Siddi

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ISPIRAZIONE

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La chiesa della Visitazione di Santa Maria Vergine

Uscito da Lunamatrona pedalo verso uno degli inconfondibili tavolati basalaltici della Marmilla, la Giara di Siddi, detta anche Su Pranu, e arrivo facilmente a Siddi dove mi stanno aspettando i ragazzi della Cooperativa Villa Silli, Luca, Stefania e Carmen, che si prenderanno cura di me per la giornata.

Le chiese in Sardegna non finiscono mai di stupirmi. Non tanto le parrocchiali, come qui a Siddi la chiesa della Visitazione di Santa Maria Vergine, in stile barocco sardo che contiene importanti statue lignee e retabli, ma specialmente le chiesette romaniche, come quella di San Michele che visitiamo, alla periferia del paese.

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Dettaglio del portale della chiesa di San Michele

L’esterno è affascinante per tanti motivi. Due navate, una principale e una più piccola, con due porte d’ingresso, la facciata dalle pietre variegate, il resistente basalto scuro, e le consumate marne grigie e arenarie gialle.

Ma soprattutto una misteriosa architrave sul portale più piccolo, che fornisce agli studiosi una sorta di antico rebus: cinque figurine umane, di cui la prima capovolta. Chi è costui? Lucifero scacciato dal paradiso? O il simbolo della morte?

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Museo Ornitologico

Ci dirigiamo poi alla palazzina dell’ex ospedale che oggi ospita il Museo Ornitologico. In due sale ben allestite sono conservati esemplari di quasi tutta la fauna volatile della Sardegna, dai rapaci, la sezione per me più accattivante, a specie molto meno conosciute come la pernice di mare.

Il centro del paese è ricco di abitazioni tipiche campidanesi, con alte mura di cinta di marna e arenaria, e importanti portali. Una di queste e la Casa Puddu, dove un tempo si trovava il famoso ristorante S’Apposentu di Roberto Petza, uno dei pochi ristoranti sardi premiati con le stelle della Michelin.

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Cantucci alle mandorle di Sapori Antichi

Un’altra è la Casa Steri, seicentesca, che ospita il Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna. Nei suoi spazi abitativi e non, come i locali per la produzione alimentare o il ricovero degli animali, vengono raccontati i cicli di produzione dei principali alimenti sardi, olio, latte e formaggio, pane, dolci.

Ci fermiamo al laboratorio dolciario artigianale Sapori Antichi di Maria, dove assaggiamo dei deliziosi cantucci alle mandorle, poi usciamo dal paese, costeggiando un grande stabile, l’ex Pastificio Puddu, in attività dagli anni ’50 e purtroppo chiuso nel 1995.

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Melanzane nell’orto naturale di Gianpiero

Andiamo a visitare gli orti naturali di Gianpiero. Camminiamo tra i campi coltivati a pomodori, zucchine e melanzane. Gianpiero ci spiega come far crescere le verdure senza aggiunta di sostanze chimiche. La sua tattica, per far sì che gli insetti non distruggano il raccolto, è quella di coltivare più prodotti insieme, in modo da attirare insetti diversi, spesso rivali, che combattano tra di loro.

Vicino a questi campi ci sono anche i terreni dove un tempo sorgeva il vecchio villaggio di Tradoriu, uno dei tanti centri romani e medioevali del territorio ormai scomparsi.

Dopo un delizioso pranzo al ristorante Zia Luciana ci avviamo verso il Parco Sa Fogaia, così chiamato per l’importante attività dei carbonari che un tempo veniva qui svolta. Camminiamo lungo i sentieri, tra una ricca vegetazione sempre illustrata da piccoli cartelli, e Carmen me ne spiega le caratteristiche.

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Nuraghe Sa Fogaia sulla Giara di Siddi

Saliamo attraverso il bosco di lecci che costeggia la Giara di Siddi e, finalmente, arriviamo alla sommità, da cui posso godere di una vista strepitosa sul territorio. Nonostante questa Giara sia più piccola e meno conosciuta di quella di Gesturi, conserva importantissime testimonianze archeologiche.

Sembra che sia stata rilevata l’esistenza di almeno sedici nuraghi sul bordo di questo tavolato. Noi visitiamo il nuraghe Sa Fogaia, un protonuraghe a corridoio, poi espanso in epoca nuragica e ancora popolato in epoca punica, poi romana e medioevale. Entriamo nella struttura a corridoio, la più antica e rimasta ancora in buone condizioni, mentre le parti più recenti sono parzialmente crollate.

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Esedra della tomba dei giganti Sa domu ‘e s’orcu

Da qui ci spostiamo a visitare una delle tombe dei giganti più conosciute in Sardegna, Sa domu ‘e s’orcu (omonima di tante altre strutture nuragiche sarde). La struttura è immensa, un corridoio di quindici metri ancora parzialmente coperto, e un’esedra di diciotto metri, fatta di lastroni di basalto immensi.

Rientrati in paese torniamo al Museo Ornitologico dove un nutrito pubblico mi sta aspettando per l’evento musicale organizzato dai ragazzi della cooperativa Villa Silli e dal Comune, nell’ambito di Appetitosamente, una rassegna quasi decennale che unisce gastronomia e cultura.

Nelle parole dei ragazzi Appetitosamente è “uno spazio dove praticare il piacere, la convivialità, la diversità, l’amicizia, l’etica, il dubbio, la curiosità, la longevità, la felicità, la bellezza”. Ed è quello che succede stasera al suono del mio ukulele e della mia voce che racconta il viaggio.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Passeggiando per il centro storico arriviamo a quella che fu la casa di “Su Divinu”, un tale Lucifero Porta, vissuto nel Settecento, noto in tutta la zona, uno strano personaggio che prevedeva il futuro.

Tra fine Ottocento e inizi Novecento un sacerdote di Escovedu, Pietro Maria Cossu, condusse un’indagine sulle tradizioni, sulle credenze, sulle superstizioni e sui costumi delle popolazioni della Marmilla.

Tra i temi ricercati c’erano le devozioni e le superstizioni intorno alla messa, s’ogu liau (il malocchio), is malifattus (il maleficio), is cosas malas (le infestazioni, come nel caso di abitazioni infestate dagli spiriti), e Su Divinu de Siddi (l’indovino di Siddi).

Così ci riporta Cossu: “Questo veggente, nato e vissuto a Siddi nel XVIII secolo e conosciuto anche fuori dai confini della Marmilla, si chiamava in realtà Lucifero Porta. Egli, pur possedendo il dono della divinazione, era un povero popolano che viveva alla giornata. Ancora oggi è ricordato in tutta l’isola e la tradizione popolare ha tramandato ai posteri un’infinità di storie e aneddoti che lo riguardano”.


Fermati al bar per prendere un caffè incontriamo uno di quei signori che conoscono tanti aneddoti del paese. Mi racconta di un tale Ziu Lucenziu, personaggio del paese che a sua volta raccontava storie tra la realtà e le favole.

Tra le risate vengono fuori i seguenti aneddoti che Ziu Lucenziu raccontava sempre:

– Tanti anni fa, quando arrivavano in paese i saltimbanchi, ce n’era uno che faceva giochi acrobatici e di prestigio. Passando accanto alla bancarella del pesce arrosto si vantava di poter fare questo e quest’altro, allora Ziu Lucenziu gli disse: “ascolta rompiballe, se sai fare tutto perché non prendi questo muggine arrosto e non lo fai tornare vivo?”

– Un giorno portarono a Ziu Lucenziu dei fusibili enormi provenienti dal Pastificio Puddu per essere riparati. Egli si rifiutò dicendo che in realtà quelli non erano fusibili ma delle bombe residui della guerra!

– Un giorno Ziu Lucenziu riuscì ad andare allo stadio Meazza per vedere una partita del Milan. Giurò che lo stadio era talmente grande che per uscire ci impiegò una settimana!

– Durante la guerra in Russia Ziu Lecenziu (ma non vi è totale certezza che davvero combatté in quella guerra) assistette alla scena di alcuni soldati che cucinavano del cavolfiore in un pentolone. Giurò che il pentolone era talmente grande che i soldati, da una parte all’altra dovevano urlare, non riuscendo a sentirsi. E poi racconta di aver lavorato nei campi, talmente grandi che con la trebbiatrice impiegava una settimana ad arrivare alla fine del campo, e una a tornare.

– Un giorno Ziu Lucenziu trovò un fungo talmente grande che andò a viverci sotto con la famiglia per una settimana, mangiando le lumache che si trovavano tutt’intorno.

Qui sono tutti d’accordo nell’affermare che oggi in paese mancano i personaggi come Ziu Lucenziu, pronti a rallegrare le serate al bar tra uno o più bicchieri di vino e quattro risate.