Sanluri

352/377: Sanluri

ISPIRAZIONE

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Pane civraxiu

Manca ormai meno di un mese alla fine del viaggio, ma il maltempo fa pesare ogni giornata. Pedalo da Villamar a Sanluri sotto la pioggia battente e arrivo fradicio a casa dell’amico Alessandro che mi ospiterà per la giornata.

Indossati abiti asciutti facciamo un giro, attrezzati di ombrello, nel centro di questa cittadina di poco più di 8000 abitanti, uno dei più importanti centri del Campidano.

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Chiesa sconsacrata di San Lorenzo

Tra le tante chiese presenti la più affascinante è quella ormai sconsacrata di San Lorenzo, del periodo tardo romanico, costruita con varie litologie, con un porticato che ne copre l’ingresso e un piccolo rosone. All’interno sono presenti importanti arredi lignei. Sulla via San Lorenzo, proprio qui di fronte, un muro è abbellito dalle opere dell’artista Antonio Porru, che ha realizzato diversi murales in tutto l’abitato.

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Dettagli di opera muraria di Antonio Porru

Non lontano da qui, accanto all’ex-mattatoio, si trova la chiesa di San Martino, anch’essa di epoca medioevale e in stile romanico. Anche qui la facciata è coperta da un loggiato che gira intorno a un lato della chiesa.

Vicino al Municipio si trova invece la chiesa di San Pietro. Era qui che un tempo si trovava un bellissimo retablo realizzato da un anonimo chiamato il Maestro di Sanluri, portato a Cagliari per un restauro e rimasto in esposizione lì.

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Ingresso del castello di Sanluri

Alessandro mi accompagna a quelli che si dicono essere i resti delle antiche mura medioevali che un tempo cingevano l’abitato, ormai un pilastrino di pietre all’ingresso di un’abitazione. Rimangono delle porte che interrompevano la cinta muraria. Una di queste è quella che conduce al simbolo più importante della Sanluri medioevale: suo castello. Alessandro mi lascia qui per qualche ora in modo da poter visitare con calma il suo ricchissimo interno e le esposizioni che ne raccontano la storia nei secoli.

Unico castello medioevale sardo abitabile, venne costruito alla fine del XII secolo  al confine tra il giudicato di Càralis e quello di Arborea. Nel 1355 passa in mano agli aragonesi che lo usarono come baluardo di difesa dagli attacchi del giudicato di Arborea. La storia tra le due parti culmina con la famosa Battaglia di Sanluri nel 1409, dove i sardi hanno la peggio nelle campagne fuori dal borgo, sterminate nell’area che oggi viene chiamata S’occidroxiu, il macello.

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Interno del castello di Sanluri

Ma la storia del castello continua fino agli anni Sessanta, quando il conte Alberto Villasanta lo eredita e decide di restaurarlo e renderlo fruibile al pubblico. Vengono allestiti il museo resistenza, con oggetti appartenuti a Garibaldi, e della Prima Guerra Mondiale, con una bella esposizione di armi e oggetti.

Dopo la scomparsa del conte nel 2015 anche la parte un tempo abitata è oggi visitabile: la stanza da letto con mobilio ottocentesco, lo studio che mette in mostra la corrispondenza epistolare del conte con D’Annunzio, il salotto, la cucina. Oltre a riproduzioni di abiti medioevali, si trova una collezione impressionante di cere, più di 400, con età che vanno indietro anche fino al Cinquecento, e tra cui anche delle rare cere messicane.

La visita prosegue sul tetto del castello, dove si può camminare lungo il bordo merlato e arrivare fino alle torri angolari. Il sole è calato e il cortile interno illuminato mi ributta in un’atmosfera medioevale.

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Ingresso del Convento degli Scolopi

Ma Sanluri è tanto altro. Alla mattina prima di ripartire riesco a percorrere la ripida salita che mi porta al Convento degli Scolopi, che vorrei visitare, ma purtroppo al mio suonare il campanello non risponde nessuno. L’altra menzione la meritano le Cantine Su’Entu che nel 2018 hanno ricevuto il riconoscimento Wine Landscape 2.0 per la loro produzione di qualità connessa all’attenzione verso il paesaggio della Marmilla e che sta attirando un turismo sostenibile e di qualità.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

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I campi di Sanluri Stato

L’amico Alessandro mi ospita nella sua casa a Sanluri Stato, e mentre spizzichiamo pezzi del buonissimo pane civraxiu tipico di Sanluri, mi racconta della storia di questa frazione nel mezzo del Campidano che dista pochi chilometri dal centro abitato, costituita da case sparse, terreni, dal piccolo abitato di Strovina e dalla stazione ferroviaria, dove un tempo qui, come in altre zone della Sardegna, si trovavano solo acquitrini malsani e la malaria era di casa.

Già a metà Ottocento iniziarono i lavori di bonifica, ma è solo negli anni venti del Novecento, sotto il fascismo e con l’istituzione di Mussolinia di Sardegna, l’attuale Arborea, che le bonifiche vengono completate. Con l’assegnazione di case e terreni a coloni provenienti principalmente dal Veneto, queste zone si popolano.

Gli appezzamenti di terreno e le case coloniche hanno nomi che richiamano la geografia del Veneto, e soprattutto nomi di luoghi legati alla Prima Guerra Mondiale. Non lontano da Strovina, al Podere Settecomuni, abitano i genitori di Alessandro. La mamma Lina è nata e cresciuta in Sardegna, ma i suoi genitori furono tra quei coloni che qui arrivarono dal Veneto agli inizi degli anni Trenta. Mentre il padre di Alessandro, Vittorio, proviene dalla provincia di Mantova, ma rimase in Sardegna dopo il servizio militare espletato a Cagliari.

La mattina dopo, quando lascio casa di Alessandro, pedalo in direzione di Samassi attraversando tutta la zona bonificata, oggi percorsa da importanti sistemi di canalizzazione delle acque. Mi fermo a osservare i campi. Come già successo durante la mia visita ad Arborea, anche qui si respira aria di pianura Padana, non solo nella geografia e nello stile delle proprietà terriere, ma anche nella parlata degli abitanti, i quali parlano certamente un buon Campidanese, ma il loro italiano ha ancora l’accento del nord!