Samatzai

362/377: Samatzai

ISPIRAZIONE

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Palazzina nobiliare in centro storico

Il Sindaco Enrico e il vice Sindaco Andrea mi danno il benvenuto nel paese di Dionigi Burranca, l’ultimo rappresentante della scuola di launeddas in Trexenta. Vengo portato in giro per il territorio. Passate le cave della Italcementi arriviamo al bianco Su Nuraxi, nuraghe di calcare, dove strane incisioni circolari sulla pietra creano un’aura di mistero.

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Strane incisioni circolari nei pressi di Su Nuraxi

Da qualche parte nelle campagne si trova la Perd’e campana, due rocce mobili che sbattendo tra loro suonano come un campanile naturale. Poi c’è Sa boccia ‘e Ferranti, una roccia sferica con diverse coppelle sulla superficie e un taglio semicircolare alla base. Non lontano da questi misteri di pietra si raccoglievano le canne per la costruzione delle launeddas, chissà da quanti secoli.

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La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista

Mario della Proloco invece mi fa fare un giro per il centro del paese. Posso ammirare il palazzo baronale della Marchesa Darcais, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, il Monte Granatico accanto ad un altro palazzo nobiliare, e poi tante case in mattoni di terra cruda, molte delle quali vuote, e alcune prossime al crollo.

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Casa in mattoni di terra cruda

Intorno alla chiesetta di Santa Barbara un tempo vi era il cimitero ma ora rimangono solo strade costruite sopra. In una casa campidanese con un’ampia corte si trova il museo del fabbro, Sa Domu De Su Ferreri Farris, mentre in alcuni locali vengono preparati i presepi per l’imminente Natale, uno per ogni vicinato.

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Nel cortile del Museo Sa Domu De Su Ferreri Farris

Dopo cena hanno organizzato una suonata in sala prove, atmosfera rock, insieme ai musicisti Andrea, Gabriele, Diego e Fabio. Sono ormai stanchissimo ma libero tutta l’energia possibile sull’ukulele, anch’esso stanco dai chilometri percorsi!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

La mattina presto prima di partire Pino Melis, che mi ha ospitato per la notte, mi porta con se a prendere ed accompagnare i bambini del paese a scuola. È il “Piedibus” come lo chiama lui: facendo il giro delle strade i genitori lasciano i bambini a Pino, i quali formano una fila ordinata.

Pino sorridendo mi dice che gioca coi bambini a fare il controllore, chiede a tutti i biglietti, pare che alcuni bambini sostengano di avere l’abbonamento. Sono tutti incuriositi dalla mia presenza, uno strano signore barbuto vestito da ciclista.

“Peccato che hai lasciato bici e ukulele a casa” mi dice Pino, “avresti potuto suonare e avrei detto a tutti che il nostro Piedibus ha anche l’autoradio!”.