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138/377: Irgoli

ISPIRAZIONE

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Oggi per fortuna la giornata si è rimessa ed ha smesso di piovere solo poco fa. Parto da Galtellì e poco dopo ripasso da Loculi, dove mi sento in dovere di rientrare per fare un giretto nel centro storico con la GoPro accesa. Ritornato sulla strada principale faccio solo un chilometro ed arrivo ad Irgoli.

Chiamo il mio contatto, Piera, passato da Stefano che mi ha ospitato a Lotzorai, la quale mi dà le indicazioni per raggiungere casa sua, costeggiando la grande struttura del salumificio, che produce i famosissimi insaccati, fondato proprio da un suo zio. Quando arrivo vengo accolto calorosamente da Piera e dalla cagnolina Pulichitta. Dopo un caffè mi avvio a fare un giro nel centro storico del paese.

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Anche qui, come ormai in tantissimi paesi che ho visitato, moltissimi murales, i temi sono sempre gli stessi, gli anziani del paese, scene di vita agreste, o domestica di altri tempi. Arrivato alla rotonda su cui si affaccia il Comune, entro nelle stradine interne, ricco di antiche case, alcune ben ristrutturate. Passo la chiesetta di Santa Brigida e riesco su una strada più larga, sulla quale si trovano diverse vecchie palazzine, probabilmente nobiliari, ben ristrutturate. Ritorno sulla piazza principale e poco dietro salgo dei gradini per arrivare allo spiazzo dove si affacciano ben due chiese, quella più grande e recente di San Nicola, e la piccola chiesetta di Santa Croce. C’è un funerale in corso, e molte persone sul piazzale, perciò decido di non entrare a vedere gli interni.

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Camminando ulteriormente arrivo al museo archeologico Antiquarium. Qui si trova una bella e ricca esposizione di reperti di tutte le epoche, provenienti soprattutto da siti archeologici del territorio di Irgoli, in particolare da Janna ‘e Pruna, un sito nuragico che visiterò nel pomeriggio. Un bel pannello cronologico mi aiuta a ripassare mentalmente la cronologia della storia sarda, che ormai ho acquisito in questi mesi di vagabondare, il paleolitico, mesolitico, neolitico ed eneolitico, l’età del bronzo (in cui si inserisce la civiltà nuragica) e poi del ferro, le civiltà punica, romana, bizantina e giudicale. Per quasi ognuna di queste qui ci sono dei reperti.

Rientro a pranzo, dove insieme a Piera c’è il marito Nino, presidente dell’associazione Campos, che si occupa di preservare alcune forme tradizionali di musica sarda, e il loro figlio Giuseppe, allevatore ed esperto poeta improvvisatore, insieme alla sua famiglia. Mangiamo una buonissima pasta al sugo, con carne dei maiali di Giuseppe.

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Nel pomeriggio io e Nino prendiamo la macchina per andare a visitare il territorio, in compagnia di Pulichitta. Saliamo sul Monte Bottesu, e arriviamo fino alla cima, che si affaccia da un lato sulla valle del Cedrino, con l’imponente Monte Tuttavista, ormai simbolo di queste giornate, e dall’altra sulla vallata che sfocia a Siniscola, col Monte Albo che gli corre parallelo. Da qui arriviamo fino al sito archeologico Janna ‘e Pruna. Una brava guida ci mostra e descrive i tre principali elementi di interesse, un tempio nuragico, una grande capanna, e la fonte sacra, tutti ad un po’ distanza l’uno dall’altro, incastonati in una bella valle di graniti. Purtroppo negli anni Ottanta qualche tombarolo organizzato venne con un escavatore e devastò il sito per depredarlo da tutti gli oggetti probabilmente ancora sepolti. Ciò che rimane oggi è comunque notevole.

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Al rientro verso il paese passiamo la chiesetta di Sant’Elene, ricostruita in tempi moderni accanto ai ruderi dell’omonima vecchia chiesa, di cui rimane solo un muro con qualche arco. Arriviamo a casa dove riesco a lavorare con calma, prima di una cena di nuovo in compagnia, questa volta a base di carne e formaggi fusi al camino e spalmati sul pane carasatu (come si dice qui) con un po’ di miele di castagno.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Piera mi racconta che suo padre Salvatore, ormai defunto, faceva spesso dei sogni a sfondo mistico-religioso, e che in questi sogni compariva un personaggio che gli annunciava spesso varie cose da fare e azioni precise da compiere. Una di queste apparizioni nei sogni fu la Madonna, la quale gli chiese la costruzione di una nuova chiesa di Sant’Elene. Per molti anni Salvatore lavorò alla raccolta di fondi finché non riuscì a racimolare tutta la quota e a soddisfare la divina richiesta onirica.


A volte il sardo è più simile all’inglese che non l’italiano. Prendiamo il verbo ‘prendere’ che in inglese oltre a ‘to take’ in certi casi può essere ‘to pick’ (afferrare). In questa zona ‘preso’ si dice ‘picatu’, il ‘pigadu’ o ‘pigau’ campidanese con le consonanti più dure, che è molto più simile al ‘picked’ inglese che non all’italiano ‘preso’. Se poi prendiamo il ‘pi-a-u’ di certi paesi del nuorese (Ollolai per esempio) c’è qui, come nell’inglese, il colpo di glottide (glottal stop). Sardo simile all’inglese? A volte si.