Selargius

374/377: Selargius

ISPIRAZIONE

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Ciminiera dell’antica distilleria in Piazza Si ‘e Boi

Da ieri l’attraversamento della statale 554 ha costituito la fine del viaggio poetico, ecosostenibile e ispirato, scaraventandomi nella Città Metropolitana di Cagliari tra auto e mezzi pesanti, asfalto spesso in condizioni disastrose, edilizia disordinata, inquinamento, insofferenza degli automobilisti, indifferenza di amministrazioni comunali impegnate a gestire periferie che sembrano aver perso ogni identità. Sento già un gran vuoto dentro, un senso di apatia. È possibile che il mio viaggio debba  finire con questo anticlimax?

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Ex carceri aragonesi

Superato il parco di San Lussorio con l’omonima chiesetta romanica, giro per il paese in questa mattinata grigia e piovosa, per onorare il mio senso del dovere, quello di trattare tutti i 377 comuni in maniera uguale e senza pregiudizi.

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Dettaglio muro in centro storico

Osservo e fotografo palazzine storiche, l’ex carcere aragonese poi Caserma Cavalleggeri, e anche tracce di mattoni in fango, di forni, di sedute in pietra accanto all’uscio di casa, edifici che ricordano un paese d’altri tempi ormai scomparso.

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Forno e seduta in pietra

Per fortuna in un angolo del nucleo storico di Selargius, non lontano dall’alta ciminiera in mattoni dell’ex distilleria Si ’e Boi vengo ospitato da Cinzia nel B&B Maddrigga di Luna, una bella casa storica ristrutturata. A tavola con lei e i suoi  figli mi riapproprio delle belle sensazioni legate al senso di ospitalità e condivisione. Fuori piove ancora. Conto i comuni che mancano all’appello ma non sono abbastanza per farmi addormentare. Torna un senso di inquietudine: e dopo?

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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Chiesa di San Giuliano

Non lontano dalla chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta, si trova la chiesetta di San Giuliano dove si conclude il rito di Sa Coia Antiga, l’antico sposalizio selargino, un rito ricco di fascino che ebbe origine nel Settecento, e che, dopo un’interruzione negli anni Venti, si compie ogni anno nella seconda domenica di settembre.

I futuri sposi vengono vestiti in abito tradizionale nelle loro case natie, e poi condotti da due cortei separati sul sagrato della chiesa parrocchiale dell’Assunta, dove viene celebrato il matrimonio in lingua sarda. Dopo il fatidico si, gli sposi si legano con sa cadena de sa coia, simbolo che rappresenta l’indissolubilità della loro unione e raggiungono la chiesa di San Giuliano dove scrivono su una pergamena da affidare alla Confraternita del Rosario, un messaggio destinato a figli che arriveranno in futuro: sarà proprio il loro primogenito che venticinque anni più tardi avrà la possibilità di conoscere quella promessa.

La Pro Loco di Selargius segue tutti i preparativi e raccoglie le tante richieste delle coppie che vogliono sposarsi con questo rito, accettando anche coppie straniere!