235/377: Montresta
ISPIRAZIONE
Parto presto in questa bella giornata soleggiata e percorro una discesa che mi porta in una verde vallata costeggiata da calcari bianchi. Qui intorno diversi corsi d’acqua confluiscono nel Temo. Mi fermo lungo strada per ammirare un canyon tra rocce vulcaniche dove si trovano le cascate di Su Entale. Proseguo e inizio una salita impegnativa in mezzo ad un paesaggio bellissimo quanto aspro e desolato. Sto entrando in Planargia.
Arrivo in paese dove vengo accolto dall’amministrazione, il Sindaco Antonio, il vice Mauro e gli assessori Adriana e Alessio. Lasciati bici e bagagli al mio alloggio, il Centro di Educazione Ambientale, una bella struttura adibita anche all’alloggio di forestieri, io, Mauro e Alessio montiamo su un fuoristrada per andare a visitare il territorio circostante.
Entriamo nelle campagne, in terreno privato, costeggiamo i resti della casa padronale, chiamata Su Palattu, poi i resti del Nuraghe Turre, e pian piano arriviamo ad una zona chiamata Silva Manna, 500 ettari di bosco rigoglioso, principalmente querce da sughero.
In certi punti la vegetazione è fittissima, i colori nitidissimi, le felci del sottobosco abbondanti e occasionalmente ci investono profumi di menta e altre erbe officinali. Ci stiamo dirigendo verso una valle stretta.
Lasciamo il fuoristrada dove la strada è interrotta dal crollo di un albero e proseguiamo a piedi, in discesa, arrivando fino al fiume Temo, ancora piccolo rispetto al suo ultimo tratto a Bosa che vedrò domani, ma bellissimo, che scorre in mezzo a rocce tondeggianti, si ferma in vasche naturali, e poi continua a scorrere tra pietre miste vulcaniche scure e calcaree bianche.
Passeggiamo per un po’ lungo la sua sponda. Di fronte a noi una parete rocciosa altissima, impressionante, dove Alessio mi racconta che una volta ci portò il suo gregge di capre, che stavano inerpicate sullo strapiombo riuscendo a non cadere!
Ritornati alla macchina guidiamo lentamente in strade pietrose e arriviamo questa volta ad un punto panoramico che sta al di sopra la valle del Temo. Sul ciglio, contempliamo il paesaggio, l’ansa del fiume che gira intorno ad un alto spuntone roccioso, correndo in mezzo ad un profondo canyon. Di nuovo come mi è capitato un paio di volte in questo viaggio, sembra di essere in America!
In serata la piazzetta principale è allestita con giochi per bambini. Hanno anche preparato un impianto audio per me, e non appena si raduna un po’ di gente inizio a suonare l’ukulele inframmezzando con racconti del viaggio. C’è un’atmosfera estiva rilassata, e alcuni manifesti ricordano che a fine mese si terrà la sagra De Sos Pipiriolos, la pasta tradizionale di Montresta, famosa quanto il pane tipico Su Bistoccu.
Faccio un giro del centro per ammirare una serie di murales che caratterizzano le stradine attorno alla piazza, e arrivo alla Funtana ezza, e poi alla moderna chiesa parrocchiale di San Cristoforo (un tempo il paese si chiamava Villa San Cristoforo), in cima ad una scalinata. Da qui poi arrivo alla vecchia chiesa di San Cristoforo, con una bella facciata bianca, in ristrutturazione, e che domina il territorio su un lato.
Prima che tramonti il sole Mauro mi porta a Su Casteddu, una zona alta e panoramica poco fuori dal paese, caratterizzata da aspre rocce laviche. Camminiamo tra gli spuntoni e la vegetazione con la luce che rende le rocce violacee ed arriviamo alla sommità da cui si gode un panorama incredibile sulla Planargia, fino alla costa. Scruto con attenzione la nuova area geografica che mi aspetta nei prossimi giorni e mi pregusto il nuovo incontro con il mare!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Mentre ci godiamo la magnifica vista della vallata del Temo, ricevo un messaggio su cellulare. Mio padre ha letto online di un incendio a Montresta. Non appena riporto la notizia, Mauro chiama subito il Sindaco ed effettivamente scopriamo che nei terreni al lato del paese, dall’altra parte rispetto a dove siamo ora noi, si è sviluppato un incendio ma i vigili del fuoco sono già al lavoro per spegnerlo.
Nelle settimane passate sono iniziate le segnalazioni di incendi, ne ho evitato qualcuno proprio da poco, in territorio di Villanova Monteleone proprio il giorno dopo che son transitato, e poi a Uri, dove è intervenuta la forestale di Putifigari. Il più grave di tutti da pochissimo nelle campagne tra Ozieri e Nughedu San Nicolò.
Incendi. Fuoco. Un aspetto a cui non avevo pensato e che mi rendo conto ora che per le prossime settimane potrebbe in qualche modo condizionare il mio viaggiare. A seconda dell’entità potrei anche dovermi fermare se le strade venissero chiuse.
La solita storia. L’estate è la stagione di questa piaga e di coloro che la causano. Ormai è assodato che circa il 60% degli incendi in Sardegna sono dolosi. Il perché questo accada è facile da intuire ma difficile da giustificare, e assolutamente da condannare senza se e senza ma.
Una delle tesi è che in un territorio dove i terreni per il pascolo vanno rinnovati di anno in anno, un bosco bruciato costituisce il modo più rapido di adibire un terreno a pascolo. A volte l’incendio può essere causato da conflitti e litigi tra proprietari per l’utilizzo di un determinato terreno, da sconfinamenti di pascolo o altro. A volte come segnale verso un’istituzione che avrebbe fatto qualche ‘sgarbo’.
L’altra tesi secondo la quale gli incendi vengano innescati dalle stesse persone che poi si devono occupare di spegnerlo mi convince meno, anche se ogni tanto qualche forestale è stato sorpreso nell’atto di appiccare un fuoco, soprattutto perché avendo conosciuto molti dipendenti della forestale in questo viaggio, ho sempre avuto l’impressione che fossero degli amanti di questa terra, e non li reputerei capaci di infliggere delle ferite così pesanti al loro stesso territorio.
Sta di fatto che ogni anno questo fenomeno si ripete in tutta l’isola, senza che di anno in anno le cose migliorino. I danni creati all’ambiente, agli animali che periscono, alle cose, e la disperazione e paura della gente colpita fanno rabbrividire. Ma sembra che gli incendi in qualche modo siano endemici come lo è la popolazione, con le sue tradizioni, usi, costumi, e soprattutto mentalità e comportamento, nella maggior parte dei casi encomiabile, nel caso di incendi dolosi deplorevole.