153-Olbia-blog-feature

153/377: Olbia

ISPIRAZIONE

153-Olbia-blog-5

Mi sto avvicinando ad una grande città. Se ne sente l’energia, già in strada, col traffico sulla statale 125. Passo accanto all’aeroporto e dopo aver passato svincoli e rotatorie enormi entro in città e arrivo a casa di Selenita che mi ospiterà per la giornata di oggi e anche per i giorni di Pasqua in cui mi fermerò. Decido di ripartire le cose da fare e da vedere anche nei giorni di pausa, in modo da prendermela con calma, riposare un po’ e lavorare al blog. E questo è il resoconto schematico in ordine sparso delle attività:

– Saluto al personale dell’Ufficio del Turismo del Comune

– Saluto in Biblioteca

– Passeggiata per il bel centro storico, stradine, casette ristrutturate, la chiesa di San Paolo Apostolo, resti di mura puniche, e visita alla chiesa di San Simplicio e alla bellissima Necropoli sottostante

– Visita al Museo Archeologico, dove imparo la ricca storia di Olbia e ammiro i resti delle navi romane trovate durante dei lavori nell’area del golfo

153-Olbia-blog-3

– Visita al Castello di Pedres, da dove si ammira una bellissima vista su tutta la piana e il golfo di Olbia, e visita alla vicina tomba dei giganti Su Monte ‘e s’Abe.

– Per la serie “visite al buio”, visita notturna e sotto la pioggia al bellissimo pozzo sacro Sa Testa.

Poi ci sono le cose che hanno bisogno di un po’ più di parole:

153-Olbia-blog-2

L’Archivio Mario Cervo è una bellissima struttura che ospita una preziosa raccolta di materiale musicale (e non) sardo. Gli eredi Cervo infatti stanno pian piano raccogliendo tutte le produzioni discografiche sarde. Qui si trovano delle vere e proprie rarità soprattutto in vinile, e l’archivio cresce grazie a moltissime donazioni. È proprio qui che sono stato invitato a presentare il mio progetto, e finalmente conosco Tommy Rossi, il quale, ormai da mesi, mi intervista ogni settimana alla sua trasmissione Il Mattino di Tommy su Radio Supersound. Tra il pubblico qualche viso noto incontrato in qualche altra tappa, una cugina che vive a Olbia, e persone interessate ad ascoltare la mia storia e qualche brano con l’ukulele. E durante l’aperitivo di chiusura nuove conoscenze che mi possono risultare utili per il seguito del mio tour.

153-Olbia-blog-6

Gita all’Isola di Molara. Diego, Caterina e Cristian fanno parte dell’associazione Molara, che si prende cura dell’isola e organizza visite. L’isola fa parte della Riserva Marina di Tavolara ed è visitabile solo tramite l’associazione. Oggi siamo in 12, numero massimo trasportabile in gommone. La traversata in gommone è ventosa. Il cielo è nuvoloso e i colori del mare non sono come di solito, tuttavia arrivati all’isola, la vista è fantastica, con l’isola di Tavolara immensa di fronte a noi. Esclusivamente per me hanno portato due mountain bike nell’isola e io e Cristian ci facciamo il giro dell’isola, che gli altri visitano a piedi. Visitiamo le strutture della vecchia azienda della famiglia Tamponi, caseggiati, recinti per bestiame, un caseificio. Sul lato che affaccia a Tavolara incrociamo i resti di una chiesetta e un monastero, intitolati a papa Ponziano, si dice qui esiliato e morto di stenti. Poi ci godiamo il buonissimo pranzo offerto dall’associazione e prima di ripartire riesco anche a esibirmi brevemente con l’ukulele!

Questo viaggio è un intreccio di incontri e di persone. Qui a Olbia finalmente conosco Selenita, amica di un’amica, con la quale abbiamo comunicato solo via messaggio. Lei è di Escalaplano, e a distanza si è presa cura della mia permanenza nel suo paese natale. Quando arrivo a casa sua è come se ci conoscessimo da sempre. Casa di Selenita diventa anche casa mia per quattro giorni…e gli artisti sono disordinati. Ma Selenita sembra non curarsi del caos che si è creato man mano che le mie cose venivano sparse di quà e di là per l’appartamentino. Faccio lavatrici e stendo. E con lei ne approfitto per fare commissioni in una città grande!

153-Olbia-blog-1

“Siamo invitati a pranzo a casa di un amico” mi dice Selenita, “vedrai, è una casa un po’ particolare”. Prendiamo l’ascensore, arriviamo all’ingresso. Ci apre Gianni. Entro…WOW! La casa di un artista. Oltre le mie aspettative. Gli occhi girano a destra e a sinistra per guardare non solo tutte le opere d’arte appese e sparse in giro ma sopratutto il decoro degli ambienti, muri, porte, finestre, tutto “personalizzato”. E poi pian piano facciamo conoscenza.

Gianni è un artista. Alle pareti sue opere, quadri, plastici, in tre dimensioni, che mi illustra. Poi fa vedere i cataloghi fotografici delle sue opere, ai quali vengono aggiunti dei testi, diventando loro stessi delle nuove opere d’arte. Mi colpisce la serie chiamata ‘Rotte invisibili’, una serie di barchette bianche incastonate in cornici nere. Viaggi. Di persone che hanno intrapreso percorsi e realizzato opere che hanno fatto progredire l’umanità, a volte interrotti, e poi ripresi da qualcun’altro. Con questo mio progetto mi sento anch’io parte di una rotta invisibile. E perché no, penso rotte di ognuno di noi. E poi in questo periodo storico non posso non pensare alle rotte dei migranti, ma questa è un’altra storia. Noto anche degli scarponi dipinti con dei fili colorati su un piedistallo, un progetto chiamato ‘Summer of Love’ ispirato dai ‘figli dei fiori’.

Le giornate a Olbia le trascorro tutte con Selenita e Gianni. Durante la visita al castello di Pedres Gianni mi chiede se sia disponibile a farmi fare qualche foto. Certo. Ci mettiamo in cima ad un masso granitico che si affaccia sulla vallata e Gianni tira fuori le scarpe coi fili colorati. “Indossa queste”. Poso con le scarpe. Gianni stende bene i fili sul granito. Sono come radici. Le mie radici. Che mi connettono alla roccia sarda. E Gianni immortala il momento.

 

FRAMMENTI SONORI

153-Olbia-score

 

BREVI NOVELLE SARDE

153-Olbia-blog-4

Cristian dell’associazione Molara mi porta a vedere un grande tafone su una roccia granitica all’estremità dell’isola. Viene chiamata la Grotta del bandito perché sembra che nell’800 trovò rifugio un fuorilegge. La cavità è chiusa da muri costruiti dall’uomo, come spesso accade, per ricavarne degli ambienti chiusi, generalmente per tenere animali, e qui ci abitò anche un pastore. E Cristian mi racconta la storia degli innamorati dell’isola di Molara. Una coppia che scappò di casa per rifugiarsi qui dalle famiglie che non approvavano la loro unione. Quando il padre di lei sbarcò sull’isola armato di fucile per recuperare la figlia, il pastore della grotta dovette intercedere per evitare che avvenisse una tragedia. La coppia rientrò sulla terraferma e alla fine si sposò. Questa storia non è leggenda ma viene raccontata dalla stessa coppia, ormai anziani.