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116/377: Jerzu

ISPIRAZIONE

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Parto di mattina presto. So che mi aspetta una bella salita dunque sono già ben disposto psicologicamente. Prendo la vecchia strada 125 che si inoltra verso le montagne. Curva dopo curva la strada sale sempre fino a che entra nella vallata del fiume Pardu e vedo i tacchi calcarei di fronte a me. I terreni nella piana fluviale che vedo sotto la strada sono coltivati con vigne, il famoso Cannonau di questa zona. Arrivo al valico Genn’e Crexia e prendo la provinciale per Jerzu. Sul fianco della montagna si vedono anche Ulassai, Osini e dall’altra parte della valle Gairo dove sarò nei prossimi giorni. Sto entrando nel cuore dell’Ogliastra.

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Passo diverse cantine di Cannonau e poi arrivo all’ingresso del paese. Salgo la strada principale ed entro in un bar per cercare una sistemazione per stanotte. Trovo il bnb Selu e Alberto viene a prendermi in macchina “ti porto io i bagagli, c’è un po’ di salita”. Seguendo la macchina capisco. Jerzu è sul fianco della montagna e il bnb è proprio nella parte alta, quindi salite ripidissime! Arrivato mi sistemano in una casetta proprio a ridosso del bosco e di un masso calcareo pericolosamente inclinato in avanti, ma da geologo mi fido della sua posizione! La vista è bellissima, con i tacchi calcarei alle spalle.

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Alberto mi consiglia di prendere il Sentiero Italia che passa proprio sotto le pareti calcaree. Dunque mi metto in bicicletta e inizio a salire, per strade miste, un po’ di cemento, ma soprattutto sterrato. Dopo un po’ arrivo proprio sotto le pareti calcaree, immense, e rimango un po’ qui a contemplare il paesaggio. Faccio uno spuntino e un po’ di manutenzione alla bici, dopodiché ritorno in paese, volando in discesa e ammirando il panorama che non stanca mai gli occhi.

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Nel pomeriggio faccio un giro nel paese. So già che dovrò scendere parecchio e poi risalire. Mi inoltro nel centro storico e mi colpiscono i viottolini strettissimi e le scalette in pietra che spesso li uniscono. Le case sono quasi tutte ristrutturate ma se ne vede ancora qualcuna in pietra. Passo accanto alla chiesa di San Sebastiano, moderna, e poi riesco sulla strada principale, che percorro fino alla fine del paese in basso. Qui ammiro alcune statue in calcare in un piazzale, raffiguranti l’emblema di Jerzu, il vino, nelle sue diverse sfaccettature.

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Risalgo lentamente, passando accanto all’altra chiesa di Sant’Erasmo, sempre moderna, arrivo alla piazza del Comune, con un grazioso belvedere abbellito di panchine antistanti il monumento ai caduti, e poi mi riarmo di coraggio per affrontare la dura salita che mi riporta al bnb. Non lontano da qui c’è la vecchia stazione dei treni, ormai chiusa dal 1956, nella quale ora si trova un museo dedicato all’artista Maria Lai. Essendo però in territorio di Ulassai, decido di lasciare questa visita alla giornata di domani. Lavoro nella mia piccola casetta “sotto la roccia” e vado a letto senza aver assaporato una goccia di Cannonau!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

A Jerzu è nata un’iniziativa molto originale: quella dei fuochi nuragici. Si svolge ormai da qualche anno una manifestazione chiamata I Fuochi Sacri dei Nostri Padri, nella quale vengono accesi dei fuochi in prossimità di vari nuraghi del territorio, Corongiu, Gedili, Erriu Pessiu, Tecodì e S’Omu ‘e s’Orcu, di notte, in modo da mettere in comunicazione visiva tra di loro i diversi siti, e ricostruire così un plausibile scenario di come gli antichi abitanti di questi luoghi potevano comunicare.

Questa manifestazione sta prendendo piede anche nei comuni vicini, che hanno nelle varie edizioni aderito all’idea, estendendo così la superficie e la rete di connessione tra i siti nuragici. Dapprima Ulassai, poi Osini, Gairo e Ussassai. Chissà se negli anni questa rete si estenderà. Vi immaginate cosa sarebbe una notte con tutti i nuraghi sardi accesi? Probabilmente di vedrebbe dallo spazio!