336/377: Gergei
ISPIRAZIONE
Stamattina c’è freddo, nove gradi. Mentre l’anno volge al termine, e si avvicina il mio arrivo, l’autunno è arrivato, il secondo mentre viaggio, e l’inverno incalza. L’estate rovente, finita solo a ottobre, è già un ricordo.
Una bella discesa mi porta da Isili fino all’ingresso delle tenute Is Perdas, un agriturismo poco fuori Gergei. La ripida salita d’ingresso è ripagata dall’incanto del luogo.
Qui mi accoglie il proprietario Claudio che con orgoglio mi mostra la struttura e tutto il lavoro che qui è stato fatto da lui e da suo fratello Simone. L’agriturismo si affaccia su Gergei e sul Sarcidano ed è a ridosso della Giara di Serri. È da qui che la leggenda vuole che arrivino “is perdas”, le grandi pietre lasciate dai nuragici a testimonianza della loro esistenza.
Ed è in questo terreno, noto come “Fund’e Caronas”, che tremila anni più tardi i due fratelli Claudio e Simone da bambini, arrampicandosi sul crinale, fecero rotolare delle pietre verso il fondovalle. Una di queste in particolare andò a fermarsi nel terreno in cui era situata la scuderia di famiglia.
Una volta cresciuti e lontani dalla Sardegna, i fratelli decidono di realizzare un progetto per raccontare la cultura e le tradizioni di questo territorio. È così che pietra dopo pietra nel 2015 è nato questo luogo, in un contesto autentico e dove si può vivere esperienze rigeneranti.
Claudio mi mostra con orgoglio la pila di pietre che costituisce il simbolo e il logo dell’agriturismo, e, prima di un succulento pranzo nella bella sala principale della struttura, mi parla di un suo progetto che, a differenza di tante altre manifestazioni di elogio della cultura nuragica che reputo di cattivo gusto, mi intriga parecchio.
Claudio vorrebbe costruire un nuraghe. Non un modello in scala o un’approssimazione. Mi mostra dei disegni tecnici, fatti fare da uno studio di architettura. Il nuraghe sarebbe costruito con le dimensioni, tecniche e i materiali originali. Claudio è sicuro che prima o poi, con il supporto dell’amministrazione comunale, riuscirà in quest’intento.
Dopo pranzo Claudio mi porta a visitare una bella realtà produttiva del territorio, le Cantine Olianas. Ci accoglie Rossella che ci guida non solo attraverso gli ambienti dove avviene la produzione di vino, unica perché con fermentazione in anfore anziché in botti, ma anche attraverso parte dei vitigni, dove la coltivazione è biodinamica, ovvero un’agricoltura biologica più in equilibrio con l’ecosistema terrestre, con fertilizzanti naturali e influenzata da i cicli lunari.
A conclusione del giro ci aspetta un bel bicchiere di bianco. Beviamo affacciati alla terrazza della tenuta, da dove posso ammirare il territorio circostante, i vigneti e parte del paese.
A Gergei c’è un pezzetto di storia della mia famiglia. Gergei è un nome che ho sempre sentito fin da bambino per via dei racconti di mia nonna materna. Dunque oggi, come in altre località in questo viaggio, ne approfitto per fare delle ricerche genealogiche. All’anagrafe del comune riesco a trovare la discendenza di Eugenio Mundula, nonno di mia nonna che ho cercato ieri a Isili, tra cui mia bisnonna Pietrina nata qui nel 1893 e che ricordo bene nella sua casa del Corso Vittorio Emanuele a Cagliari.
In serata passeggio tra le stradine e i vicoli del paese, silenziosissimo, passo la chiesa parrocchiale di San Vito, costruita con la tipica pietra chiara del territorio, e raggiungo la chiesa sconsacrata di Santa Barbara dove Giulia, presidente dell’Associazione Mario Cesare, mi guida attraverso una mostra di opere del pittore locale Mario Cesare e me ne racconta la storia. Qui si trova anche una mostra collettiva di artisti che hanno tratto ispirazione da Gergei e dall’opera di Mario Cesare per partecipare al Premio Mario Cesare.
Passeggiamo per il paese mentre vengo affascinato dalla storia di questo pittore. Arriviamo alla Piazza Ollanu, dove una targa ricorda Pierino Ollanu, gergeese vittima di un attentato delle Brigate Rosse in piazza Nicosia a Roma, morto a Roma il 3 maggio 1979.
Arriviamo poi a quella che doveva essere la casa dove nacque o dove abitò mia bisnonna, ormai di proprietà di qualche erede a me lontano. E poco più avanti si trova un’altra bellissima struttura ricettiva, che appartiene al fratello di Giulia, Samuel, dal quale sono invitato per cena.
Si tratta di Domu Antiga, come dice il nome, un’antica casa completamente ristrutturata e che definire semplicemente bed&breakfast non renderebbe giustizia. Il luogo mantiene intatte alcune caratteristiche storiche e custodisce un importante passato di tradizioni che vengono riproposte sotto forma di cibi autentici ed esperienze, quali corsi di cucina tradizionale, di panificazione, di lavorazione del formaggio.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Giulia è anche la proprietaria della bella struttura dove dormo stanotte, Mario Cesare, la casetta un tempo appartenuta al pittore. Nel silenzio della notte ripenso alla storia di questo personaggio raccontatami da Giulia.
Mario Cesare era nato nel 1925 in Francia da genitori sardi che decidono di rientrare in Sardegna quando Mario ha 5 anni. Pochi anni dopo il padre muore e le condizioni economiche della famiglia non gli permettono di avere un’istruzione e di sviluppare il suo precoce istinto artistico.
Tuttavia passerà la vita a dipingere e a disegnare. Ho potuto ammirare alcune delle sue opere alla chiesa di Santa Barbara, ma qui nella sua vecchia casa, appoggiata su una vecchia cassapanca in legno, trovo la raccolta Poesie e Disegni di Mario Cesare curata dallo stesso artista e dagli amici Luigi Olianas e Maria Rosaria Mannoni.
Mentre sfoglio le pagine, mi soffermo sui bellissimi disegni in bianco e nero, tratti minimali che contengono anche scene di vita paesana e scorci i Gergei, e poi sulle poesie, dense di carica emotiva, di cui voglio riportare questa:
Tutto questo e poi morire
Gomitate per passare
immischiarsi per sapere
forza per sopraffare
faccia tosta per ottenere.
Ambizione per arrivare
orgoglio per volere
potenza per non sottostare
invidiare per volere
astuzia per ingannare
passione per godere
amare e poi fuggire
lusinghe per incantare
mascherarsi per piacere
tutto questo e poi morire.
Mi corico nella stessa stanza dove questo personaggio usava coricarsi. Ripenso a quello che mi ha raccontato Giulia. Mario viveva qui senza senza acqua corrente ed elettricità. Era lo “strano” del paese. Non aveva famiglia propria ma soltanto due fratelli che morirono prima di lui. Pare avesse amato per tutta la vita una donna che non contraccambiava il suo amore, e dopo una grossa delusione, Mario smise di dipingere per sempre, nel 1985, dedicandosi solo alla scrittura.
Alla sua morte nel 2012, a 87 anni, Mario lascia la casa in eredità al postino del paese. Grazie al fatto che Giulia ha poi acquisito quest’immobile per tenere vivo il ricordo di questo personaggio stanotte mi addormento protetto dallo spirito del vecchio proprietario.