311/377: Masullas
ISPIRAZIONE
A questo punto del viaggio la stanchezza è tale che aspetto con gioia le giornate senza contatti, sperando che i comuni non abbiano letto la mia e-mail (come è capitato nella maggior parte dei casi) e che nessuno si palesi all’ultimo per trascinarmi da un luogo all’altro senza sosta.
Oggi è una di queste giornate. Me la prendo comoda. Dopo una brevissima pedalata tra le collinette dell’Alta Marmilla arrivo a Masullas, un paese di poco più di mille abitanti, ma che oggi pare siano tutti chiusi in casa nonostante sia sabato.
All’ingresso, sulla facciata di una casa moderna, mi accoglie la ormai familiare faccia di uno dei murales di Andrea Casciu di Siris. Proseguo verso uno dei luoghi che mi interessava vedere da tanto, il GeoMuseo del Monte Arci.
Avendo studiato geologia so bene che questo territorio è inserito nel Parco Geominerario del Monte Arci e presenta importantissime peculiarità. Il museo, intitolato a Stefano Incani, si trova nel bellissimo edificio seicentesco, un tempo convento di San Francesco.
Qui mi accoglie una guida che mi illustra le varie sezioni del museo, contenente minerali incredibili, fossili e campioni di ossidiana provenienti dal sito di Conca ‘e Cannas, uno dei maggiori giacimenti di ‘oro nero’ preistorico in Sardegna. Impressionante anche la sala dove un’esposizione di minerali al buio viene poi investita da luce polarizzata che li fa risplendere di colori fluorescenti tutti diversi.
Andato via dal museo scopro che qui a Masullas c’è un vero e proprio polo museale, che include anche il Museo I Cavalieri delle Colline, con la storia dell’aristocrazia feudale attraverso opere d’arte, armi, costumi, documenti e libri antichi, e il Museo di Storia Naturale Aquilegia, che illustra la cronologia degli eventi geologici e biologici che hanno portato il nostro pianeta all’evoluzione degli organismi viventi e dei loro ambienti. Purtroppo entrambi i musei oggi sono chiusi.
Ne approfitto per fare un giro in questo paese, dove le case sono costruite in arenarie chiare provenienti dalle cave circostanti e da scuri basalti provenienti dal Monte Arci, sul quale una parte di territorio si arrampica (oggi non riuscirò a vedere il bellissimo bosco di Tarxi, o la famosa parete rocciosa Su Columbariu, o il parco dell’ossidiana, o Sa Perda Sperrada, un blocco di pietra con una spaccatura perfetta.
Arrivo alla Casa Salis, un edificio nobiliare costruito nel XVIII secolo, inizialmente appartenuto alla famiglia piemontese Messina, poi passato ai Salis e infine oggi sede del Municipio. Il cancello è chiuso e non mi resta che ammirare il bellissimo portale in pietra.
Non lontano da qui è la chiesa parrocchiale della Vergine delle Grazie, con una monumentale facciata barocca in arenaria gialla e un alto campanile.
La luce della sera cala, ho giusto il tempo per pedalare tra le colline e riuscire a vedere un importante monumento naturale, riconosciuto come tale dalla Regione Sardegna. Si tratta del Su Carongiu de Fanari tecnicamente un “mega pillow lava”, ovvero una formazione rocciosa formatasi dal consolidamento di lava sotto il mare.
Mentre osservo le strutture radiali del cuscino di lava, immagino mentalmente questo territorio nel bel mezzo di sconquassamenti tettonici, in grande contrasto col silenzio che mi ha accompagnato durante questa giornata.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Da Wikipedia: “Sa scomuniga de predi Antiogu arrettori de Masuddas è un componimento satirico in versi scritto da anonimo e databile intorno alla metà del XIX secolo. Il componimento è una lunga predica fatta da Padri Antiogu, parroco di Masullas, dedicata agli ignoti ladri che hanno rubato il suo bestiame. In questi versi Padri Antiogu, espressione della cultura paesana, scomunica ufficialmente (usando le formule latine, unici versi non in sardo) i malfattori e condanna i vizi e i peccati della sua comunità, dai giovani agli anziani.”
Per saperne di più e leggere l’intero testo ecco due link:
https://horoene.wordpress.com/2017/04/12/sa-scomuniga-de-predi-antiogu/
Scavando bene bene nel mio passato anche io ho un piccolo legame con Masullas. Nel 2003 suonavo con un gruppo di musicisti nella rappresentazione di Lisistrata di Aristofane del regista croato Robert Raponja, messa su e portata in tour nel circuito Cedac dal Teatro di Sardegna.
Le musiche erano di Rossella Faa, artista eclettica i cui genitori erano di Masullas. Cantante, musicista, compositrice e attrice, ha inciso dischi con importanti musicisti. Sua (e di Augusto Pirodda) la canzone delle Balentes Cixiri che ha spopolato a livello nazionale.
Rossella canta in sardo campidanese e italiano. I suoi spettacoli raccontano storie esilaranti, brillanti e commoventi di donne di provincia. “Malloreddus cun bagna”, “Cannacca Macca”, “Bella Bella” o “Ta Bellu Su Domminigu” cantano la poesia delle piccole cose della quotidianità del sud Sardegna, della Marmilla e di Masullas.