Cuglieri

241/377: Cuglieri

ISPIRAZIONE

Cuglieri
Fontana di fronte alla Basilica di Santa Maria della Neve

Oggi è tornato il caldo africano. Salire a Cuglieri è un’impresa! Ma la vista della piana sottostante è bellissima, così come quella del paese che si avvicina, con la sua chiesa imponente, visibile già dai giorni scorsi sulla cima del monte.

Arrivo a casa di Alessio e Laura, che mi ospiteranno, insieme alle loro figlie Adele di 5 anni e Paola di 9. Alessio è al lavoro a Bosa, vende intimo, e nella mia giornata lì, mi ha sponsorizzato un nuovo corredo di biancheria! Arriva però il suo amico Antonello, esperto di storia e luoghi di Cuglieri, che stamattina mi accompagnerà per il paese.

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Centro storico

Saliamo in macchina e ci inoltriamo nelle stradine ciottolate del centro storico di Cuglieri. Antonello inizia a raccontarmi dell’origine del paese, che si dice essere stato fondato dagli antichi abitanti di Gurulis Ventus, villaggio dove ora sorge Padria, distrutto da alluvioni e frane.

Qui fondarono la Gurulis Nova in quanto trovarono un ambiente simile ai loro tre colli. Ma tracce archeologiche e storiche fanno presumere che questa zona fosse già abitata.

Passiamo nel quartiere storico di Crabola, il primo nucleo, costeggiando alcune delle tantissime chiese qui presenti, Santa Silvana, Santa Maria delle Grazie e il vicino convento dei Servi di Maria, poi l’imponente edificio del seminario, fino ad arrivare alla chiesa di Sant’Antioco da dove si gode della vista su tutta la vallata sottostante, S’Adde com’è chiamata qui.

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Fontana Tiu Memmere

Da qui ci dirigiamo alla periferia del paese, alle fonti di Tiu Memmere, sulla strada che porta verso il castello di Montiferru, visibile in lontananza su un picco roccioso. Secondo la leggenda, ormai trovata in tanti altri paesi, bere le acque di queste fonti farebbe perdere la memoria, o diventar scemi.

La cosa interessante invece è il fatto che fin qui arriva la processione dalla chiesa di San Giovanni, con le persone che sfilano ai bordi della strada in silenzio, per lasciare le anime dei morti tranquille al centro. Questo rito religioso si interseca col più antico rito pagano di S’Abba Muda, nel quale ci si recava a una sorgente d’acqua per bagnarsi e bere, in silenzio.

Io e Antonello ci bagniamo le mani e beviamo le acque fredde delle fonti, e ci sediamo all’ombra per trovare un po’ di refrigerio dalla canicola estiva. Antonello inizia a raccontarmi storie antiche, di chiese costruite su fontane, di acqua, di culti lunari, di tre chiese non più esistenti che formano la geometria di un triangolo sacro.

E poi parla di un antico oracolo che doveva risiedere in questa zona, ricca di acqua, di rocce, e dove il dio Apollo viene incarnato nella cristianità da San Giovanni. Qui all’ombra si crea un’aura mistica pazzesca.

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Basilica di Santa Maria della Neve

Lasciamo questo luogo per dirigerci al Colle Bardosu, detto anche “della guardia” per la vista che domina su tutto il territorio. Qui si trova l’imponente Basilica di Santa Maria della Neve, visibile da tutto il territorio circostante.

L’interno è maestoso. Varie cappelle, di cui una dedicata al Santo Paolo Perria e, vicino all’altare, Antonello mi fa notare un’antica croce templare. Un video mostra i cantores che durante i riti della settimana santa cantano ‘a cuncordu’.

Sono arrivato alle pendici nord del Montiferru, che ho già toccato nelle mie tappe di Santu Lussurgiu, Bonarcado e Seneghe e dove ho già trovato ampie testimonianze di questo canto. Accanto alla Basilica si trova il bel cimitero monumentale, dove entriamo e dove Antonello porge un saluto ai suoi nonni sepolti qui.

L’ultima tappa della mattina è nelle campagne di S’Adde, la valle, per vedere un bellissimo olivastro millenario. Ancora una volta troviamo un leggero refrigerio a questa giornata infernale.

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S’Archittu

Antonello mi accompagna per pranzo a casa di Alessio e Laura, e si congeda. Mangiamo leggeri in previsione della visita alla zona costiera di questo comune e a uno o più bagni, certamente gli ultimi di questo viaggio, in quanto Cuglieri è l’ultimo comune rimasto con territorio costiero.

Alessio e io ci mettiamo in macchina. Prima tappa del pomeriggio è nell’ultima propaggine della spiaggia di Is Arenas, per la  maggior parte in territorio di Narbolia, chilometri di sabbia pulitissima, e dove il turismo non ha preso il sopravvento. Da qui riesco anche a vedere il promontorio di Capu Mannu, dietro il quale stanno le spiagge di San Vero Milis, il mio primo incontro col mare, che ormai sembra così distante nel tempo, il 4 dicembre 2018.

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Santa Caterina di Pittinuri

Da qui ci spostiamo al bianchissimo promontorio di Torre del Pozzo, così chiamato per la presenza di una voragine naturale nella roccia. Alessio mi dice che nei giorni di maestrale forte l’acqua viene spinta su lungo questa voragine, somigliando a un geiser.

Dalla punta riusciamo a vedere tutta la costa, dominata da queste calcareniti bianche, che la gente qui chiama erroneamente ‘su tufu’, tufo, la pietra che veniva cavata qui vicino e squadrata a blocchetti per costruire le case.

Finalmente ci spostiamo all’iconico S’Archittu, un arco scavato nella roccia. Tutt’intorno e sopra, un nugolo di ragazzini che si tuffano nell’acqua cristallina. Io e Alessio ci fermiamo nella spiaggia accanto per un bel bagno rinfrescante.

Da qui poi saliamo sopra l’arco e riesco a camminare lungo la spianata bianca, dove è stata girata la scena finale del recente film ‘L’uomo che comprò la luna’ di Paolo Zucca.

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Rovine di Cornus

Prima di raggiungere la famiglia di Alessio alla spiaggia di Santa Caterina di Pittinuri per un ultimo bagno, Alessio mi porta a vedere i resti dell’antica città di Cornus, del VI secolo a.C. Tra le rovine si distingue quello che doveva essere un tempio, e resti di colonne. Qui vicino si trovano anche i resti di Columbaris, un’antica necropoli dove son state ritrovate numerose sepolture e i resti di una chiesa.

Si è fatto tardi, risaliamo in paese per un ultimo giro in centro a fare qualche fotografia di scorci e palazzine storiche, e poi a cena. Ma la giornata, lunghissima, non è ancora finita!

Alessio infatti mi porta nel suo scantinato, dove costruisce ukuleli con la particolarità che i corpi sono vecchie scatole ‘vintage’ di sigari. Modelli particolarissimi che mi fa sentire e provare. Con noi anche la figlia Paola, 9 anni.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

E dunque la serata è ancora lunga! Con Paola imbracciamo gli ukuleli e ci lanciamo in una vera e propria jam session. Le insegno prima due accordi, e suoniamo una canzone, poi intuisco le sue buone capacità musicali e le insegno altri due accordi cosicché possiamo suonare un altro paio di canzoni! Paola impara in fretta! E quando le dico che ha una buona memoria mi dice: “Meglio ricordare che dimenticare”.

Oltre a Paola, ci sono un altro paio di persone originarie di Cuglieri di cui val la pena parlare. Iniziamo con Elisabetta Sias, che partecipò ad alcune campagne Garibaldine da infermiera, e si dice che fu lei che tolse un proiettile dalla gamba di Garibaldi. Alla sua morte venne tumulata a Santa Caterina di Pittinuri.

Poi c’è Padre Giovanni Battista Sanna, gesuita, che alla fine del Seicento, dopo aver vissuto prima a Iglesias e poi a Cagliari, se ne va in America Latina, a Quito in Equador, poi a la Reduccion nel mezzo dell’Amazzonia per proteggere degli Indios.

Per questo venne arrestato e trasferito a Lisbona. Andrà poi a Faifo (l’attuale Hội An) in Vietnam, dove diventerà medico della famiglia imperiale. Ma l’essere gesuita gli creerà problemi anche lì, e passerà due anni in carcere in Cina.

Tornato a Faifo morirà lì dove venne ritrovata la sua sepoltura nei giardini della Cattedrale di Hội An.