32/377: Abbasanta
ISPIRAZIONE
Questo è un autunno molto più piovoso del solito in Sardegna, oserei direi simile a quelli che ho vissuto per tanti anni in Inghilterra. Grigio e piovoso, con qualche giornata di sole sparsa.
Per fortuna oggi la strada è breve, un rettilineo urbano di un chilometro che mi porta quasi senza deviazione al Municipio di Abbasanta.
Qui sono bene accolto dall’assessore Paola, la quale mi porta subito a passeggiare, con ombrello alla mano, per le vie del centro. Anche qui la pietra dominante è il basalto, largamente diffuso in tutto l’altipiano (di Abbasanta appunto), ma si nota già l’edilizia di un centro più moderno, con molti servizi e negozi.
Passiamo lungo il viale delle Rimembranze e accanto al Parco Gramsci (presenza sentita anche qui come a Ghilarza). Sotto il cielo plumbeo e una pioggerellina British arriviamo alla chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, con un bel campanile tutto in basalto.
In tarda mattinata ci spostiamo in auto verso forse il luogo più rinomato di questo comune, il nuraghe Losa. Passiamo accanto alla stazione dei treni delle Ferrovie dello Stato (la prima da quando ho iniziato il viaggio), attraverso la zona artigianale e accanto alla scuola di esercitazioni di polizia, un complesso enorme, quasi una cittadina.
Oltrepassiamo la strada statale 131. Di nuovo ho la sensazione di superare una barriera, come un fiume artificiale, questa volta con un grande affluente, la 131 DCM, che proprio qui vi confluisce. Si capisce quanto Abbasanta sia in una posizione strategica e ben connessa col resto della Sardegna, probabilmente questo il punto più centrale dell’isola.
Al nuraghe Losa vengo guidato da Pina e Patrizia. Finalmente tante informazioni su un luogo dove mi sono fermato parecchie volte in passato, essendo proprio allo snodo tra le due 131, ma sul quale non conoscevo granché.
Per esempio che fosse un nuraghe trilobato, con tre grandi torri attorno a quella centrale, tutte avviluppate in un unico complesso. Pina mi illustra molto bene le varie fasi storiche della civiltà nuragica, che proprio qui si possono vedere attraverso le varie aggiunte al complesso, dalle torri di protezione, al grande muro di cinta esterno, fino addirittura a un cimitero romano nei terreni intorno, segno inequivocabile della fine della civiltà nuragica.
Nel pomeriggio visito il META, il museo etnografico, situato di fronte alla chiesa di Santa Caterina in una bellissima casa aragonese con un suggestivo colonnato all’ingresso. Qui mi faccio un’idea di come si vivesse nelle case, attraverso una serie di oggetti, mobili e attrezzi della vita di un tempo.
FRAMMENTI SONORI
Ispirato dall’eleganza di Estrella al Nuraghe Losa.
BREVI NOVELLE SARDE
Giusi è tra le prime persone a essersi messa in contatto con me non appena saputo del mio progetto. La incontro in Comune solamente la mattina della mia ripartenza da Abbasanta, per una breve chiacchierata.
Nonostante sia rientrata dal Kenia la sera prima, Giusi si è presenta dopo qualche ora dall’arrivo ai suoi doveri istituzionali di vice Sindaco, una riunione, il conferimento della cittadinanza onoraria a Padre Maurizio Patriciello, il prete della ‘terra dei fuochi’ in Campania.
Qualche giorno fa, sentita la notizia del rapimento di una volontaria italiana in Kenia, le scrissi per accertarmi che lei stesse bene. Oggi mi racconta della paura che hanno avuto non appena sentita la notizia, un rapimento da un residence dove sarebbe dovuta essere lei, prima di cambiare all’ultimo momento.
Poi mi descrive i dettagli della sua missione. Dopo la morte del marito qualche anno fa, Giusi ha creato, in sua memoria, una piccola scuola con due classi in Kenia, dove porta regolarmente aiuti ai bambini, sotto forma di generi di prima necessità e cibo.
Mi racconta di quanto ci sia ancora da fare, di come il cibo sia la cosa di cui si ha più bisogno, e di come all’aeroporto di Nairobi, complice il malessere di un’amica, siano riuscite a passare i controlli doganali senza bisogno di ‘pagare il pedaggio’ alle guardie, e con tutti gli aiuti (50 chili a testa) integri!
Giusi è una dei tanti sardi che si adoperano per esportare una grande generosità all’estero.