Pimentel

361/377: Pimentel

ISPIRAZIONE

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Carciofi, uno dei prodotti tipici di Pimentel

Un paese dal nome esotico, tra i campi coltivati della Trexenta, della cui esistenza dubitano molti sardi del nord. In origine il nome era Pramantellu, ancora presente nel cartello d’ingresso sul quale, secondo un rituale che si perpetua da più di un anno, attacco l’adesivo 377, sovversivo marchio del mio passaggio.

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Simbolo a spirale alla necropoli di Corongiu

In epoca ancora più antica esistevano due villaggi, Nuraxi e Saceni, separati dal torrente e oggi riuniti in un unico abitato. Vengo preso in consegna dal vicesindaco Luca e dal vigile urbano Gianpaolo, con i quali andiamo a visitare la necropoli di Corongiu, un sito di domus de janas, alcune delle quali visitabili all’interno, e che presentano misteriosi simboli a spirale.

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Sito archeologico di S’Acqua Salida

Anche nel sito di S’Acqua Salida, detto anche Pranu Efis, si trovano altre tombe, sovrastate da profonde incisioni nelle rocce. Accanto al sito una strana spianata porta i segni della roccia scavata geometricamente, le antiche cave punico-romane.

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Le antiche cave punico-romane

Al chiosco di Cristian la giornata prende una piega diversa. Mentre fuori piove si radunano amici, musicisti, amatori, Patrizio che ha organizzato la giornata, Luca, Piero e Maria Giovanna che mi ospiteranno stanotte. Si suona e si beve a oltranza. Una danza della pioggia al contrario, una musica per sfiancare il cielo che solo dopo molte ore ci dà una tregua e la possibilità di visitare Sa Ruta, la grotta dedicata alla Madonna di Lourdes, un sito che con le luci del tramonto si carica di una strana aura mistica.

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Grotta di Sa Ruta

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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Pimentel al tramonto

C’è una storia curiosa legata alla chiesa della Nostra Signora del Carmine. Qui è conservato un vecchio organo a canne prodotto dalla ditta Piras, fondata qui a Pimentel nel 1883 da Giuseppino Piras. La storia vuole che questi iniziò a costruire organi grazie a tre piccoli volumi e un atlante sulle tecniche di costruzione dell’organo a canne ricevuti in dono da un frate francescano, Antonio Porqueddu, ‘maestro organaro’ del convento di San Salvatore a Gerusalemme, in cambio di venti chili di grano. L’ultimo organaro della ditta Piras fu Raffaele Piras, che insegnò l’arte a Giuseppe Palmas che nel 1954 fondò a Segariu la ditta Arte Organaria Sarda.

Oggi mi parlano anche di un tale Giulio Sollai, originario di Pimentel ma che vive a Torino, e che avrebbe compiuto per ben due volte il giro del mondo. Un’informazione che non ho potuto espandere a ‘breve novella’ ma che merita di essere approfondita!