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118/377: Osini

ISPIRAZIONE

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Mi risveglio alla vista della vallata del Rio Pardu, mi giro e le pareti calcaree troneggiano dietro. La costa è velata dalla nebbia. Parto verso Osini scarico di bagagli. La strada è brevissima, tutta in discesa, costeggiando delle alte pareti le cui rocce sembrano cadere in strada.

Arrivo subito a Osini, foto di rito al cartello e al Comune. Nella piazza antistante il Municipio una bella dea madre bianca, scultura di Costantino Nivola. Accanto la chiesa di San Giuseppe, e un bel punto panoramico da cui si vede la vallata e Gairo dall’altra parte. Girando per le vie mi rendo subito conto che Osini è un paese nuovo. È nato infatti dopo il 1951 dopo che il vecchio borgo venne distrutto da un’alluvione.

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Proseguo in bici per andare a visitare Osini Vecchio. Non è distante e dopo qualche curva inizio a vedere i resti delle case. La strada principale ci passa in mezzo, ma prendendo una stradina a destra scendo nella parte bass e imbocco quella che un tempo doveva essere la via principale del vecchio paese, vista la scritta Usini sul muro rimasto della prima casa.. Rimangono moltissimi ruderi, e inoltrarsi qua e là dà un senso di desolazione. Passo nella parte alta del vecchio paese, dove rimane la vecchia chiesa di Santa Susanna, che però venne distrutta dall’alluvione e ricostruita fedelmente.

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Da qui prendo un sentiero che sale e arriva alla chiesa campestre di San Giorgio, attorno alla quale un pastore fa pascolare le sue capre. Prendo la strada che segue il percorso della vecchia ferrovia e che rientra a Osini nuovo. Qui, tra le case moderne popolari, arrivo al caseggiato della vecchia stazione di Usini-Ulassai. Un tempo infatti questa serviva i due paesi e si trovava circa a metà strada.

Rientro ad Ulassai temporaneamente. Da qui infatti mi sposterò con Simone, titolare di Sardina E-motion, che mi porterà in giro in mountain bike (con pedalata assistita!) nel territorio di Osini. Partiamo dunque dal centro abitato e percorriamo la salita che porta alle Grotte Su Marmuri. Da qui in poi la salita si fa ardua, e assaporo i benefici della pedalata assistita!!

Attraversiamo boschi di leccio bellissimi e siamo proprio sulla cima dell’altopiano calcareo. Dopo aver attraversato parte di territorio di Ulassai entriamo in zona di Osini e arriviamo alla Fontana Urceni, dove ci dissetiamo e riempiamo le borracce. Poco distante si trova il nuraghe Urceni, ben conservato e tutto in calcare bianco mesozoico, lo stesso dei Tacchi. Da sopra il nuraghe la vista è formidabile, a sud si arriva a vedere Punta Serpeddì oltre il Gerrei.

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Proseguiamo e arriviamo al bordo dell’altopiano. Devo fermarmi a godere del panorama incredibile, questa volta a nord-ovest, il Gennargentu, con ancora parti innevate. Sotto di noi una vallata impressionante costeggiata di pareti calcaree. Facciamo un ultimo tratto di salita durissima anche con la pedalata assistita e arriviamo al nuraghe Serbissi dove ci stanno aspettando Giorgio e Antonella dell’associazione Archeo Taccu per una visita guidata. Il nuraghe è imponente, ben conservato, con diverse torri intorno a quella principale. Passiamo nei corridoi, e dalla torre centrale si sale la scaletta per arrivare in cima. Nonostante il forte vento rimango un po’ a contemplare la vita pazzesca.

Terminata la visita al nuraghe, percorrendo un sentiero che scende, si arriva all’entrata di una grotta, dove vennero trovati resti archeologici pre-nuragici. La cavità passa proprio sotto in nuraghe e la percorriamo a piedi, uscendo dall’altra parte del rilievo calcareo sul quale sorge il nuraghe. Per il rientro carichiamo le biciclette sul fuoristrada di Giorgio che ci riporta a Ulassai. Passiamo attraverso la Scala di San Giorgio, una spaccatura impressionante tra i calcari nella quale serpeggia la strada, che a tornanti riscende verso Osini.

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Dopo aver caricato la mia bici e i bagagli nel furgone di Simone, ci dirigiamo al mio alloggio per stanotte, l’hotel Scala di San Giorgio, dove il proprietario Roberto e l’amico Daniele mi aspettano. Trascorriamo una bella serata, in compagnia anche di Annalisa, la compagna di Simone, e la piccola Gaia, figlia di Roberto, in una località fantastica, immersa nel bosco e tra le rocce, dove i telefoni non prendono, e gli unici suoni sono quelli della natura circostante e delle nostre chiacchere!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Nel 2018 a Osini si è tenuta la XXVII edizione del Festival Rocce Rosse Blues, storicamente accomunato ad Arbatax, frazione di Tortolì, e alle sue rocce rosse. Ma ‘forse non tutti sanno che’ (come quella rubrica della Settimana Enigmistica) l’associazione e il festival nascevano proprio qui a Osini da un cittadino appassionato di musica blues. Arbatax è stata la location più nota e quella più utilizzata dal Festival, ma negli ultimi anni sono state diversi i comuni a ospitare il festival, ed ultimo Osini…il cerchio si chiude!

Ricordo quando nel lontano 1997 mia sorella andò a vedere David Bowie proprio ad Arbatax e ne rimase folgorata. Ma sono moltissimi gli artisti che si sono succeduti su quel palco. L’ultima edizione ha visto come sempre artisti di fama internazionale che si sono esibiti nel vecchio borgo, la Osini abbandonata nel 1951. Ma l’ospite più attesa è stata proprio una cittadina di Osini, l’attrice Caterina Murino, che ha interpretato “Canne al Vento”, uno spettacolo basato sul testo di Grazia Deledda. Non ci resta che aspettare la prossima edizione del Festival per capire se il vecchio borgo farà da cornice ad uno dei festival più longevi dell’isola.