306/377: Pau
ISPIRAZIONE
Pochi chilometri di lieve salita per avvicinarmi ancora di più al Monte Arci e arrivare a Pau, il paese dell’ossidiana per eccellenza.
Arrivo nella piazza del Municipio, abbellita da grandi blocchi di roccia scura, sculture che simboleggiano l’oro nero dell’antichità, e vengo accolto dal sindaco Franceschino e dal vice Danilo.
Dopo essermi sistemato nell’alloggio comunale, prendiamo la macchina per andare a visitare il territorio alle spalle di Pau. Siamo sul versante occidentale del Monte Arci, uno dei grossi complessi vulcanici della Sardegna.
Arriviamo all’oasi naturalistica di S’Ennixeddu, a circa 600 metri di quota. Tutta la zona è ricca di lecci e sughere, verdissima. Oltre all’importante “sentiero dell’ossidiana” che visiterò più tardi con le ragazze del museo, qui è stato istituito il “sentiero degli assioli” a conclusione del progetto Otus, in quanto la zona sembra favorevole allo stanziamento di questi rapaci notturni. Dei pannelli spiegano la vita degli assoli e di altri rapaci notturni quali barbagianni, gufi e civette.
Non lontano da qui si trova il sito archeologico Su Forru de Is Sinzurrieddus, ancora da scavare, nel quale sono stati trovati importanti reperti in argento. Proseguiamo in macchina all’interno del bosco fino ad arrivare al campeggio, una serie di bungalow in legno immersi nel verde per vacanze a contatto con la natura!
Continuiamo a percorrere il versante del Monte Arci, attraversando boschi di lecci ricchi di sorgenti d’acqua, e arriviamo sulla sommità da dove la vista sui boschi che degradano a nord verso il territorio di Palmas Arborea è maestosa. Rientrando verso il paese ci fermiamo alla chiesetta campestre Santa Prisca, proprio sotto il costone lavico.
La sera incontro Giulia e Maria Cristina dell’associazione Menabò che gestisce il Museo dell’ossidiana. La prima tappa della visita è con Giulia che ci conduce nell’area si S’Ennixeddu dove si trovavano le antiche officine di produzione degli oggetti di ossidiana.
Passeggiamo tra il verde e pian piano la presenza di scaglie di ossidiana si fa sempre più importante, fino ad arrivare a Sa Scaba Crobina, letteralmente la “scala corvina”, un sentiero in salita quasi esclusivamente costituito da frammenti di ossidiana misti al fogliame degli alberi.
Giulia ci spiega con passione come venivano lavorati i pezzi grezzi e, prendendo qualche frammento da terra, mostra come dare il colpo perfetto affinché le schegge si rompano lungo delle direzioni preferenziali che mettono in luce delle bande circolari.
Rientriamo in paese dove, nella bella struttura che ospita il Museo dell’ossidiana, la visita prosegue alla scoperta di tutti gli aspetti che concernono questa particolarissima pietra vulcanica che, se lavorata con maestria, produce lame più taglienti del vetro. Inutile tentare di descrivere a parole tutte le sfumature che questa pietra può assumere, dovete venire a vedere coi vostri occhi!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Anche in un piccolo centro di circa 300 abitanti possono avvenire incontri importanti, incontri che allargano le conoscenze, la visione del mondo, fisico e spirituale, con personaggi in carne e ossa o anche personaggi fisicamente assenti, ma presenti in altro modo.
Nel pomeriggio ho fatto un breve giro per il centro di Pau, e ho potuto ammirare alcune opere dell’artista Paulina Herrera Letelier disseminate qua e là nelle piazze, sui muri. Il progetto si chiama “Pietra nera e tracce di pietra nera”, un muralismo tridimensionale che incorpora oggetti e frammenti di ossidiana.
Paulina è uno di quegli artisti che hanno scelto la Sardegna per vivere e operare. Nasce a Santiago del Cile nel 1978, si laurea in Architettura all’Universidad Central de Chile e poi si trasferisce a Cagliari dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Architettura. Attualmente vive e lavora a Cagliari. Spero di incontrarla presto di persona, ma già la sua arte parla molto di lei.
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In tarda serata invece si tiene al Museo dell’ossidiana la presentazione del libro di Giovanni Impastato “Oltre i Cento Passi”. Ho incontrato brevemente Giovanni ieri alla Biblioteca Gramsciana di Villa Verde. Ma oggi ho l’opportunità di ascoltare e conoscere a fondo la triste storia di Peppino direttamente dalla voce del fratello.
“È la primavera del 1977 quando Peppino Impastato, insieme a un gruppo di amici, inaugura Radio Aut, una radio libera nel vero senso della parola. Da Cinisi, feudo del boss Tano Badalamenti, e dall’interno di una famiglia mafiosa, Peppino scuote la Sicilia denunciando i reati della mafia e l’omertà dei suoi compaesani. Una voce talmente potente che poco più di un anno dopo, la notte tra l’8 e il 9 maggio, viene fatta tacere per sempre.
Ma pure questo è uno degli errori della mafia: pensare corto. Perché, anche se non era scontato, la voce di Peppino da allora non ha mai smesso di parlare, di lottare per la dignità delle persone, di illuminare la strada. È una strada lunga, se si pensa che ancora oggi chi ha depistato le indagini sull’omicidio di Peppino ha fatto carriera, mentre chi invocava la verità non c’è più. Ma è una strada percorsa ormai da migliaia di persone.
Per la prima volta, Giovanni, fratello di Peppino, che ne ha raccolto il testimone, fa il punto della situazione delle mafie – e delle antimafie – in Italia, dall’osservatorio di Casa Memoria e del Centro Impastato, da quarant’anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata” (Edizioni Piemme).