grande fatica mette su delle realtà importanti per il benessere e sviluppo del territorio spesso viene osteggiato in vari modi e visto male da molti, spesso da quelli che sanno solo criticare anziché fare.

6. Bellezza. Il tema del “non-finito” magari lo affronterò in un altro articolo, ma gli scempi edilizi hanno talmente devastato certi territori, spazi urbani ma anche extra-urbani, che non fatico a credere che qualcuno abbia voglia di circondarsi un po’ di bellezza nella vita. Anche l’occhio vuole la sua parte.

7. Cultura. Trovo posti dove non si investe quasi nulla in cultura. Perché qualcuno dovrebbe volerci rimanere?

PS e la mancanza di lavoro di cui tanto si parla? Secondo me non è questo in vero problema dello spopolamento. Il lavoro non manca da nessuna parte, ma lo si crea. Vedo che in molti paesi ci sono moltissime opportunità che non vengono colte, dove ci sarebbe tantissimo da fare, ma non c’è nessuno che voglia fare uno sforzo. Il lavoro lo si vuole ‘dato’ in un mondo dove ormai questo modello non esiste quasi più.