Bauladu

38/377: Bauladu

ISPIRAZIONE

Bauladu
Campanile della chiesa di San Gregorio

Una breve pedalata, quella da Milis a Bauladu, unica nota interessante ho salutato una fila di ciclisti, alcuni erano molto giovani, tra cui un bambino.

Poi lo scavalcamento della 131, questa striscia che non fa parte del mio percorso di viaggio e dunque passa quasi inosservata ogni volta che le passo sopra (a proposito del significato socio-geografico di certe strutture mi viene in mente il libro London Orbital di Iain Sinclair sul raccordo anulare M25 che corre intorno a Londra).

Bauladu
Murale

Entro nel paese, proprio accanto alla 131, a ridosso di una collina. Ben curato, ancora si vede il basalto usato per le costruzioni. Arrivo nella piazzetta centrale, dove transita la gente inizia in uscita dalla bella chiesa di San Gregorio che si affaccia proprio qui. Su un lato un bel murale e il monumento ai caduti, molto particolare, una specie di Stonehenge di basalto.

Mi viene incontro l’assessore Nanni che cordialmente mi offre un caffè. C’è un bel tepore e ci sediamo nei tavolini all’aperto della piazzetta. Poco dopo arrivano il Sindaco Davide ed Elia, dal quale sarò ospite per la notte. Oggi è domenica e, per pranzo, è stata organizzata una gita per gli anziani alla peschiera di Cabras.

Bauladu
La peschiera di Cabras

Nonostante non sia l’ideale lasciare Bauladu per qualche ora (mi sembra quasi di tradirla durante la mia giornata dedicata a lei, “custa bella bidda“) alla fine è una bella occasione per socializzare con una parte di popolazione, ma soprattutto di mangiare dell’ottimo pesce, dopo cinque settimane di dieta carnivora spietata!

Rientrato in paese mi aspetta una bella sorpresa, prima della breve presentazione-concerto del mio progetto al centro servizi: una visita (a sorpresa per l’appunto) di due care amiche venute da Cagliari a trovarmi, Rita e Nicoletta!

Parlo, suono e poi l’immancabile domanda di una signora ‘e Bauladu cosa le ha ispirato?’ E la mia risposta “ancora nulla, visto che ero tutto il giorno con voi a Cabras!”.

Bauladu
Mattoni in fango su basalto

La mattina dopo, comunque, faccio un bel giro del paese con Elia, che si rivela una buonissima guida, conosce tutta la storia delle case di Bauladu. Alcune di queste purtroppo sono state ricostruite in maniera moderna, ma in quelle antiche si può riscontrare la presenza dei mattoni di fango e paglia, i cosiddetti ladiri, che segnano l’inequivocabile avvicinamento alla piana del Campidano. Bauladu ultimo baluardo dei monti prima della pianura.

Infine Elia mi porta alla chiesa di San Lorenzo, molto suggestiva anche perché addossata a un muro di cinta che include la base di un nuraghe con due grandi cripte, e tutt’intorno lapidi come nei cimiteri inglesi. Purtroppo è arrivata l’ora di ripartire.

 

FRAMMENTI SONORI

Ispirato dal ritmo di una canzone natalizia cantata da Vittoria, 2 anni (con parole solo parzialmente comprensibili!)

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BREVI NOVELLE SARDE

Bauladu
Casa storica con il simbolo del Du Festival

Arrivo in paese. Mi fermo di fronte al Comune. C’è una bella scultura che rappresenta il Du Festival, che da qualche anno porta artisti contemporanei e rock.

Mi viene incontro un signore.

‘Ma tu sei quello che fa il giro della Sardegna in bici… Ti ho visto da qualche parte…di dove sei?’

‘Sono di Cagliari, ma vivo in Inghilterra da 10 anni’

‘Ah so you speak English…me too’ con un accento sardo-americano.

‘…ah che sorpresa, come mai parla inglese?’

‘I lived in San Francisco California for thirty years…’ eccetera eccetera e continua a parlarmi in un buon americano per un po’.

È Antonio Matzutzi, ritornato da qualche tempo a Bauladu. La mattina dopo, prima di ripartire, mi fa entrare a casa sua a bere un caffè. La casa è bellissima, quasi un museo, piena di oggetti antichi.

La compagna Carmela è campana, ma a un tratto lui le parla in inglese e lei risponde in inglese, con un accento British fortissimo.

Lei invece è cresciuta a Bedford… Che razza di combinazioni si possono trovare in Sardegna!


Con Rita (originaria di Bauladu) e Nicoletta, le amiche venute a trovarmi da Cagliari, andiamo a trovare la cugina di Rita, Monica, perché uno dei figli suona l’organetto.

Porto l’ukulele e riesco a convincere il piccolo Tommaso, 10 anni, a suonare insieme.

Pian piano parlo del mio progetto, e anche i fratelli più grandi, Niccolò e Lorenzo, iniziano a interessarsi a me, mentre la piccolissima Vittoria gioca, canta e, ogni tanto, ci guarda interessata. Mi cercano sui social.

Poi arriva babbo Roberto, proprio quando ce ne stiamo andando. Gli spiego chi sono e gli si illumina il viso:

‘ma allora sei tu il ciclista che ci ha salutato stamattina… Ero io coi miei figli in bicicletta!’

‘ma dai! perché un giorno non mi seguite in qualche tappa?’

‘certo! i miei figli fanno parte di una squadra ciclistica di Marrubiu, il loro allenatore è Giorgio Spiga’

‘davvero? a Marrubiu sarò ospite proprio da lui!!!’

‘non è possibile!!!’

Ecco, questa è la rete di connessioni che si crea durante un viaggio del genere. Incontri e rincontri… Come ho già detto a Ghilarza.