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207/377: Muros

ISPIRAZIONE

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Anche oggi mi muovo, per l’ultima volta, da Sassari per raggiungere Muros, un altro paese del Coros, questa regione nei dintorni di Sassari. Ripercorro la strada dei giorni scorsi, per la terza volta, ripassando da Tissi e Ossi, per rendermi conto solo dopo che avrei potuto cambiare e percorrere la ripidissima e sinuosa discesa detta Scala di Giocca, al fondo della quale si trova il famoso cementificio abbandonato sulla SS131 e la stazioncina del treno della vecchia linea Ozieri-Chilivani-Porto Torres. Esco da Ossi e costeggio il costone calcareo per arrivare poco dopo a Muros, alle pendici del monte Canechervu.

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Qui incontro l’amico Gian Piero, sassofonista dell’Orchestra Jazz della Sardegna, col quale anni fa collaborammo insieme ad un progetto. Insieme incontriamo il vice-sindaco Elena e un assessore, che mi danno il benvenuto regalandomi qualche libro, e mi augurano una buona giornata in paese. Gian Piero mi sistema a casa sua e so che oggi sarà una giornata di relax. Il giro del paese prevede una camminata, alla scoperta di angoli caratteristici e di alcuni murales rappresentativi della vita di questo paese. Saliamo nella parte alta per arrivare alla base di Sa Rocca Ruja, un sito archeologico al momento irraggiungibile per la fitta vegetazione che ci sbarra la strada, dove si trova una sepoltura ipogeica a metà tra domus de janas e tomba dei giganti.

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Torniamo indietro, passando da una bella fontana dell’800, e arrivando al parco comunale, che rimane sempre sotto il costone calcareo, e percorriamo il suo sentiero principale, all’ombra della vegetazione, che ci riporta poi al bordo dell’abitato. Qui visitiamo la chiesa di San Gavino, Proto e Gianuario, e poi l’anfiteatro comunale all’aperto, dal quale si gode di una bellissima vista su tutta la sulla vallata sottostante, e alle colline oltre, fino a Osilo.

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Nel pomeriggio incontro l’archeologa Nadia Canu, di Muros, conosciuta per caso in una stradina di montagna mentre pedalavo verso Nulvi, con la quale parliamo di beni archeologici della Sardegna davanti ad un caffè. Subito dopo con Gian Piero ci mettiamo in macchina per fare un giro nel territorio circostante. Percorriamo la strada che porta verso Florinas, passando da Cargeghe, i miei prossimi due comuni, e arriviamo fino alle cave di Florinas e alla chiesetta di Sant’Antonio di Ossi, per poi riprendere la strada che torna a Muros dall’alto del monte Canechervu. La vista è bellissima, sia in direzione di Sassari che in direzione est.

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Tornati in paese, io e Gian Piero ci dedichiamo alle attività che sappiamo fare meglio: dapprima una bella suonata di jazz nel suo studiolo, e poi, insieme ad un gruppo di amici, una mangiata e bevuta colossale, una “ziminata” da non dimenticare (lo zimino è un piatto tipico del sassarese, un insieme di frattaglie d’agnello o di bovino arrosto).

 

FRAMMENTI SONORI

con Giampiero Carta al sax tenore

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BREVI NOVELLE SARDE

Mi pento di non aver percorso la Scala di Giocca per venire qui oggi. Avrei percorso un tratto storico della più antica gara in salita della Sardegna. E per ricordare questa storica gara, nata nel 1924, ogni anno si svolge un raduno di auto d’epoca che di solito si danno appuntamento in Piazza d’Italia a Sassari per partire alla volta di Osilo, passando appunto dalla Scala di Giocca, da Ossi, Muros, Cargeghe, Codrongianos, Ploaghe. L’anno scorso c’è stata anche l’elezione di “Miss Volante”!

L’altro motivo per cui mi pento di non esser passato di qui, è che avrei probabilmente visto da molto vicino il cementificio abbandonato che si trova alla base della Scala di Giocca. Apprendo dalla consultazione del bellissimo sito www.sardegnaabbandonata.it che il cementificio aprì nel 1957, passò un periodo florido di produzione negli anni ’60 e 70’ poi un insesorabile declinio fino alla chiusura definitiva nel 2010. Rimane una grossa struttura di archeologia industriale, che si spera un giorno possa comunque essere valorizzata e fruibile al pubblico.