351/377: Villamar
ISPIRAZIONE
Non basterebbe un blog intero per descrivere Villamar…o per lo meno per come me l’hanno presentata Gianluca, presidente della Pro Loco insieme a Mauro, Giampiero, Angela, Salvatore e Pietro della Cooperativa Villa Chiara (così chiamata perché le mamme dei soci per coincidenza si chiamano tutte Chiara) che oggi mi ospitano in una bellissima struttura ricettiva, la ex-casa del podestà, completamente ristrutturata e da loro presa in gestione.
Villamar, un tempo chiamata Mara Arbarei, ha un centro storico ricchissimo di storia. Il cosiddetto “quartiere maiorchino” venne creato dai mercanti delle isole Baleari che commerciavano grano nel Mediterraneo.
Alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista mi guida il piccolo Davide (figlio di Giampiero, membro della cooperativa) attraverso le meravigliose cappelle, come quella della Madonna d’Itria, di cui si dice che uno degli orecchini della statua, proveniente dall’omonima chiesetta campestre, si muova senza motivo.
Poi c’è la cappella delle anime con strani affreschi raffiguranti dei teschi; o quella del Rosario con un bellissimo retablo. Ma è certamente l’impressionante retablo di Pietro Cavaro, commissionato da Salvatore Aymerich nel 1518, l’attrazione del luogo.
Visitiamo l’ex convento con un bellissimo portale e finestre in stile aragonese; la chiesetta di San Pietro, del 1250, sul muro esterno della quale si vedono ancora i particolari segni a forma di impronta lasciati dai pellegrini; la casa padronale maiorchina con un bel cortile con forno, le ex-stalle e il granaio.
Superato il monte granatico, simbolo di uno dei territori più importanti del “granaio di Roma”, ci dirigiamo alla periferia, verso la collinetta dove si trova la chiesa di Antoccia, costruita su un vecchio tempio. Tutta l’area intorno è ricca di giardini e orti. Qui un tempo passava il Flumini Mannu, quello che sfocia a Cagliari, poi deviato, sul quale si trovavano mulini e norie. Oggi qui si trova un parco giochi e, non lontano, la Cooperativa Sardo Sole, una filiera di farina e pasta.
Fuori dall’abitato si trovano un vecchio ponte romano con i resti sepolti di alcune terme, e più lontano, su una collinetta, i resti di un castello che segnava il confine tra il giudicato di Càralis e quello di Arborea. E poi tanti resti di nuraghi e chiese campestri, come quella di Nostra Signora di Monserrato, oggi chiamata Santa Maria de Sinnas de Mara, all’interno dell’omonimo parco con area attrezzata per i picnic, oppure quella della Madonna d’Itria, dove una leggenda narra che qui si fermarono i buoi trainanti il carro che portava la statua (che ho visto alla chiesa parrocchiale e che era in origine destinata a Pauli Arbarei). Non ci fu verso di smuovere i buoi dunque si decise che la statua doveva rimanere qui e vi si costruì una chiesa.
Rientrati nel centro del paese camminiamo tra vicoli di impedrau e le case di arenaria e ladiri dai bellissimi portali fino ad arrivare al sito dove si trovano i resti di una necropoli punica, proprio in mezzo al paese, importante perché una delle poche tracce dei cartaginesi in zone interne dell’isola.
Il resto della passeggiata è un vero e proprio tour dei murales. Questa tradizione di street art, qui iniziata da Antioco Cotza negli anni Settanta, prosegue florida fino ai giorni nostri. Dai primi murales, che quasi non si vedono più, si passa a quelli più recenti di Manu Invisible passando una gamma incredibile di stili e colori.
Il jazzista Antonello Salis, nato qui, è ben rappresentato, ma ci sono anche altri personaggi della storia e cultura sarda, e tematiche storiche e sociali importanti affrontate da parte di svariati autori locali, la più giovane dei quali è Silvia Cara.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Ci rechiamo poi a far visita a due interessanti personaggi: il primo è Antonio Sanna, artista di molti murales a Villamar. La sua casa brulica delle sue opere. Mi colpiscono, in particolare, il quadro che ritrae il paese allagato (un richiamo al “Mara” o “-mar” che derivano dalla parola mare) e il quadro intitolato “se Villamar fosse una città”. Ma la cosa più incredibile la vedo quando Antonio apre una botola nel centro del salotto: neppure un metro sotto si apre un pozzo del VI secolo A.C.!
Il secondo personaggio è Luigi Murgia, artista produttore di botti convertite in mobili, ma non solo. La sua casa è piena di svariati oggetti da lui creati, in legno, a sfondo “sardo”. Ci mostra con orgoglio bastoni levigati, zucche dipinte, porta oggetti, vassoi e tanto altro. E anche l’esterno della casa è particolarissimo, con oggetti in ferro battuto e un vecchio pozzo all’ingresso.
Davvero non basterebbe un blog intero per descrivere Villamar…eppure un blog sul paese esiste! È quello della scrittrice locale Albertina Piras che, se siete ancora curiosi di scoprire curiosità su questo paese al confine tra Marmilla e Campidano, potrete consultare QUI.