232/377: Pozzomaggiore
ISPIRAZIONE
Sta tornando il caldo, quello serio. Discendo verso Pozzomaggiore ripasso accanto al Nuraghe Alvu sulla stessa strada che ho fatto ieri per arrivare a Cossoine. Arrivo in Municipio, dove mi accolgono il Sindaco Mariano con la Vice Sindaca Lisa, gli assessori Pierluigi e Daniela, e Giomaria, presidente della Pro Loco e membro di Pozzo Bike, l’associazione ciclistica locale. Dopo poco arriva anche Matteo, vice Sindaco di Uri ma oggi in servizio qui. Un sacco di gente a mia disposizione e una giornata piena in un paese che si rivela da subito ricco di attrattive storico-culturali e religiose.
E proprio all’insegna religiosa si svolge tutta la mattinata. Inizio il giro di visite dalla chiesa parrocchiale di San Giorgio proprio di fronte al Municipio, dove ci attende Antonio che ci farà da guida anche per le altre chiese. Antonio è un conoscitore di moltissimi dettagli, parte dalla descrizione della facciata esterna per poi mostrarmi il bellissimo interno, le cui cappelle laterali mi colpiscono per la bellezza dei loro altari lignei, delle statue e soprattutto di alcune bellissime volte decorate. Ammiro il fonte battesimale con copertura in legno decorata, i confessionali, e poi l’altare principale. Qui a giugno, dopo la sua beatificazione, sono stati riportati da Albano Laziale i resti di Edvige Carboni, la cui casa natale visiterò più tardi.
Proseguiamo per la centrale chiesa di Santa Croce, fatta di pietra chiara e addossata ad un bel palazzo nobiliare in stile neo gotico. Antonio mi fa notare dei misteriosi bassorilievi scolpiti su alcune pietre esterne della chiesa. All’interno, sull’altare circondato di vecchi affreschi, si trova un bellissimo crocifisso in legno, dall’espressione unica, che qui chiamano Babbu Mannu.
Camminiamo per il centro storico, tra qualche bel murale e tante palazzine elegantissime, fatte di pietre di vario tipo, vulcaniche scure, trachite rosa, calcare, quasi a testimoniare un antico splendore di questa cittadina. E anche qui come nei paesi della zona tanti ingressi di case con begli architravi e pietre decorate.
Arriviamo alla casa natale di Edvige Carboni. Ci muoviamo tra i vari ambienti conservati benissimo, la sala, la cucina, e sopratutto la camera da letto, dove vengono custoditi perfino gli abiti della Beata, e tutta una serie di oggetti a lei appartenuti. Edvige era devota a Gesù, del quale porto le stigmate nel suo corpo che spesso sanguinava senza motivo, e alla Madonna, e durante tutta la sua vita si dedicò ad aiutare poveri, malati e bisognosi.
Da qui ci dirigiamo alla chiesa di Sant’Antonio Abate (o della Madonna della Salute), con una bella facciata tardo-barocca, accanto alla quale si trova il convento dei frati Agostiniani. Anche qui l’interno è ricco di elementi decorativi impressionanti.
La prossima è forse una delle chiese più importanti, il Santuario di San Costantino, alla periferia del paese. L’edificio, in un misto di trachite rosa e calcare bianco, è imponente, e nonostante sia stata costruita solo cento anni fa, risulta elegante. Qui intorno si svolge l’Ardia di San Costantino, come a Sedilo il 7 luglio, la corsa di cavalli che anche qui risulta altrettanto spericolata, e che viene rappresentata in molti murales del paese.
E per finire il giro delle chiese arriviamo alla chiesa di San Pietro, poco fuori dal centro abitato. Questa, a differenza delle altre, è costruita con pietra vulcanica scura. Non possiamo entrare all’interno, ma la sua posizione è magnifica. Da qui godiamo di un panorama incredibile, col paese poco distante, le cime vulcaniche, il cucuzzolo di Bonvehì in territorio di Mara, e tutto il territorio che va verso la costa di Bosa.
La mattina finisce alla visita del Museo del Cavallo. Qui si trovano tutta una serie di oggetti e documenti relativi a quest’animale che in questi territori viene allevato con cura ed ha una notevole importanza. All’interno del museo anche una serie di opere bellissime di un artista che non conoscevo, Gustavo Pesarin.
La sera, dopo una mia esibizione davanti a Sindaco, amministratori, cittadini e giovani ragazzi e bambini, e dopo una serata in pizzeria, durante la quale i commensali hanno generosamente fatto colletta che mi viene donata dallo scoppiettante Sindaco Mariano, tra una battuta e l’altra, vado a dormire al b&b Sopra Sa Corte, e mentre fuori stranamente pioviggina, penso alla ricchezza di questo paese ma soprattutto a due cose: arte Pesarin e caffè Bonvey.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Al Museo del Cavallo mi hanno colpito le meravigliose opere di Gustavo Pesarin, disegni, stampe, ceramiche. La mia ricerca su questo personaggio è facilitata dal suo Curriculum Vitae, incorniciato vicino ad alcune delle opere. Così recita il primo paragrafo: “Pozzomaggiore: Il 28 gennaio 1939 sono nato al primo piano di un palazzetto di via Grande, presso S.Croce (oggi casa Usai-Casule). Mi hanno chiamato Gustavo, quasi come mio padre”
E poi si susseguono gli altri paragrafi, Anni Scuole Elementari, Scuola Media in Pozzomaggiore, Sassari, Torino Politecnico, Firenze Facoltà di Architettura, Sardegna Cagliari dove svolge la libera professione d’architetto che “a quei tempi, in Sardegna, era una figura non ben intesa, era spesso sentita senza stringenti valori ne’ modelli di rigore sia formale che psicologico”, e infine Urbino, dove tuttora risiede, utlimo paragrafo del suo CV che si conclude così: “Urbino, per chi sa intendere, è, in assoluto, la Città dell’Anima”. E poi la sua firma. Un CV che denota anche le doti di scrittore.
Giomaria, che mi ha fatto compagnia per tutta la giornata, mi parla della sua attività di torrefazione e prima di pranzo mi porta a vedere lo stabile dove viene prodotto il Caffè Bonvey. E qui traspare la passione per il caffè, la cui produzione (nonché preparazione) è una vera e propria arte. Mi perdo ad osservare i macchinari e i contenitori pieni di chicchi dal colore scuro, e sono contento di trovare in Sardegna realtà speciali come questa persone intraprendenti e professionali, mentre Giomaria prende un paio di pacchi di caffé che deve consegnare a qualche suo cliente.
Nel pomeriggio poi non posso non assaggiare il suo caffè, dunque ci rechiamo in un bar dove mi gusto il Bonvey, che reputo di altissimo livello, perché mescola il sapore abituale del nostro caffè, con un gusto un po’ più moderno, che mi ricorda le qualità di caffè ormai utilizzate nelle caffetterie più “in” di Londra e New York, dove si dice che la cultura del caffè sia all’avanguardia. E infine Giomaria mi spiega il nome: Bonvey, Bonvehì, Bonu ighinu, Buon vicino. Ma di questo ne parlerò nella giornata di domani a Mara.