
365/377: Villasor
ISPIRAZIONE

Dopo aver attraversato la 131 e pedalato lungo i pericolosi rettilinei che tagliano i campi di carciofi del basso Campidano, entro a Villasor, dove Carmine e Daniela mi ospiteranno per la giornata.

Questo paese, un tempo noto per la presenza dello storico zuccherificio Eridania ormai distrutto, ha la fortuna di ospitare nel suo centro storico il castello Siviller, dal nome del suo costruttore e feudatario, del 1414, l’ultimo castello costruito in Sardegna e usato a lungo come carcere.

Non lontano si trovano la bianchissima chiesa di San Biagio, il Municipio degli anni Trenta, in stile fascista, e la caserma dei Carabinieri, la storica triade dei tre poteri l’uno che vigila sull’altro.

A breve distanza si trova anche l’ex-convento dei Frati Capuccini, adiacente alla chiesa di Sant’Antioco, la cui struttura è sormontata da un deposito d’acqua del 1948 che reca in rosso la scritta “ludoteca”.
La retrostante via Nino Brundu presenta una serie di vecchie case ristrutturate, tra cui casa Medda e casa Podda, con le tipiche strutture in mattoni di terra cruda e le ampie corti interne.

Prima di tornare a casa, dove ci raggiungerà per cena l’amico comune Gianluca, che mi ospitò nella lontana giornata di Guspini, facciamo visita allo scultore Cesare Tatti, la cui casa-laboratorio ospita molte delle sue opere curvilinee, dai levigatissimi marmi chiari.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE

Quando facciamo visita all’artista Mariano Corda, nella sua casa di campagna fuori paese, ci accolgono subito in giardino le sue sculture fatte di ferro e legno, materiali di scarto, e subito ricordo di averne già viste diverse nel mio viaggio, a Belvì e Escolca per esempio.
Il suo laboratorio pullula di pitture, di sculture, di maschere, di scenografie, e man mano che ci conosciamo Mariano mi parla delle sue attività teatrali e di quelle artistiche che organizza per i bambini.
Mi racconta poi la storia di Andrea Portas prete-operaio che ad Armungia aveva donato la sua liquidazione, 120 milioni di vecchie lire, per tutti i ragazzi del paese che studiavano fuori. Ad Armungia fondò infatti una scuola popolare, frequentata da persone di tutte le età, alcuni dei quali hanno successivamente raggiunto la laurea. Andrea Portas era anche scrittore di poesie, molte delle quali pubblicate (Notturni e Dalla parte dei vinti).
Prima di andar via mi regala un’opera realizzata proprio dai bambini, tre piccole ceramiche unite da una corda, realizzate calpestando dell’argilla, impronte che richiamano la forma della Sardegna e portano ancora i segni delle suole delle piccole scarpe.