333/377: Barumini
ISPIRAZIONE
Inizio la giornata (coperta e piovosa…l’autunno è arrivato) a Barumini con Aldo, che mi ha gentilmente accolto ieri sera al mio arrivo in paese da Las Plassas, dopo pochi chilometri di pedalata in pianura.
Dopo avermi mostrato la sua attività di vendita di prodotti sardi in centro paese, che purtroppo non sta andando molto bene, nonostante l’importante flusso turistico che c’è qui, Aldo mi introduce all’attività che invece lo accompagna con successo dal 2014: l’Ape Calessino – Barumini in Tour.
La Sardegna è la terra delle “apixedde”, la storica Ape della Piaggio. Sono un elemento immancabile delle campagne sarde, dei paesi, così come delle città (ricordo che a Cagliari un giorno vidi il venditore di bombole, che le portava a casa in apixedda, col suo immancabile alito di alcol, che girava su due ruote a tutta velocità in circolo su uno sterrato circondato da una nuvola di polvere). E il loro inconfondibile suono ogni tanto spunta fuori dalle campagne, da una viuzza, e mi ha spesso raggiunto alle spalle e superato mentre ero in viaggio da un paese all’altro.
Ma il modello Ape Calessino non lo conoscevo. E così Aldo me ne racconta la storia, la sua nascita nel 1948 come modello modificato per fini turistici e poi esportato con successo in tutto il mondo. Finalmente ci salgo sopra, Aldo alla guida e io comodamente nel retro, con il mio telefono pronto a filmare questa esperienza.
La prima corsa è fuori paese in direzione di uno dei siti archeologici più iconici della Sardegna, la reggia di Su Nuraxi, sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1997. Aldo ha riservato un biglietto per me perciò mi lascia qui e tornerà a riprendermi alla fine della visita guidata.
Credo di essere venuto in questo posto due volte, la prima in gita scolastica alle scuole elementari, la seconda da ragazzo. Ma oggi, anche alla luce delle conoscenze che ho acquisito in questo viaggio, mi godo la visita di questo sito in maniera più consapevole.
Il sito, scavato negli anni Cinquanta sotto la direzione dell’archeologo Giovanni Lilliu, baruminese, è davvero impressionante. Il nome di “reggia” ben si addice a questo complesso nuragico, costruito e ultimato in diverse fasi e periodi, con una torre centrale la cui altezza supera i 18 metri, quattro torri laterali, e il villaggio circostante, abitato anche in età romana come testimoniano resti di costruzioni e reperti rinvenuti.
La giornata è uggiosa e inizia a piovigginare. Fortunatamente riusciamo a raggiungere il cortile interno della reggia tramite dei gradini in pietra che a breve diventeranno scivolosi e le visite guidate verranno dunque interrotte. Ma io sono qui, che ammiro queste pietre basaltiche enormi, e mi chiedo se veramente questo sia il complesso nuragico più grande della Sardegna, o se sotto qualche collina o sito solo parzialmente scavato esista qualcosa di più grande. Nella maggior parte dei paesi che possiedono un sito archeologico nuragico la frase che mi è stat detta durante le visite è sempre la stessa: “se qui si scava esce fuori un complesso più grande di quello di Barumini!”
Aldo torna a prendermi con l’Ape Calessino e mi porta a fare un giro nel territorio circostante il paese. Costeggiamo delle colline dove si trovano i resti di un altro nuraghe, Sa Furca, così chiamato in quanto veniva usato dagli spagnoli come luogo di esecuzioni.
Percorriamo poi l’antica strada romana che collegava Barumini a Mandas, e arriviamo al ponte sul Rio Mannu, uno dei dodici Rio Mannu esistenti in Sardegna e l’unico che io conoscessi prima di questo viaggio in quanto quello che sfocia in territorio di Elmas, nella laguna di Santa Gilla.
Passiamo i ruderi della chiesa della Santissima Trinità, del 1100 e che aveva annesso un convento, e rientriamo in paese dove, sempre a bordo dell’Ape, Aldo mi illustra le chiese principali. Arriviamo a quella di San Francesco, del 1600, su un ampio piazzale e con annesso il convento. Il parroco sta giusto andando via ma si trattiene per farci fare una veloce visita all’interno.
Poi la chiesa di San Giovanni Battista, del Trecento ma ampliata nel Cinquecento, la chiesa di Santa Tecla in stile aragonese, e infine la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Immacolata, dove ci fermiamo per una visita. Inizialmente nata come cappella privata della famiglia Zapata, presenta elementi decorativi di una ricchezza impressionante. La maggior parte dei marmi sono di Carrara, il fonte battesimale è del Seicento, il bellissimo altare ligneo scolpito in loco, e poi dipinti ovunque, e un importante retablo attribuito al cugino del Maestro di Castelsardo.
Nel pomeriggio visito un altro sito importante: la Casa Zapata, residenza feudale dei baroni spagnoli, costruita nel Cinquecento sopra il nuraghe Nuraxi e’ Cresia, abbattuto e usato come basamento per il palazzo. Questa oggi è la sede di un bellissimo museo archeologico gestito dalla Fondazione Barumini. Grazie a pavimenti trasparenti e a passerelle è possibile osservare i resti del nuraghe sottostante mentre nelle teche se ne ammirano i reperti che vi sono stati ritrovati.
All’interno si trova una corte dove affacciano altri locali dove sono state allestite una sezione storico-archivistica ed etnografica, e il Museo delle Launeddas, la cui esposizione è stata curata dal maestro Luigi Lai.
La visita al paese è conclusa, ma non la giornata. Oggi infatti, sono ospite di una persona speciale, originaria di Barumini che è tornata nella sua casa di famiglia per far parte della rete di ospitalità verso il mio progetto. E persona speciale soprattutto per aver raccontato, direi con una pignoleria fuori dal comune, l’evoluzione del jazz in Sardegna in una serie di libri. Sto parlando del giornalista Claudio Loi.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Claudio Loi è arrivato a Barumini in mattinata con la figlia Martina. Mi hanno accolto con un bel vassoio di paste e spumante, e riservato una stanza nella casa di famiglia, sulla via principale, dove in tarda serata ci raggiunge anche il giornalista Simone Cavagnino, amico oltre che mio addetto stampa, con il quale diamo inizio ad una diretta live su Unica Radio per parlare del mio progetto che si avvia alla conclusione.
Simone e Claudio sono autori dell’ultima uscita delle edizioni Aipsa di Cagliari, dedicata al jazz sardo, del 2018, intitolata Sardegna, Jazz e dintorni. Ho avuto l’onore di essere stato inserito nel volume con un’intervista che Simone mi fece qualche anno fa, una delle tante interviste presenti sul libro ad artisti isolani, jazzisti ma anche musicisti di generi che in qualche modo orbitano intorno al jazz.
Ma l’opera di Claudio Loi va oltre questo bel volume. Claudio ha fatto ordine a nomi, dischi e vicende del jazz (ma non solo) isolano in una serie di libri (tutte edizioni Aipsa) che mi piace elencare in quanto fanno tutti parte della mia libreria:
– L’isola dei dischi. Viaggio attraverso la produzione discografica in Sardegna (2008);
– Sardinia Jazz. Il jazz in Sardegna negli anni Zero (2010). Questo titolo ha ottenuto il prestigioso riconoscimento Jazzit Award 2010, e compare anche il mio nome nel disco Rebis di Alessandro Garau;
– Sardinia Hot Jazz. Le origini del jazz in Sardegna da Antonio Gramsci a Marcello Melis (2011);
– Glocal Jazz, 11 storie e 216 sfumature di jazz (in Sardegna) (2013). Tra le discografie elencate ci sono anche alcuni miei lavori;
– Billy! La vita e la musica di Roberto Billy Sechi batterista jazz (2015).
E il jazz è anche nel titolo “Quando il Jazz tra la mezzanotte e l’una”, il nuovo libro di Alessandro Frailis, 36 anni di Barumini. La raccolta di undici racconti con diverse tematiche, quasi tutte ambientate a Cagliari, è frutto della collaborazione con la casa editrice “I sognatori” di Lecce, con la quale ha pubblicato anche il primo romanzo “Viaggio di Selene tra le stelle”. Lo scrittore baruminese scrive e coltiva la passione della scrittura sin da bambino, fino ad entrare nel meccanismo del Forum Writer’s Dream, il più grande forum di editoria in Italia, ormai chiuso. Con racconti singoli ha vinto 16 pubblicazioni e 2 concorsi a livello nazionale.