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59/377: Arbus

ISPIRAZIONE

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I quattro giorni di pausa natalizia sono stati un buono stacco dal mangiare! Al contrario della maggior parte delle persone, ne ho approfittato per mangiare leggero, principalmente verdure e minestre! Sono riuscito anche a recuperare un po’ di lavoro nel blog.

Il fatto di aver interrotto il ‘viaggio’ invece mi ha lasciato un po’ spaesato, trasportato per quattro giorni fuori dal percorso. E oggi sul treno, non appena rivedo il profilo del Monte Linas e dell’Arcuentu, ho la sensazione di ritorno a casa, da dove avevo interrotto.

La giornata è bellissima anche se fresca, sembra arrivato il nostro tipico clima invernale, col cielo terso. Ho un po’ da pedalare dalla stazione dei treni di San Gavino fino ad Arbus. Dopo circa 12 chilometri, la maggior parte su un rettilineo, arrivo a Gonnosfanadiga e mi fermo dall’amico Mario per un caffè prima di affrontare la salita verso Arbus.

Ho infatti deciso di evitare la salita da Guspini, ma di arrivare dall’altra strada, leggermente meno ripida. Il tragitto è molto piacevole specialmente ora che la temperatura è salita.

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Dopo sette chilometri, la maggior parte dei quali in salita, entro ad Arbus dalla parte bassa del paese. Poco dopo, senza volerlo, mi ritrovo al ristorante di Mariano, che si prenderà cura di me per tutta la giornata. Mi rifocillo e prendo la direzione dell’hotel, dall’altra parte del paese.

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Trascorro il pomeriggio a esplorare il paese a piedi. Tutto un sali e scendi. Nel centro le case vecchie sono ben tenute, la maggior parte in granito, ma anche moltissime costruzioni moderne. Scendo verso la chiesa di San Sebastiano, con un bel piazzale al lato. Poi devio per salire verso una delle parti alte. Arrivo sino alla base della bellissima pineta, da cui si gode una vista incredibile delle montagne che circondano Arbus e del paese. Dalla moderna chiesetta della Madonna del Rosario, di un giallo sgargiante, ammiro la discesa del sole verso occidente. I colori sono spettacolari, il rosso tinge tutte le case del paese.

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Dopo il tramonto del sole, ne approfitto per visitare due luoghi chiusi. Prima una bella mostra fotografica sull’archeologia della zona, nell’info point, a ridosso di alcuni resti archeologici incorporati in un piazzale recintato. La guida Francesco mi conduce alla scoperta (virtuale) del protonuraghe Cugui, poco fuori l’abitato, tutto ancora da scoprire, circondato di menhir, dolmen, luoghi di sepoltura e pozzi sacri.

Come ho già detto, ancora tanto da fare nel mondo dell’archeologia sarda. A fine serata visito il Museo del Coltello Sardo. Nel cortile si trova un coltello gigante, il più pesante al mondo, certificato perfino dal Guinness dei primati. All’interno una bella mostra di coltelli artigianali, locali e non, molti dei quali eseguiti dall’artigiano Paolo Pusceddu, che in un video mostra l’intera fase di produzione del tipico coltello, l’Arburesa.

FRAMMENTI SONORI

Ispirato da un tramonto rosso.

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BREVI NOVELLE SARDE

La sera della mia giornata a Pabillonis vengo portato a cena ad Arbus, nel ristorante Sa Lolla. Mariano, il proprietario, ci accoglie gentilmente e ci serve dell’ottimo cibo a base di pesce. Chiacchierando, Mariano viene a sapere del mio progetto, si incuriosisce, mi chiede se abbia già dei contatti ad Arbus. Quando gli dico forse, subito mi dice “se hai problemi non ti preoccupare, sei mio ospite”, e mi dà il suo numero di telefono.

Dieci giorni dopo lo chiamo, perché ad Arbus non ho trovato nessun altro contatto e ho bisogno dell’ospitalità. Quando arrivo al ristorante a ora di pranzo, c’è già un tavolo apparecchiato per me, con l’aperitivo di benvenuto. Mariano mi accoglie felice, si siede con me a parlare, mi fa portare un bell’antipasto di terra, carne di agnello tenerissima e patate, cucinati egregiamente dal suo socio Enrico, anche lui gentilissimo, e un boccale di vino nero. Poi caffè e ammazzacaffè. Quando chiedo a Mariano se il pomeriggio sia occupato, e dove dovrò prendere alloggio, lui mi dice di avermi prenotato un albergo, così potrò stare in tranquillità. “Purtroppo è dall’altra parte del paese, due chilometri…ed è tutta salita”.

Dopo aver girato e lavorato tutto il giorno, e cenato in albergo, torno da Mariano a piedi per un aperitivo. Mariano mi sorride sempre, mi chiede di me, della mia vita, non parla di sé. Mi offre mirto servito con un rametto con bacche di mirto fresco, e quando finisco, me lo riversa. Infine mi regala una bella ceramica a forma di Sardegna per ricordarmi del suo locale. Ecco, questo tra tanti è il tipo di accoglienza che sto ricevendo. Rifaccio i due chilometri di salita a piedi e al freddo felice di aver trovato una persona fuori dal comune. Come la sua cucina!