Olzai

8/377: Olzai

ISPIRAZIONE

Olzai
Opera di Carmelo Floris. Dettaglio

Anche oggi parto presto per evitare la pioggia. Volo in discesa da Sarule al bivio per Olzai. Rivedo l’ulivo secolare visitato ieri. Poi un po’ di salita, ripagata dalla vista incredibile sulla vallata.

Olzai è piccola e incastonata alla fine di una valle ai piedi delle montagne. Mi piace già. Anche qui tutto è granito. L’arginamento che convoglia le acque di un torrente corre lungo tutto il paese. Il rumore dell’acqua che scorre e che salta i dislivelli si sente un po’ dappertutto.

Olzai
Scorcio del centro storico

Il paese è semideserto. Tutti a messa. Poi tutti in cimitero. È il giorno dei morti. Non mi faccio intimorire. Voglio visitare. Ma ha iniziato a piovere. E molto. Allora decido di riposarmi. Dormo per un bel po’. La stanchezza della prima settimana.

Di sera mi incammino verso uno dei pochi mulini ad acqua esistenti in Sardegna, fuori paese, una salita molto ripida Ce n’erano tanti lungo l’arginamento, ma l’alluvione del 1921 li aveva spazzati via tutti, ora rimane solo questo.

Olzai
Canale che taglia in due il paese

Incontro la Sindaca e gli amici della Pro Loco che mi hanno trovato l’alloggio. Mi fanno aprire eccezionalmente la Casa Museo del pittore Carmelo Floris, vissuto e morto qui. Il suo studio, all’ultimo piano, è grande fonte di ispirazione, disegni, quadri, libri, appunti, foglietti. Floris disegnava dappertutto, aveva sempre una matita con sé. Vado via pieno di voglia di scrivere.

Olzai
Lo studio di Carmelo Floris

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Zia Peppina, 80 anni, mi accoglie in una casa meravigliosa, con una tromba di scale larga, da nobili, e mi mostra la mia stanza al secondo piano. ‘La cucina e la mia stanza sono di sopra’ mi dice. Al terzo piano. Peppina si fa le tre rampe di scale tutti i giorni, più volte al giorno. ‘Eh cosa vuole che sia!’ mi dice quando le chiedo come faccia senza ascensore.

Mentre mangiamo, Zie Peppina mi racconta decine di storie del paese, di come l’alluvione avesse distrutto molte case, e della ricostruzione dell’arginamento, di come in paese ci fossero nove macellai e ora neppure uno, ‘non c’è neppure un parrucchiere!’. Mi racconta anche di Carmelo Floris, delle sorelle Mesina, talmente ricche che una di loro sedette accanto al Re e alla Regina d’Italia in visita a Nuoro, del dottor Dore primo deputato sardo in parlamento.

Peppina mangia quanto me, non mi fa lasciare nulla, ‘mangia tranquillo!’ continua a ripetermi riempiendomi il piatto per la terza o quarta volta. Continua i racconti, le donne di paese divorziate, gli uomini che hanno scoperto le mogli con altri, l’unico matrimonio dell’anno, l’ultimo morto, la madre che le diceva di avere sempre un forno per il pane in casa ‘nel caso di un’altra guerra’, il padre che si era preso cura dei cinque figli di un amico morto schiacciato da una pietra in cava.

Quando il telefono squilla, prendo un attimo di tregua. Sento Peppina che discute animatamente in sardo nuorese, al quale in questa settimana ho iniziato a fare l’orecchio, e capisco che alla fine della telefonata mi aspetta una nuova e interessante storia di paese!