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89/377: Uta

ISPIRAZIONE

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Parto presto da Poggio dei Pini in direzione Capoterra. Rientro in paese per fotografare qualche scorcio visto che oggi il tempo è migliorato e prendo poi direzione per Uta. Attraverso una zona granitica percorsa da diversi corsi d’acqua che mostrano tutti i segni delle piogge pesanti di quest’anno. Dietro di me le pendici del monte arcosu dove si trova l’oasi naturalistica del WWF. Scendo nella piana alluvionale e arrivo alla zona industriale di Macchiareddu, condivisa dai comuni di Assemini, Capoterra e Uta. In mezzo a stabilimenti e pale eoliche sono costretto a percorrere un tratto di 4 corsie, per fortuna non molto trafficata oggi. E poco dopo arrivo a Uta.

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In Comune mi aspettano il Vice Sindaco MIchela, l’assessore Michela (evvai…nome in meno da ricordare!) e mi fanno raccontare il progetto davanti a tutto lo staff del comune riunito in aula consiliare! Usciti nella piazza mi colpiscono le decine di ulivi, qualcuno probabilmente secolare, ben curati, e che danno a questo vasto spazio un che di magico. La parete di fondo del Comune è addobbata da un bel murale dal gusto contemporaneo dell’autore Tellas rappresentante proprio un ramo d’ulivo.

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La prima tappa del giro è la chiesetta romanica di Santa Maria, proprio ai bordi del paese. Questo era il vecchio nucleo originale del paese, che venne poi abbandonato perché luogo di continue alluvioni. Uta si trova in prossimità dei due grossi fiumi, il Cixerri e il Flumini Mannu (fiume grande), che ne hanno influenzato lo sviluppo. Nonostante siamo in pianura, esistevano una zona bassa e una alta del paese (le antiche Uda iossu e Uda susu). Lo spostamento del corso dei fiumi e la costruzione di grossi argini hanno reso il paese molto più sicuro, nonostante qualche alluvione anche recente lo abbia colpito. La chiesetta è magnifica, calcare bianco-giallastro, ben conservata sia fuori che dentro. Tutt’intorno un bel parco, con ulivi secolari. Vengo atratto da una cabinetta in legno, contenente libri, una postazione di booksharing recentemente installata dalla biblioteca.

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Tornati verso il centro visitiamo la chiesa di Santa Giusta, la patrona, in una bella piazza, su cui si affacciano delle case storiche ben tenute. Da un cortile si intravede una bella palazzina tutta in mattoni di ladiri. Poco distante un altro bel murale contemporaneo raffigurante il fiume e la sua vita, opera di Crisa.

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La sera visitiamo la Scuola Civica di Musica. Troviamo Luca, l’insegnante di pianoforte, che ricorda di aver suonato con me in una jam sessione qualche anno fa! Una bella realtà per dare la possibilità a giovani e meno giovani di avvicinarsi alla musica. Subito dopo andiamo in biblioteca dove ci attende Ignazia per il thé e biscotti delle cinque. Qui raduniamo qualche utente, quattro bambine e una coppia di anziani e improvvisiamo due chiacchere sul mio progetto. Come sempre mi ascoltano tutti con stupore e le bambine mi fanno un sacco di domande.

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A fine serata ci raggiunge il sindaco Giacomo e prima di cena ci rechiamo nella sala prove del centro polifunzionale, dove si trova anche la biblioteca. Qui diversi gruppi si ritrovano per suonare e stasera incontriamo dei ragazzi, alcuni che vengono anche dai paesi limitrofi, che suonano musica originale, post-punk, fresca. Questo fermento che viene dalle ‘periferie’ mi da un po’ di speranza che la scena musicale moderna sarda rinasca, un po’ come era fino agli anni ’90, e che soppianti il karaoke!

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Uta ha dato i natali a due sorelle musiciste che ormai battono le scene internazionali, Paola e Sara Meloni. Le conosco dai tempi del conservatorio, poco più che ragazzine, Paola pianista, vive e lavora a Parigi. Sara violinista, non ho capito dove viva, negli ultimi anni dai social media la vedo sempre in giro per il mondo nelle più svariate situazioni, dalla musica barocca al minimalismo contemporaneo dell’amico Stefano Guzzetti. Con Sara abbiamo condiviso qualche anno nel corso di composizione, la morte (e il funerale) del nostro amato maestro Giampiero Cartocci, anni di orchestra degli studenti del Conservatorio, e una produzione al teatro d’opera di Sassari.

Oggi penso a Sara e mi chiedo in quale parte del mondo si trovi. Quando ci rechiamo in biblioteca con l’assessore Michela, incrociamo due signore, una delle quali ho il ricordo di aver conosciuto. La fermo e le chiedo “lei è la mamma di Sara?”. È proprio lei! L’avevo vista solo una volta circa 12 anni fa, ma ho riconosciuto l’aria di famiglia. La obbligo a farci un selfie, che mando subito a Sara. La risposta è immediata “sono a Uta! Ma parto domani per un tour negli Stati Uniti!” L’incontro è d’obbligo. Sara mi raggiunge in pizzeria e passiamo la notte a ricordare storie e a raccontarci questi ultimi anni in giro per il mondo.

Devo ammetterlo, anni fa avevo un debole per Sara, tanto che in quel periodo scrissi un brano (o anche di più) dedicato a lei. Un giorno di rientro da Uta, fischiettai una melodia e decisi di intitolarla ‘La piana di Uta’. Visto lo stile jazz decisi di ‘americanizzare’ il titolo in ‘Le pianure dello Utah’. Per un po’ il titolo rimase quello. Un giorno, guardando un atlante, mi resi conto che nello Utah non c’è l’ombra di una pianura, tutte montagne! Dunque il brano venne rintitolato ed è rimasto ‘Pianure’.