Gesico

348/377: Gesico

ISPIRAZIONE

Gesico
Murale

Viaggio tra le colline della Trexenta, in leggera salita, per poi discendere fino alla valle del Rio Mannu, uno dei dodici, ed entro a Gesico attraversando il ponte sul fiume che divide il paese in due.

Non so perché il nome di questo paese mi sa di medio oriente, forse l’assonanza con Gerico, anche se la probabile origine è dal latino cessicus, un territorio che venne dato in concessione a qualche latifondista romano.

Entrato in paese supero il parco giochi e mi fermo nel piazzale dove si sta svolgendo il mercato. Compro delle mele e mi siedo a mangiarne una. Oggi non ho nessun contatto qui e nessun programma.

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Chiesa parrocchiale di Santa Giusta

Non mi informo mai in anticipo su cosa ci sia da vedere nei luoghi, e oggi, mentre mangio la mela, frugo online per cercare qualche informazione. Qui a Gesico si svolge la Sagra della lumaca a ottobre.

Gesico è detto anche il “paese delle sette chiese”. Mi decido a cercarle tutte. La prima è la parrocchiale di Santa Giusta, dall’interessante sobria facciata gotica in pietra.

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Vicolo che conduce al complesso nuragico di San Sebastiano

Da qui mi dirigo poi alla periferia del paese, percorrendo uno stretto vicolo che mi porta verso il complesso nuragico di San Sebastiano. Procedo accanto ai massi enormi che dovevano costituire le torri e il muro di cinta del complesso, e avvisto i ruderi della chiesa di San Sebastiano costruita sopra la torre centrale del nuraghe (la solita vecchia storia del Cristianesimo che tenta di obliterare le culture pagane precedenti).

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I ruderi della chiesa di San Sebastiano

Ripercorro il paese, costeggiando una piazzetta arricchita da alcuni murales, e arrivo alla chiesa romanica di Santa Maria d’Itria, la cui facciata è costituita da almeno tre tipologie diverse di pietre.

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La chiesa di Santa Maria d’Itria

Oltrepassato il Rio Mannu mi metto alla ricerca dei ruderi della chiesa di Santa Lucia, che trovo inglobati in una zona verde in mezzo a una zona residenziale di case moderne.

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Ruderi della chiesa di Santa Lucia

Da qui mi dirigo fuori paese, pedalando per un po’ fino ad avvistare la chiesa di San Mauro sull’omonimo monte. Non è poi così vicina, e decido di non andare anche perché il cielo si sta annuvolando.

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La chiesa di Sant’Amatore

Ritorno dunque in centro e, prima di andar via, costeggio la scalinata che conduce alla chiesa di Sant’Amatore, vescovo africano esiliato in Sardegna e qui martirizzato. Passato il cimitero, mi avvio lentamente verso la salita che mi conduce a Mandas, dove alloggerò stanotte.

Ma…i conti non tornano…ho contato solo sei chiese, tra ancora attive o ormai ridotte in ruderi. E la settima? Scopro essere stata la chiesa di San Rocco, da qualche parte in paese, ma scomparsa completamente già dall’Ottocento.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Sul sito www.contusu.it Alessandro Rugolo, dopo averci raccontato dei guaritori e delle varie “medicine” contro vari tipi di “malattie”, diffusi non solo a Gesico, ma in buona parte se non in tutti i paesi della Sardegna, ci racconta un aneddoto gesichese:

“Vi era in un tempo in cui le pecore
erano malate di una peste che le faceva morire,
il pastore allora si rivolse al prete
che gli disse che avrebbe fatto tutto ciò che poteva.

Il prete prese dell’acqua santa e si recò dal pastore
che lo portò dove aveva il suo gregge.
Il prete benedì le greggi e poi legò una sottile
striscia di pelle al collo di una pecora.

Il pastore sperava che tutto andasse bene ma così non fu.
Un giorno, vedendo che le pecore continuavano a morire
prese la striscia di pelle che era stata legata al collo della pecora
e vi trovò una scritta che diceva:

Sa chi mori moridi, sa chi campa campada
(Quella che muore muore , quella che vive vive)”