325/377: Collinas
ISPIRAZIONE
Il tragitto che mi porta da Gonnostramatza a Collinas è, come si può prevedere dal nome della mia destinazione, fortemente collinoso. Ma le salite sono gradevoli, all’ombra dei lecci.
Arrivo al paese il cui nome vecchio era Forru, che vene cambiato nel 1863 su iniziativa di uno dei suoi cittadini più celebri, Giovanni Battista Tuveri, scrittore, filosofo e politico.
Il paese, insieme ad altri comuni del territorio, fa parte del consorzio Sa Corona Arrubia un’organizzazione turistica che promuove e valorizza la cultura, la scienza e le numerose risorse archeologiche, storiche e ambientali presenti nel territorio.
Arrivato alla piazza abbellita dal monumento in memoria di Giovanni Battista Tuveri e a lui intitolata, mi accolgono il Sindaco Francesco con gli amministratori Fabiana, Gianluca e Silvio. Iniziamo subito la visita del paese, con la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, poco distante dal Municipio e fronteggiata da una scalinata.
La chiesa venne costruita nel 1571 in stile gotico aragonese anche se nei secoli ha subito varie modifiche. A sinistra della semplice facciata in arenaria troneggia il massiccio campanile. All’interno si trova un bellissimo Cristo ligneo e altre statue lignee del Cinquecento napoletano, oltreché un polittico della scuola di Pietro Cavaro. Ma la cosa che mi intriga maggiormente è l’organo ottocentesco al di sopra del portone in legno, che riesco perfino a suonare!
Usciti dalla chiesa percorriamo le strade del paese, ben curate, fermandoci alla Funtanedda, un pozzo con tanto di vecchia pompa meccanica, e poi raggiungiamo una vecchia casa padronale, appartenuta alla famiglia Diana, che il Comune sta recuperando per adibirla a luogo di conservazione della memoria storica del paese. È qui che il regista Enrico Pau ha girato diverse scene del film L’accabadora.
Proseguiamo costeggiando la chiesetta di San Sebastiano, ex parrocchiale della metà del Seicento costruita su una preesistente chiesa, arrivando a un altro pozzo cittadino, la Funtana Cruccu, e poi ritorniamo nella piazza centrale per prendere la macchina per visitare alcuni siti fuori paese.
Prima tappa è la chiesa di Santa Maria Angiargia, nel bel mezzo delle colline e circondata da un bosco. L’edificio, molto semplice, venne probabilmente costruito nel dodicesimo e tredicesimo secolo da monaci benedettini. Tutt’intorno si trovano dei resti archeologici che fanno pensare all’esistenza di un vecchio villaggio.
Le origini del nome Angiargia vanno cercate in sito poco distante da qui, le terme romane di Su Angiu. Entriamo in una piccola costruzione all’interno della quale si trova una vasca piena d’acqua, un antico pozzo sacro, e al suo interno si trova un simulacro ligneo della Vergine Maria. Leggenda vuole che questo pozzo venne trovato da un contadino il cui carro sprofondò proprio qui, rivelando la presenza del pozzo e della statua lignea per questo detta “de su angiu” (del bagno), da cui poi il nome Angiargia.
L’ultima tappa, non lontano dall’altopiano chiamato Monte Fortuna (forse derivante dal vecchio nome Forru), è il sito archeologico Sa Sedda ‘e Sa Caudeba, di epoca nuragica (ma frequentato fino al tempo dei Romani e poi abbandonato a causa delle incursioni dei Saraceni) dove si trovano due importanti tombe dei giganti. Ci giro intorno ammirando la diversa architettura delle due tombe, la prima costruita con una tecnica “dolmenica” mentre la seconda costituita da filari sovrapposti di pietre.
Rientriamo in paese. Oggi è la giornata nazionale del folklore e delle tradizioni popolari. All’ex monte granatico, oggi museo cittadino dedicato alla memoria di Giovanni Battista Tuveri dove si organizzano mostre ed eventi, è stato organizzato un incontro musicale con il maestro di launeddas Stefano Pinna di Cabras.
Per anni infatti Collinas ha ospitato il festival delle launeddas che attualmente si svolge a Villaputzu. Ma qui la tradizione delle launeddas è rimasta forte. Durante la festa di Santa Maria Angiargia all’esterno della chiesa si balla al suono delle launeddas. E oggi ho la fortuna di poter non solo ascoltare e carpire alcuni segreti di questo strumento, ma anche di duettare insieme a un vero maestro dello strumento, un’esperienza che avevo già provato nel mio passaggio nel Sarrabus e che oggi si ripete, unendo virtualmente tutti i “comuni delle launeddas”.
FRAMMENTI SONORI
Ukulele a launeddas
BREVI NOVELLE SARDE
Il sito Sardegna Digital Library è una miniera di documenti riguardanti la storia e le tradizioni di quest’isola. Faccio ricerca regolarmente per scovare qualche storia interessante sui luoghi che visito, e oggi ho scoperto una trasmissione che andava in onda nel 2008 su Radio Rai Sardegna chiamata Radio Sardegna Carovana on the road, condotta da Elio Turno Arthemalle, Vito Biolchini e Cristina Maccioni.
Nella puntata 24 la “carovana” si trova a Collinas e si imbatte in Bianca Laura Petretto, che visse a Sardara quando il padre militare venne trasferito qui, ma che ama e frequenta Collinas e il suo suggestivo territorio.
Bianca Laura racconta aneddoti e personaggi, come Silvano Garau che fece della sua casa un vero e proprio museo della tradizione. Silvano è la guida storica, il cicerone del paese. All’interno della sua eccentrica casa pare vi sia anche una discoteca, e una stanza mistica che contiene una statua portata da Santiago de Compostela (dove ogni anno Silvano vi fa il cammino) e che presta alla chiesa di San Rocco durante la festa del santo.
Poi Bianca Laura racconta della leggenda del bosco di Santa Maria Angiargia, ovvero della maledizione che colpirebbe colui che da qui porti via piante, fiori, perfino legna o ramoscelli. Gli unici esenti dalla maledizione sarebbero gli animali e i microrganismi!
E ancora ci racconta della rivalità tra Collinas e Villanovaforru e delle loro dispute arcaiche.
Poi ci lascia con un desiderio, quello di poter trasformare l’antica casa a corte di Zia Rosa, che contiene ancora le rose antiche coltivate dalla vecchia proprietaria, in un luogo per artisti, dove si possano fare delle residenze, con la creazione di opere d’arte per una mostra itinerante che parta proprio da qui, all’ombra di un colle con alberi di pero e ciliegio.