Romana

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ISPIRAZIONE

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Vallata poco fuori l’abitato di Romana

Volo in picchiata per i tornanti che da Monteleone Rocca Doria scendono verso il lago del Temo e procedo in direzione Romana, ammirando la rocca calcarea alla mia sinistra. Sto attraversando una regione storica che non so mai bene come definire, Sassarese, qualcuno lo chiama Logudoro Turritano. Comunque lo si chiami è un paesaggio prettamente vulcanico ma con colline calcaree che lo rendono molto variegato.

Entro a Romana e percorrendo la strada principale mi colpisce la gran quantità di murales. Arrivo alla piazzetta di fronte al Comune dove mi colpisce un murale che sembra rappresentare varie scene di vita del paese. Qui mi accoglie l’assessore Fabio, e due ragazzi del servizio civile, Lorenzo e Matteo. Prendiamo un caffè al Central bar, nei tavolini esterni, e siamo pronti a prendere la macchina per andare a visitare il territorio.

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Uno dei tanti murales del centro storico

Mentre ci dirigiamo verso le importanti fonti d’acqua poco fuori il paese, Fabio mi parla del problema dello spopolamento che affligge questo comune, come ho potuto riscontrare anche ieri, e purtroppo in tutto il mio viaggio nelle zone più interne e remote.

Arriviamo alla fonte Abbarghente, dove si trovano delle sorgenti di acqua frizzante naturale, fenomeno dovuto alla natura vulcanica dell’area. Qui purtroppo non si è avviata una produzione ed è un peccato visto che, bevendola, l’acqua è buonissima! Facciamo qualche passo tra gli alberi che contornano una zona d’ombra, per vedere i resti delle vecchie fonti romane. Qui si dovevano trovare degli impianti termali romani , e probabilmente una delle fonti era in origine un pozzo sacro.

Proseguiamo verso la chiesetta campestre di Santa Maria d’Ispidale, romanica del XII secolo, costruita con un bel calcare bianco. E della stessa litologia è fatto anche il Nuraghe Pibirra, non lontano da qui, all’interno di un terreno dove non entriamo, e quasi completamente coperto di piante!

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Altare del Santuario di San Lussorio

Ci rimettiamo in macchina e questa volta saliamo verso una delle colline calcaree, per andare a visitare il santuario di San Lussorio, una chiesa parzialmente incavata nella roccia. La sua costruzione ha sfruttato una cavità carsica naturale che all’interno è ststa intonacata. Entriamo ed arriviamo fino all’altare, dove una serie di statue dei santi illuminate rendono questo luogo veramente mistico. Il santuario si dece venne costruito nel luogo dove San Lussorio visse, anche se morì a Fordongianus, dove ora sono custodite le spoglie.

Rientriamo verso il paese, attraversando un territorio aspro e roccioso, con i costoni roccia calcarea visibili nelle parti alte. Nonostante nelle vicinanze passi il fiume Temo, queste terre sono difficilmente coltivabili per la natura rocciosa dei terreni. Qua e là dei pinnetti costruiti in pietra calcarea, col tetto in pietra come quelli che ho visto a Banari, e arriviamo alla Funtana ezza, il vecchio lavatoio del paese.

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Iscrizione al lato della chiesa di Santa Croce

Nel pomeriggio cambia la compagnia, sono con Giovanna e Maria Grazia, sempre del servizio civile, che mi fanno fare un giro per le vie del paese. Partiamo dalla chiesa parrocchiale della Madonna degli Angeli, dove è custodita una reliquia di San Giovanni Nepomuceno, festeggiato più della patrona Santa Maria.

Giriamo tra le strade con vecchie case dalle finiture in pietra ancora visibili, e ricche di murales, molti raffiguranti il pittore Brancaleone Cugusi detto anche Brancaleone “da Romana”, molti ispirati dai suoi quadri, altri semplicemente raffiguranti scene di vita rurale. Arriviamo alla chiesetta romanica di Santa Croce, sul cui lato spicca una bella iscrizione sul calcare, incastonato tra le pietre cementate del fianco. E Giovanna e Maria Grazia mi parlano anche della chiesa di San Giovanni di Sotto Terra, in una collinetta poco fuori paese, di cui rimangono solo i resti, parzialmente scavati nel calcare circa due metri sotto il livello attuale.

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Dettagli ingresso in centro storico

Ritrovo l’assessore Fabio, e dopo un aperitivo al Central bar, ci avviamo fuori dal paese. Siamo stati invitati a cena in un ovile. Arriviamo in un terreno, circondato di collinette, la terra tutt’intorno è brulla e rocciosa, la luce cala ed il tramonto illumina di una luce violastra tutto il territorio. Mangiamo carne di pecora, formaggio e beviamo del buon vino rosso. Nel dopocena le chiacchiere proseguono all’esterno, e si animano con un po’ di fil’e ferru. La temperatura è perfetta, non c’è vento, e quando è ora di andare mi dispiace lasciare questa situazione “idillicamente” sarda.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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Murale di Tony Amos ispirato al “Giovane col mantello” di Brancaleone Cugusi da Romana

Nel 1903 nasce a Romana il pittore Brancaleone Cugusi detto “da Romana”. Le vicende della sua vita sono drammatiche e solo dopo la sua morte, avvenuta a 39 anni a Milano nel 1942, si capirà il valore della sua opera, che di recente è stata valorizzata da Vittorio Sgarbi.

I murales di oggi mi hanno incuriosito, e per fortuna trovo il sito web dell’artista, gestito dagli eredi, dove non solo posso leggere la biografia, ma soprattutto ammirare alcune delle opere, come il Giovane col Mantello, una delle ultime, ora parte di una collezione privata a Cagliari, e che venne esposto in una mostra a Milano pochi mesi dopo che il pittore morì.

La sua carriera pittorica si svolse tra la Sardegna, dove soggiornò prima a Tempio Pausania da parenti dopo la morte della madre e poi a Cheremule e a Sassari, e la penisola, prima a Roma e poi a Milano (con svariati rientri in Sardegna). Una vita travagliata, e nonostante tutto Brancaleone riesce a dedicarsi anima e corpo alla pittura, cambiando diversi stili, passando da tecniche a “mezza pasta” e a “tutta pasta” fino alla tecnica “fotografica” ovvero quella di fotografare lui stesso i soggetti e riportarli sulla tela direttamente dalla foto tramite l’uso di un reticolato per mantenere millimetricamente le proporzioni.

Le sue opere appartengono quasi tutte a collezioni private, sparse tra Sardegna e penisola, tranne il Giovane con l’Impermeabile alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Milano. Non mi resta che osservare il murale di Tony Amos ispirato al Giovane col Mantello e sperare di poter vedere un giorno qualche opra dal vivo.