Cossoine

231/377: Cossoine

ISPIRAZIONE

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Dettaglio all’interno di Santa Maria Iscalas

Il mio itinerario ha già avuto delle imprecisioni e oggi è una di quelle giornate in cui devo rompere la regola che mi ero posto all’inizio del viaggio, cioè di non ripassare due volte per la stessa strada, a costo di fare percorsi più lunghi o duri. A meno che non voglia scavalcare una delle alture dietro Semestene e pedalare fuoristrada (cosa che in passato si è rivelata disastrosa con la mia bici) sono obbligato a prendere la strada che mi porta a Pozzomaggiore.

Arrivo al cartello di ingresso di Pozzomaggiore e per fortuna la strada per Cossoine è subito a destra, prima ancora di attraversare abitazioni, quindi è come se non ci fossi entrato. Rincuorato salgo verso Cossoine, superando sulla destra il nuraghe Alvu, così chiamato per la sua caratteristica di avere la parte inferiore in roccia scura e quella più alta in calcare bianco. Una volta entrato a Cossoine mi accolgono la Sindaca Sabina, il vice Sindaco Massimiliano, l’assessore Piero, la consigliera Alice e la guida Mariangela…tutti per me!

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Nuraghe Aidu

La mattinata è lunga e ricca di visite a siti naturalistici e archeologici importantissimi. La prima tappa è presso la voragine di Mammuscone, una cavità naturale profondissima che si apre improvvisamente nel bel mezzo di un campo. La bocca della voragine è recintata per motivi di sicurezza quindi non riesco a dare una sbirciatina da vicino, ma la sola vista della vegetazione che spunta dal nulla lasciando intravedere un vuoto nero fa venire i brividi, specialmente se si pensa alla leggenda che mi raccontano, ovvero che in antichità le prostitute venivano scaraventate qui, così come i vecchi (storie simili le ho già trovate in diversi luoghi “a precipizio”).

Proseguiamo per l’area archeologica di Aidu-Corru ‘e Oe, un vero e proprio parco dove si trovano due nuraghi, una bella tomba dei giganti e i resti di una villa romana. Passeggiamo tra le rovine, entriamo in una delle belle tolos, contempliamo il panorama intorno, fatto di rocce vulcaniche e di calcari. Mi dicono che qui ci sono le grotte più estese della provincia di Sassari, Su Peltusu, ancora in fase di esplorazione.

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Santa Maria Iscalas

L’ultima tappa della mattina è la bellissima chiesetta di Santa Maria Iscalas, tutta di calcare bianco, come la litologia dell’altura sulla quale si trova. Entriamo all’interno, una pianta perfettamente a croce se non fosse per un’estensione su un lato, tuttavia anch’essa molto antica. Al centro della croce la cupola piramidale, e sui muri dipinti di epoca medioevale ed un simbolo che sembra aprire gli ennesimi misteri che ho già ritrovato in diversi siti archeologici, da presunti simboli nuragici fino a presunti simboli templari.

Pranziamo abbondantemente a casa della Sindaca Sabina, e nel pomeriggio mi riposo nella casa che mi è stata gentilmente fornita da Loredana, che come tanti in questo viaggio, pur non conoscendomi, mi hanno contattato tramite segnalazioni di amici e accordato cieca fiducia pur di supportare il progetto. Speriamo un giorno di poterci conoscere, visto che oggi Loredana non si trovava in paese!

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Uno dei tanti murales in centro storico

Nel tardo pomeriggio sono atteso nella piscina comunale per un racconto musicale del mio viaggio. Ci sono tutti, anche persone che fino a questo momento mi stavano seguendo su Facebook e che oggi conosco per la prima volta! Dopo l’evento tutti insieme facciamo un giro del paese con i colori del tramonto. Partiamo dal nuovo anfiteatro all’aperto, coloratissimo, e attraversiamo i bei giardini pubblici, arricchiti da sculture di Pinuccio Sciola, per arrivare ad un arco in pietra che conduce ad una bellissima piazzetta circondata da murales.

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Dettagli ingressi in centro storico

Siamo ora sulla via principale, anch’essa ricca di murales, come per esempio quello che raffigura l’ardia di San Sebastiano che si svolge a maggio. Passiamo la cinquecentesca chiesa di Santa Chiara, con una bellissima facciata gotico aragonese, e da qui ci inoltriamo nel centro storico. Qui, come in tanti altri paesini del Sassarese e Meilogu, mi colpiscono la quantità di antiche architravi in pietra all’ingresso delle vecchie case ed altri elementi decorativi. Arriviamo fino al lato estremo del paese, dove si trova il bellissimo belvedere che si affaccia su buona parte del ‘Logudoro’, un’entità geografico-linguistica che ancora mi sfugge!

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Vista dal Belvedere

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Vi propongo due racconti popolari, tratti dal libro Un Paese del Logudoro. Cossoine e dintorni nella storia di Sardegna di Giacomino Pittalis, studioso di Cossoine scomparso nel 2005, libro che mi è stato gentilmente donato dall’amministrazione comunale.

Una notte di paura. Era una calda notte d’estate, quando, nei campi di “Su Cattari”, mentre tutti dormivano all’aria aperta, un contadino vide avvicinarsi un prete con gli abiti rammendati e delle candele accese in mano. Le sue urla svegliarono di soprassalto gli altri contadini ed anche essi videro il sacerdote. I più coraggiosi tentarono di alzarsi, ma non vi riuscirono. Pare che la triste figura fosse l’anima di un vecchio prelato, veramente esistito, al quale erano state rubate quelle terre e che ogni anno ritornava tra i vivi per annunciare la morte di qualcuno. Infatti, pochi giorni dopo l’accaduto, morì proprio il contadino che per primo assistette all’evento.

Il pane degli orfani. Una volta, un contadino tremendamente cattivo si era impadronito, con l’inganno, dell’ingente patrimonio di tre piccoli orfani minorenni. Da quel giorno, gli affari del malfattore cominciarono ad andar male: a seguito di semina abbondanti raccoglieva modeste quantità di grano; le viti, gli alberi e le piante si seccavano; il bestiame, allevato con gran cura, moriva inspiegabilmente. Sul punto di morte, apparve al suo capezzale Gesù Cristo, il quale lo ammonì dicendo: “Del pane degli orfani nessuno può mangiare! La tua ricchezza è perciò maledetta!”. Intimorito da quelle parole e dallo spettro della morte, ordinò alla famiglia di rendere ai poveri orfani la proprietà acquistata disonestamente.