
242/377: Scano di Montiferro
ISPIRAZIONE

Oggi percorro poca strada per arrivare a Scano di Montiferro, bel paesino ai piedi del Montiferru dove mi accolgono il Sindaco Antonio e il suo vice Antioco, già conosciuti per caso a Bosa e rincontrati avantieri al bar di Sennariolo.
Sfidiamo il caldo di questa giornata per visitare sia il paese che il suo territorio, un importante crocevia sull’antica via Romana che arrivava a Macomer. Il paese è nato intorno alla Funtana Tacaluboe, vicino alla chiesetta della Madonna Maria Ausiliatrice, o Oratorio delle Anime.

E poco distante, in ‘Sa Carrela de Santu Nicolau’ si trova la Funtana Etza. La natura di questo territorio vulcanico si presenta nella pietra da costruzione di chiese, fontane e case: in prevalenza basalto scuro, compatto, qua e là la trachite rossa ornamentale, e ogni tanto qualche pezzo di ‘tufo’ chiaro.

Molte case presentano elementi architettonici interessanti, archi in pietra, terrazzi colonnati, architravi decorati. Ci fermiamo per visitare una casa molto antica, con un bellissimo portale. Il proprietario ci fa entrare nel bel cortiletto antistante e ci mostra la struttura di questo che sembra un piccolo castello.
Saliamo ai piani di sopra per arrivare alla ‘torre’ do dove si gode un bellissimo panorama sul paese. Dietro la casa vediamo quelle che un tempo erano le stalle e, accanto, il retro della chiesa di San Nicola. La casa sta subendo delle ristrutturazioni e pare che alcune stanze ‘segrete’ siano emerse durante i lavori. Chissà quali misteri ha custodito questa casa!

Successivamente, ci rechiamo nella chiesa di San Nicola, con l’Oratorio di Santa Croce annesso. La chiesa originaria era Bizantina, sebbene sia stata successivamente rifatta in stile neoclassico. Qui ha sede la confraternita di Santa Croce, il cui coro è l’elemento fondamentale delle celebrazioni della settimana santa.
Lo stile canoro della zona è quello ‘a cuncordu’ come ho già avuto modo di scoprire a Santu Lussurgiu, sull’altro versante del Montiferru.
Prendiamo la macchina per andare a visitare un importante sito archeologico, il nuraghe Nuracale, quadrilobato e solo parzialmente affiorante. Come in molti siti archeologici in Sardegna, anche qui c’è da scavare. Si capisce, dal poco che emerge, che la maggior parte sia ancora sotto, probabilmente tutto il villaggio intorno al nuraghe, la cui torre centrale include ancora due camere su due livelli.

Proseguiamo per le sorgenti di Sant’Antioco in quella che è chiamata la ‘via dei mulini’, per la presenza di mulini idraulici che un tempo costellavano questo territorio, come abbiamo già visto in paese, abbondante di acque. Mulini ne rimangono pochi, ma le sorgenti sono sempre attive e rilasciano acqua con una portata tale da creare delle piccole cascate incanalate, che sfociano in dei laghetti.
Passeggiamo in questa oasi di frescura, qui dove fino al Seicento esisteva un villaggio medioevale, ora scomparso, la cui unica testimonianza è il Santuario di Sant’Antioco del 1636, circondato da costruzioni che fungevano da alloggi per i pellegrini. Oggi l’area è un bellissimo parco dove viene organizzato anche un festival di musica rock indipendente, il rocKas.

Rientro al mio alloggio, chiamato Relaxing House, una bella casa nella collina di Saggioro, alle spalle del paese. La salita per arrivarci non è molto relaxing, ma al mio arrivo mi si presenta la vista sull’imponente Montiferru da un lato, e l’altopiano che va verso il mare dall’altro, la fatica cede il posto all’estasi.

Quando riscendo in centro riesco a fare un giro in bicicletta, passando dalla chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, e dalle stradine del centro, dove mi aspettano per una serata conviviale. Antioco ha allestito dei tavoli proprio fuori dalla sua cantinetta e qui ci raggiungono i membri del coro Sas Batoro Colonnas di cui anche Antioco fa parte.
La serata procede con cibo e vino locale, e canti tradizionali che richiamano anche una coppia di turisti francesi in vacanza in una casetta proprio sopra di noi. L’aria è tiepida, l’atmosfera calda e amichevole, le armonie vocali maggiori, con la classica modulazione un tono sopra, vero canto a cuncordu estemporaneo.
Quando prendo la bici per rientrare all’alloggio sono talmente rilassato che dimentico di essere senza luci, e arrivo alla Relaxing House spingendo la bici in salita totalmente alla cieca!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Nella storia remota della Sardegna questi territori hanno avuto un’importanza notevole. Lo storico Tolomeo riporta che quest’area era abitata dai Sardi Pelliti, una delle tribù tardo nuragiche che resistettero per ultimi, insieme agli Iliensi e ai Balari, all’invasione romana.
Sembra che da allora, fino a nostri giorni, la storia di questi territori sia sempre stata tormentata, in una continuità che include l’evangelizzazione dell’area, il passaggio dal Giudicato di Torres a quello di Arborea, l’inclusione alla Corona d’Aragona, il cedimento delle terre a vari nobili feudatari spagnoli, il passaggio ai Piemontesi e le successive rivolte contro di essi, inclusa quella di Angioy che fu protetto proprio qui dalla popolazione, la divisione delle terre tra ulteriori nobili, le rivolte per salvare il territorio dalla deforestazione, e poi l’ingresso nei due conflitti mondiali e l’entrata nella repubblica democratica.
Tornando punto di partenza, nel libro “Le Pietre di Leàri”, il Sindaco Antonio racconta in maniera romanzata la rivolta della tribù montiferrina degli Olèa (Sardi Pelliti). Antonio è un fervente sostenitore dell’indipendenza della Sardegna e, in questo libro, incarna lo spirito nazionale di un popolo che ancora deve prendere coscienza (e conoscenza) della propria storia.
In qualche modo il suo essere attivo politicamente e democraticamente per l’indipendenza della Sardegna rappresenta oggi lo stesso spirito dei Pelliti, quello di essere riconosciuti come un popolo indipendente e libero, in qualche modo staccato dai suoi conquistatori, un popolo dalle tradizioni linguistiche e culturali uniche, che certamente può convivere in maniera pacifica con altri popoli (come la storia dimostra), ma che non può e non deve accettare una sottomissione a una condizione di miseria morale e materiale.