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77/377: Santadi

ISPIRAZIONE

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Oggi altro viaggio in compagnia. Vengono a prendermi Franco e Doriano da Santadi, messi a conoscenza del mio progetto da Claudia di Portoscuso, e mi scortano lungo la strada secondaria che passa accanto alle montagne piuttosto che passare per la strada provinciale. Ci sono un paio di belle salitine ma per fortuna non sono lunghe, e il percorso è breve. Entriamo a Santadi da un ingresso secondario e purtroppo perdo il cartello d’ingresso.

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Passiamo dalla piazza principale, con una fontana, una scalinata che arriva ad uno spiazzo con un bellissimo albero secolare, immenso, e di fronte la chiesetta di San Nicolò. Ci dirigiamo subito al bar per un caffè e qui ci raggiunge l’amico Giuseppe, detto Joe (da Joseph), che conosce tutti. Salutati gli amici ciclisti ci dirigiamo a casa di Joe, alla fine del paese (tutta salita!). Una casa magnifica da cui si gode una vista spettacolare su tutto il paese e la vallata al di sotto (incluso l’abitato di Santadi Basso leggermente separato).

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Ci mettiamo subito in macchina per raggiungere le grotte di Is Zuddas. Qui ci raggiunge Stefano, il presidente del gruppo speleologico, che queste grotte le conosce a menadito in quanto ha contribuito alla loro esplorazione. La parte visitabile è grandissima, con svariate sale, ognuna delle quali presenta delle caratteristiche diverse, la sala dell’organo con le sue stalattiti e stalagmiti che ricordano le canne di un organo, la sala del teatro (dove parliamo di poterci fare un concerto vero) e alla fine la sala delle ‘eccentriche’, dove all’accensione delle luci i cristalli di aragonite aghiforme e a ciuffi che sembrano spaghetti iniziano a brillare. Spettacolare.

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Rientrati in paese vengo contattato da Massimo, un ciclista che ha saputo del mio arrivo, e che gestisce la Casa del Cicloturista, una struttura ricettiva. Massimo mi invita a prendere il caffè, mi parla del suo business e di come stia crescendo grazie ai turisti stranieri, e mi mostra la casa, tutta arredata da lui con gusto ‘ciclistico’, i lampadari sono cerchi di bicicletta, persino il bagno è pieno di pedali, telai e cerchi!

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Massimo poi mi porta a vedere un po’ di territorio intorno. Arriviamo in macchina fino a Terresoli e alla foresta di Pantaleo, un querceto secolare immenso, sfuggito al disboscamento dei francesi nel periodo della costruzione delle ferrovie. Tutt’intorno il territorio è bellissimo, forme di roccia granitica, una sorgente d’acqua che crea un ruscello, le acque che vanno a finire in un corso d’acqua principale che di recente ha esondato violentemente creando molti danni, inclusa la cancellazione di una piccola ansa che creava delle piscine dove poter fare il bagno.

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Rientrato in paese è arrivato il momento di fare le valigie. Il progetto infatti per la terza volta subisce un’interruzione. Questo fine settimana suonerò a Londra con l’ensemble contemporaneo Decibel, col quale suono da quasi 10 anni. Mi chiedo come sarà dopo tutto questo tempo di movimento lento prendere un aereo ed essere catapultano in una realtà diametralmente opposta a questa. Interrompere sa di tradimento, ma una parte di me non vede l’ora!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Con Giuseppe ‘Joe’ Murgia ci conosciamo da circa vent’anni. Ciò che ci ha accomunato è la musica, l’Inghilterra, la continua ricerca interiore, il miglioramento personale. Giuseppe è una persona (e dunque anche un musicista) raffinata e sensibile e dai tempi in cui suonavamo col mitico Alberto ‘Dudo’ Cherchi, creatore di Tutzky (vedi Oristano) ci siamo subito trovati, discorrendo di vita, di musica e di donne, tardi la notte, nella nostra via del ritorno dai concerti. Ci siamo poi ritrovati in Inghilterra, dove Joe, come me, ha trovato un ambiente favorevole alla crescita artistica, e da allora spesso ci siamo incontrati a fare il punto della situazione di entrambi, consigliandoci (e regalandoci) a vicenda libri di self-development, se non di self-help!

È proprio qui a casa sua a Santadi che possiamo raccontarci quest’ultimo anno. L’ultima volta ci vedemmo a Warrington, dove Joe viveva, e passai due giornate, io dormendo sul suo letto, lui sul pavimento, in una stanzetta di forse 10 metri quadri. Joe adesso è rientrato in Sardegna, dove insegna sassofono in una scuola di Cagliari, e rientra i fine settimana a Santadi per passare del tempo con la mamma, una donna timida, dolcissima (come le due sorelle di Joe, che conosco proprio qui) e che cucina benissimo!

Joe mi racconta quanto suo babbo, ex-sindaco e medico storico di Santadi, se fosse stato vivo, avrebbe amato il mio progetto. Un sindaco sognatore, speleologo, amante della natura, che aveva personalmente avviato la scoperta delle grotte di Is Zuddas, e sempre lavorato per la loro continua valorizzazione, che passava il tempo in campagna, a parlare con piante e animali, che si era fatto convincere da un architetto visionario a costruire questa casa a forma di mezzaluna, come due braccia che avvolgono il paese e le vallate circostanti. Sono contento di essere in questa casa di sognatori, perché Joe ha preso da sua padre, e non ho dovuto far nulla perché lui supportasse questo mio progetto.

È l’alba, e un’altra volta io e Joe, vent’anni dopo, ci ritroviamo in macchina, al buio, a discorrere di vita, di musica e di donne, sulla strada verso Elmas, dove l’aereo per Londra mi aspetta.