338/377: Serri
ISPIRAZIONE
Ci siamo. Il freddo è finalmente arrivato e la giornata è grigia e piovosa. Mi avevano avvisato che a Serri ci sarebbe stato particolarmente freddo, trovandosi in alto, adiacente all’omonima Giara.
Arrivato in Municipio mi accolgono il Sindaco Samuele e l’Assessore Federico, il quale, essendo archeologo, mi guiderà attraverso uno dei siti archeologici più importanti del territorio, se non di tutta l’isola. Insieme agli amministratori anche i ragazzi del Servizio Civile, Federica ed Emiliano.
Una volta sistemate le mie cose al b&b Belli Come il Sole di Paolo e Antonella, ci dirigiamo verso la piazza della chiesa parrocchiale di San Basilio Magno, edificata nel 1100, ma probabilmente su un impianto bizantino precedente. La particolarità è che la facciata è costruita di pietra chiara mentre il campanile è fatto per la metà inferiore di scuro basalto alternato a conci chiari, e per la metà superiore di roccia vulcanica un po’ più chiara.
Ci mettiamo tutti in macchina per andare a visitare l’area boschiva sul monte comunale, in direzione di Mandas. Guidiamo attraverso vallate e ci fermiamo a camminare su una sterrata, godendoci il panorama verde tutt’intorno, che assume un’aria malinconica in questa giornata uggiosa.
Rientrando verso il paese costeggiamo l’area della fiera che si svolge tra maggio e settembre, un tempo solo di bestiame, ora un po’ di tutto. Non lontano da quest’area si trova la chiesetta campestre di Santa Lucia, costruita all’inizio del Novecento e dove si svolge la festa in corrispondenza dell’inizio e della fine della fiera.
Da qui entriamo nella grande vallata che guarda in direzione di Nurri, dove un tempo sorgeva il villaggio di Biora, fondato dai Romani, il primo nucleo abitativo di Serri poi abbandonato dalla popolazione per spostarsi verso l’alto. Qui rimangono oggi solo poche rovine della chiesa dell’abitato, Sa Cresia. Ci spingiamo fino a un’area pianeggiante e rocciosa, dalla vegetazione bassa, fino alla sorgente di Narbonis.
Rientrati in paese, prima di pranzare al bar trattoria Caria, visitiamo la chiesetta di Sant’Antonio Abate, accanto alla quale si trova il vecchio Monte Granatico, e poi i resti della chiesetta di San Sebastiano, su una strada che si affaccia sula vallata in direzione di Escolca, proprio sotto di noi.
È questa la strada che conduce al santuario nuragico di Santa Vittoria, un luogo unico, dove, come si afferma nel volumetto dedicato a questo sito che mi viene regalato dall’amministrazione, “chi ha avuto la fortuna di aggirarsi tra le sue rovine, di respirare l’aria immobile che le avvolge e scorgere i colori sempre mutevoli, sa che una sensazione quasi irreale di interruzione del tempo gli è rimasta impressa”.
È proprio così. La giornata è grigia e fredda. Aggirandoci tra le rovine di questo sito, portato alla luce dall’archeologo Antonio Taramelli all’inizio del secolo scorso, si respira un’aria misteriosa di un passato qui congelato, ibernato. Da qui provengono importanti reperti oggi custoditi al Museo Archeologico di Cagliari.
Federico ci guida attraverso le varie strutture del sito. E dalla foto aerea si può apprezzare la ricchezza di questo luogo e la varietà dei suoi monumenti. Iniziamo la visita dal “recinto delle feste”, una grande struttura circolare, forse la più grande in Sardegna, così chiamato perché doveva essere usato per occasioni importanti, non solo feste, balli, come si evince dalla presenza di strutture simili alle moderne cumbessias, ma anche come luogo di riunioni. In onore di ciò si sono svolti qui anche due consigli comunali in tempi recenti!
Non lontano da qui si trova un’altra struttura, il tempio in antis, e poi quello che è forse il simbolo del luogo, il pozzo sacro, con una scalinata e una cisterna di pietra basaltica che, insieme a vari conci di calcare chiaro, dovevano rendere la struttura nella sua interezza particolare per la bicromia.
Passeggiando nel sito si possono visitare altre strutture, il tempio ipetrale, il “recinto dei supplizi”, la curia, e poi i resti del nuraghe accanto al quale sorge la chiesetta di Santa Vittoria, proprio sullo spigolo della Giara.
Un po’ infreddolito ammiro il panorama e il sottostante Sarcidano, e respiro il silenzio di questo luogo magico, riflettendo sull’imminente fine del mio viaggio.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Raffaele Pilia, vecchia conoscenza dai tempi in cui frequentavo il Conservatorio di Cagliari, sta seguendo il mio progetto e voleva essere presente durante la mia giornata a Serri.
Lo incontriamo in mattinata nella piazza della chiesa parrocchiale e ci accompagnerà per tutte le visite. Al rientro dal santuario di Santa Vittoria, Raffaele ci tiene a farmi visitare la casa dei genitori, entrambi nativi di Serri, che si trova proprio nella zona retrostante la chiesa parrocchiale, il “vicinato” più antico dove sorgono le prime case costruite.
La casa venne acquistata da suo bisnonno materno agli inizi del secolo scorso, ed è qui che è vissuta sua mamma. In questa casetta si ritrovano spesso musicisti, anche di mia conoscenza, e qui sono stati registrati diversi lavori discografici, tra cui quello dei Julia Ensemble, di cui Raffaele è cofondatore, un gruppo con un approccio cameristico‐minimalista all’improvvisazione e alla composizione.
Raffaele ha anche scritto musiche per colonne sonore e collaborato come musicista, produttore e sound engineer in oltre trenta uscite discografiche (dal rock alternativo al jazz, alla musica contemporanea) sia in ambito nazionale che internazionale, e oggi è un vero piacere condividere questa giornata con lui, nel luogo delle sue origini. Spero prima o poi di essere anch’io uno dei musicisti che riuscirà a registrare qualcosa in questa casa al centro della vecchia Serri.