Padria

234/377: Padria

ISPIRAZIONE

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Ingresso bi-cromatico

Padria, al mio arrivo antiche case di pietra vulcanica e arenaria di un giallo intenso risplendono sotto questa luce estiva fortissima. Antonio, l’ex sindaco del paese, mi ha gentilmente prenotato un b&b per la notte e mi consiglia un po’ di luoghi da visitare.

La chiesa di Santa Giulia Martire, sulla piazza principale, è in stile gotico aragonese, bellissima fuori, anch’essa coi i suoi blocchi di arenaria giallissima. La osservo facendo il giro del giardino che le sta intorno, un tempo cimitero, ancora col prato verde nonostante il caldo. Ma la meraviglia sta all’interno, perché a differenza di altre chiese dove lo sguardo volge in alto, qui lo sguardo va in basso, verso un pavimento trasparente, su cui poggiano sedie in plexiglas, trasparenti anch’esse, per poter ammirare ciò che sta sotto.

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Pavimento della chiesa di Santa Giulia

Qui si legge la storia, antichissima, con i resti di un pozzo nuragico, e quelli di una chiesa paleocristiana nata su un Martyrion, la tomba venerata di una martire Cartaginese identificata come Iulia. Poi su questi si instaura la chiesa medioevale, e successivamente quella attuale del 1520. Qui dentro si legge una storia plurimillenaria. Resto nel silenzio per un po’. Non c’è nessuno ne’ dentro e ne’ fuori. Mi godo lo srotolarsi dei millenni.

Nel pomeriggio incontro i ragazzi del servizio civile, Luisa, Mendy, Fabio e Federica. Entusiasti mi guidano attraverso altri pezzi importantissimi di storia di questo paese antico, che si sviluppa su tre colli: San Giuseppe (dove si trova l’omonimo villaggio nuragico), San Pietro (sul quale è visibile la Madonna che veglia sul paese) e San Paolo.

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Resti a Su Palattu

Saliamo su quest’ultimo, il più importante perché vi si trovano i resti di un palazzo baronale, Su Palattu, un tempo appartenuto a Pietro De Ferreras, barone di Bonvehì. Anche qui come a Santa Giulia, le sovrapposizioni archeologiche raccontano la storia millenaria. Resti di epoca romana appaiono di qua e di là, soprattutto capitelli. Il palazzo è costruito su resti fenicio-punici. I ragazzi mi spiegano che la maggior parte di pietre e architravi è stata presa per costruire le abitazioni del paese. Mi affaccio alla ringhiera osservando le case di sotto, riproponendomi di andare  cercare qualcuna di queste architravi.

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Reperto romano presso il Museo Archeologico

Rientrati in paese i ragazzi mi portano al Museo Archeologico, allestito nell’ex monte granatico. Qui ammiro resti di epoca pre-nuragica e nuragica, rinvenuti nei tantissimi nuraghi del territorio. I reperti più belli però non sono qui: un importante bronzetto si trova al museo archeologico di Cagliari, mentre una navicella nuragica e una spada votiva si trovano al museo Sanna di Sassari. E poi reperti Romani, e immagini dei ponti di questo periodo che testimoniano l’importanza di questa zona di passaggio.

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Ossario presso il monastero di Santa Maria degli Angeli

L’ultima tappa è al convento dei frati Francescani, adiacente alla chiesa di Santa Maria degli Angeli. Entriamo e camminiamo su pavimenti e scale di marmo consumate da salite e discese secolari, visitando i vari ambienti e le celle dormitori. E anche qui si trova una bella sorpresa che mi proietta di nuovo in un passato remotissimo: un ossario, contenente decine e decine di ossa e teschi cementati dal tempo, un tempo che qui a Padria sembra essersi cristallizzato nelle strutture architettoniche che la costituiscono.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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Architrave in arenaria decorata

Rientrando al b&b Lo Shardana faccio un giro per le strade del centro, dove trovo conferma di ciò che mi veniva detto sul colle di San Paolo: antiche e decorate architravi abbelliscono l’ingresso e le finestre di molte case. Si dice che scavando sotto le case si troverebbero sicuramente i resti della florida città Romana, Gurulis Vetus.

La leggenda racconta che un nubifragio si abbatté sul paese e dai colli si riversarono massi e fango che distrussero il centro abitato. Gli abitanti sopravvissuti abbandonarono il paese alla ricerca di un luogo più sicuro, dirigendosi a sud. Pare che un giovane di nome Julio, ammirando le similitudini di una vallata ai piedi del Montiferru, propose di fermarsi qui, dove venne fondata Gurulis Nova, l’attuale Cuglieri.

Ma la nostalgia per il paese nativo era talmente grande che, una volta anziano, Julio decise di tornare con un gruppo di giovani alla terra d’origine. Arrivato e vedendo i tre colli, e la bellezza di questo territorio, Julio poté morire in pace esclamando “Patria!”. I giovani, pensando al vecchio Julio ed ai loro padri, decisero così di fondare un nuovo paese e chiamarlo con questa parola.