
328/377: Lunamatrona
ISPIRAZIONE

Villanovaforru-Lunamatrona tutta in discesa! E mi ritrovo “once again” in piena Marmilla con la Giara di Gesturi di fronte a me e la vista che ritrova le tipiche colline “mamellari”.
Mi dirigo al bar “Da Stefy” dove il proprietario Stefano, che mi ospiterà stanotte, mi sta aspettando. Qui mi raggiunge Matteo, fotografo che mi accompagna a visitare il paese ed il suo territorio. Sia Stefano che Matteo seguono da un po’ il mio progetto e non vedevano l’ora di potermi aiutare!
Prima tappa è la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, con la facciata che presenta ancora la tipica roccia rigata tipica di queste colline, già osservata a Collinas, Sardara e Villanovaforru.

L’interno è maestoso, con altari lignei di fattura pregiata e colori radiosi, l’ imponente retablo di Santa Maria, cinquecentesco, erroneamente attribuito ai Cavaro, poi ritenuto opera di Antioco Mainas, pittore cagliaritano della bottega di Stampace.
E altri importanti dettagli, come un capitello rappresentante Giunone, da cui potrebbe derivare l’origine del nome Lunamatrona, probabilmente proveniente da un antico tempio in localita Giniu (da Giunone) dedicato alla dea Juno.

Ci dirigiamo alla periferia del paese, prima alla chiesa medioevale di Santa Maria Assunta, del dodicesimo o tredicesimo secolo, poi guidiamo verso il costone di roccia vulcanica che svetta alle spalle del paese, Sa Corona Arrubia, così chiamata non per il colore della roccia ma per la presenza di licheni rossi che danno questa tipica colorazione.

Da questa caratteristica zona, costellata di resti di nuraghi che si affacciano sul costone, prende il nome il Consorzio Sa Corona Arrubia, a cui aderiscono una ventina di comuni della Marmilla, con l’intento di promuovere e gestire tutte le attività turistiche, artigianali, industriali, agricole e commerciali, nonché di valorizzare i beni ambientali, archeologici, architettonici, storici, demoantropologici della zona.
Ai piedi della sommità, accanto alla seggiovia ormai in disuso che doveva portare proprio in cima al costone, si trova il Museo Sa Corona Arrubia. Nel bell’allestimento della sala dei diorami una serie di ricostruzioni ambientali ci fanno immergere nei territori di tutti i paesi del consorzio, attraverso flora e fauna fedelmente ricostruite tra luci che cambiano e suoni che vengono un po’ di qua un po’ di là.

Poi c’è la parte dedicata alla botanica: innumerevoli campioni di funghi, e poi un bellissimo erbario, con tanto di ricostruzione di un antico laboratorio erboristico. Nella sala antropica si trovano parecchi reperti archeologici provenienti dal territorio e oggetti e attrezzi della cultura agro-pastorale.
Ma la cosa che io ricordo di questo luogo, anche se non riuscii mai a venirci, è la mostra dei dinosauri che nel 2000 attirò migliaia di visitatori da tutta l’isola!

Sulla via del rientro ci fermiamo a vedere la tomba dei giganti Cuaddu ‘e Nixias, bellissima, solitaria in mezzo ad un campo, con una enorme stele bucata, probabilmente da mano umana per legare i cavalli (da cui il nome). Dall’analisi dei reperti rinvenuti all’interno della tomba si pensa che possa essere una delle più antiche della Sardegna.
A pranzo sono a casa di Stefano, con i genitori che mi raccontano delle loro coltivazioni di meloni a secco, tipica del territorio. Nel pomeriggio posso riposarmi, non mi sembra vero. Riceviamo la visita di una mia vecchia conoscenza nell’ambiente musicale, il mitico fonico Sebastiano Vacca che mi racconta delle imprese musicali dei nipoti Nicola e Stefano, entrambi apprezzati batteristi!

Il “mood” è pronto per l’esibizione di stasera. Al bar “Da Stefy”, storica “venue” sarda per concerti rock, si raduna un po’ di gente. Sul palco io, Matteo Tuveri alla chitarra preparata e Efisio Lecis alla batteria…one, two, three, four…e ancora un’altra giornata si conclude all’insegna della musica condivisa!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE

La settimana prima della partenza di questo folle progetto ricevo una richiesta di amicizia su facebook da parte di Matteo Setzu, che mi offre sostegno (più di un anno prima!) per quando arriverò nel suo paese Lunamatrona.
Ma la cosa che più mi intriga è che nel messaggio mi racconta anche della sua missione di riuscire a fotografare tutti i 377 comuni della Sardegna! Matteo è un bravo fotografo, inizio a seguirlo e mi capita di vedere le sue immagini che popolano i social, soprattutto dei bellissimi scatti in bianco e nero.
Finora Matteo è riuscito a visitare e fotografare poco più di 200 comuni. Mi ricorda in qualche modo il progetto fotografico di Livio di Ilbono. Gli auguro di riuscire nella sua impresa in modo che, se anch’io riuscirò ad arrivare alla fine di questo viaggio, potremo finalmente entrare nel club dei visitatori dei 377 comuni, come “completatori” di un album di figurine dedicato alla Sardegna!