68/377: Carloforte
ISPIRAZIONE
Oggi è una giornata speciale. Il primo comune sopra un’isola nell’isola. Carloforte sull’isola di San Pietro. Mi metto in bici di buon mattino ma solo per fare la poca strada che mi porta all’imbarco del traghetto a Portovesme. È una bellissima giornata e non vedo l’ora di essere arrivato per girare un po’ l’isola in bici. Salgo, lego la bici nel garage e mi metto sul ponte, all’aperto, non c’è nessun altro, tutti dentro al calduccio, mentre io mi voglio godere il fresco e la vista.
Carloforte si avvicina lentamente fin quando le case del paese iniziano a distinguersi. Sbarco sulla via del lungomare e subito mi accoglie Tonio, un amico avvisato da Claudia di Portovesme (ormai il passaparola è diventato un elemento fondamentale di questo viaggio). Tonio mi offre un caffè e mi regala un libro sulla storia di Carloforte cosicché possa farmi un’idea della storia di quest’isola. Già al bar mi rendo conto (come è già successo ad Arborea) di essere in un posto ‘poco sardo’. L’accento di Carloforte è inconfondibile, il Tabarchino per me incomprensibile come il Ligure da cui proviene.
Usciti dal bar Tonio mi fa vedere il monumento al sovrano Carlo Emanuele III, senza un braccio, e mi racconta che il braccio fu mozzato perché quando Carloforte era in procinto di essere invasa dai Francesi, il popolo sotterrò la statua per preservarla ma un braccio sporgeva dal terreno, e nella fretta di nasconderlo venne mozzato. La statua è poi rimasta così. Percorriamo il Corso, arrivando alla piazzetta centrale, con la chiesa di San Carlo di fronte. Da una strada laterale si vede una bella scalinata tra palazzi eleganti, mentre dall’altra parte una via ci porta al piccolo santuario della Madonna dello Schiavo, chiamato così perché contenente un statua ricavata dalla polena di una nave, ritrovata sulla costa probabilmente proveniente dalla Tunisia, e venerata dagli schiavi carlofortini.
Faccio il check-in al bnb Il Ghiro, sulla piazza principale, Tonio mi lascia, e io giro un po’ in bicicletta per i vicoli stretti del centro, ordinati e puliti, prima di decidere di farmi un bel giro nell’isola. Entro in una bottega per comprarmi il pranzo al sacco, e via! “Oggi sto tutto il giorno solo” penso. La giornata è bellissima e io ho voglia di godermi quest’isola in solitudine.
Mi avvio verso il tratto di costa delle spiagge, ma passate le vecchie saline cambio idea visto che son già stato in alcune di quelle spiagge e decido di dirigermi verso il faro, dall’altra parte dell’isola. Pedalo per una decina di chilometri, salendo e costeggiando rocce vulcaniche che cambiano di continuo. Quest’isola è un libro aperto di vulcanologia! Arrivo nella parte alta, con alcune case sparse, poi inizia una lenta discesa, prima all’interno di una pineta, poi in un paesaggio quasi lunare.
Arrivo a Cala Fico, e la parete quasi bianca si staglia sul mare, con le onde che si fracassano contro producendo un boato inquietante. Mi fermo a guardare e ascoltare per un po’, in solitudine. Una solitudine che dura poco.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Sono solo a Cala Fico. Tornando verso la bici vedo un ragazzo seduto su una roccia, e un altro che lo raggiunge. Quando gli passo accanto li saluto. Sono una guida turistica e un turista. Si chiamano entrambi Lorenzo (un nome in meno da ricordare!). Mi dicono che stanno iniziando il sentiero verde all’interno dell’oasi faunistica della Lipu, e allora mi unisco a loro. Lorenzo 1 (la guida) conosce il sentiero pietra per pietra, e ci racconta delle specie di uccelli che vivono qui, rapaci importanti come il Falco della Regina, poiane, gheppi e tante altre specie. Poi ci illustra alcuni tipi di piante, poche, che riescono a vivere in quest’ambiente ostile, quasi desertico. Il paesaggio e la vista sul mare sono fantastici, il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli sottostanti è fortissimo, e noi passiamo tra pietre completamente erose e dilavate dagli agenti atmosferici, fino a ritornare alla strada principale. I due Lorenzi vanno al faro a mangiare, poco distante da qui. Li raggiungo in bici. La vista da qui è ancora più incredibile, ampia, con la distesa di mare blu davanti e le scogliere vulcaniche ai lati. Lorenzo 1 ci porta giù lungo un vecchio cammino minerario usato per portare il materiale al piccolo imbarco sottostante. Ua stretta gola che finisce in una piccola insenatura. Lorenzo 2 è giovane, vive ad Arezzo ed è in vacanza solitaria. Il padre è di Quartu Sant’Elena e lui è molto legato alla Sardegna. Arrivati in basso ci sediamo sugli scogli e mangiamo i nostri panini, chiaccherando al suono delle onde che si infrangono violentemente a pochi metri da noi. Lorenzo 1 crea una scultura di pietre una sull’altra, ma che sfidano la forza di gravità e l’equilibrio poggiando sugli spigoli, impressionante. Risaliamo il ripido sentiero e ci lasciamo al parcheggio del faro, dandoci appuntamento per la sera. Ceneremo insieme in pizzeria, raccontandoci storie di vita, Lorenzo 1, 46 anni come me, storie un po’ più vissute, di viaggi e lavori in giro per il mondo, Lorenzo 2, 23 (?), storie fresche, di ragazze lasciate e di ragazze incontrate. Vado a dormire contento di essere stato in compagnia, rimandando la giornata di solitudine completa a giorni migliori (o peggiori…).