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139/377: Onifai

ISPIRAZIONE

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Oggi viaggio breve in compagnia di Piera che da Irgoli mi scorta a casa degli amici Giuseppe e Marisa che oggi mi ospiteranno qui. Un chilometro e mezzo fino alla casa in campagna poco prima dell’ingresso del paese.

Fatta la loro conoscenza e preso un caffè, mi rimetto in bici per fare un giro del paese. Passo la chiesa di Sant’Antonio all’ingresso e mi inoltro nel centro storico, molto ben curato. Passo altre due chiesette proprio nel centro, e gironzolo tra le case, molte costruite in pietra basaltica. Onifai infatti è incastonato tra due montagnette basaltiche che gli fanno da corona.

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Decido di salire la ripida salita per arrivare sopra uno di questi mini altipiani basaltici. Da qui ammiro ancora una volta la valle del Cedrino e il Monte Tuttavista. Scendendo verso il paese e rimanendo nella sua parte alta passo sull’altro rilievo basaltico, e questa volta riesco a vedere anche i paesi che ho visitato nei giorni scorsi, Galtellì, Loculi e Irgoli, tutti vicini.

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Rientro a casa di Giuseppe dove mi aspetta un bel pranzetto, e un pisolino…un vero lusso in questo viaggio! Poi nel pomeriggio io e Giuseppe ci mettiamo in macchina per visitare un po’ di località nel territorio circostante. Saliamo al monte retrostante il paese e parcheggiata la macchina ci inoltriamo faticosamente tra la vegetazione e le rocce per arrivare al nuraghe Osana e, poco distante, alla fonte sacra Linnarta. Sebbene questi resti siano molto nascosti e coperti di vegetazione, si capisce bene la loro dimensione e importanza. Ritornati alla macchina guidiamo fino ad un pianoro dove si trova la tomba dei giganti Cutinas, di cui rimane solo la base.

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Facciamo poi tappa in una zona interamente granitica, non lontana da dove sono stato ieri con Nino, dove i cugini di Giuseppe hanno un appezzamento di terreno e allevano maiali. Guidiamo in mezzo ad un territorio bellissimo e pian piano ci avviciniamo alla montagna. Quando arriviamo vengo ammaliato dal luogo, immerso tra rocce granitiche, vere e proprie sculture, dalle forme più incredibili. Mentre Giuseppe parla coi cugini, mi dice di andare a fare un giro intorno. Passo in mezzo ai maiali e mi arrampico ulteriormente, trovando rocce granitiche ancora più incredibili, e ammirando un panorama pazzesco.

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Al rientro arriviamo fino ad una fonte dove beviamo acqua freschissima ma poco dopo la cinghia della macchina si rompe e rimaniamo bloccati. Per fortuna i cellulari prendono e Giuseppe riesce a chiamare Nino, che poco dopo, in compagnia della cagnolina Pulichitta, viene a trainarci fino a casa. Qui poi ci raggiunge anche Piera per una cena succulenta. Buonanotte.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Giuseppe mi racconta che il padre aveva un ovile nei monti e che camminava tutti i giorni un’ora e mezza per andare dall’altra parte della vallata dove viveva quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Anche Giuseppe visse qui, si dormiva in una capannetta di frasche. Non c’erano strade ma solo sentieri e si camminava per ore e ore. Anche per questo Giuseppe conosce questo territorio come le sue tasche. Lo conosce a occhi chiusi. Nel vero senso della parola. Giuseppe infatti soffre di una malattia che gli ha compromesso la vista, e tutta la giornata di oggi l’ha fatta ‘alla cieca’. Ho guidato io la sua macchina per le campagne di Onifai. Ma la dimostrazione della sua conoscenza del territorio me l’ha data quando ci siamo inoltrati alla ricerca del nuraghe.

Giuseppe camminava con un bastone e io gli stavo davanti, potendo lui vedere comunque le ombre. Ma non i dettagli di cosa gli sta intorno. Dunque, tra vegetazione fittissima e rocce, Giuseppe mi dava indicazioni “ora vedi un muretto? No? Allora proseguiamo più a destra. Ora? Ok prendi il muretto e poi continua fino a quell’ulivo” e così dicendo, tra un “prendi a sinistra dopo i gradinetti di pietre” a “gira a destra dopo i cisti”. E così, alla cieca, siamo riusciti a trovare il nuraghe!