302/377: Assolo
ISPIRAZIONE
Anche oggi la strada da Senis è breve e tutta in pianura. Punto sul versante nord-occidentale della Giara di Gesturi, sotto il quale sta Assolo. Il clima sta cambiando, oggi le nuvole in cielo sono aumentate e spero che quest’autunno non sia piovoso come lo scorso quando ho iniziato il viaggio.
Arrivato in paese vengo accolto da Emanuele che mi guiderà attraverso il paese e il suo territorio e mi darà alloggio per la notte. La prima tappa è alla chiesa campestre di Santa Lucia, poco fuori paese in direzione di Samugheo. Il sito è veramente sbalorditivo. Non tanto per la chiesa attuale che venne ricostruita negli anni Novanta, quanto per tutto quello che c’è intorno…e al di sotto!
Siamo fortunati, oggi c’è un’archeologa impegnata in dei rilievi e ci introduce alla storia di questo luogo, frequentato dai tempi dei nuragici come dimostrano i resti del nuraghe quadrilobato poco distante. Qui doveva esserci un importante villaggio. Sotto la chiesa è stato ritrovato un pozzo sacro. Il villaggio persiste e si trasforma ai tempi dei Romani, che costruiscono un complesso termale con calidarium, proprio sotto l’abside dell’attuale chiesa.
Qui vicino ci sono anche i resti di una strada che conduceva a Fordongianus e Valentia (in territorio di Nuragus). Fuori dalla chiesa rimangono i resti di mura del villaggio romano e, durante i lavori di rifacimento della chiesa, è stato trovato il vecchio impianto bizantino e una serie di tombe di personaggi illustri del tempo.
Dopo un aperitivo nel bar della piazza insieme a Federico, che abita proprio di fronte e mi fa entrare a casa sua per mostrarmi una collezione impressionante di pietre e fossili locali raccolti dal padre in anni di esplorazioni, ci ritiriamo per pranzo. Subito dopo incontriamo Gianni, un signore che si è reso disponibile per riprendere il mio passaggio col drone. Usciamo poco fuori paese, in un tratto rettilineo che attraversa i campi.
Faccio su e giù, un po’ preoccupato dalle macchine che spesso mi sorpassano, dai cani pastore che accompagnano un gregge a bordo strada, innervositi della mia presenza, ma specialmente dal drone che mi sfiora il casco nel superarmi!
Dopo le riprese ci rimettiamo in macchina per salire sul versante della Giara di Gesturi. Arriviamo all’area attrezzata Cabirada, proprio alla base del bordo basaltico che costituisce l’altopiano. In tempi antichi l’accesso alla sommità avveniva tramite le “scalas”, dei passaggi stretti e ripidi a gradoni realizzati dai porcari. uno di questi, un laconese di nome Chiccu Soi ha dato il nome a questo luogo immerso nel verde, e che per questo era luogo d’incontro di briganti.
Camminiamo in mezzo al verde, nell’ombra, con il fresco della sera che inizia a farsi sentire tra le querce e i massi crollati dall’alto e ricoperti di muschio verde. Arriviamo a una radura dove si trova un piccolo rifugio e dei vecchi recinti in pietra dove venivano tenuti i maiali. Guardando in basso, tra la vegetazione, si distinguono le case di Assolo. Rientriamo alla macchina preceduti da un gregge di capre che disordinatamente camminano un po’ sul sentiero, un po’ in mezzo alla vegetazione e alle pietre.
Rientrati in paese passeggiamo tra le stradine del centro storico, ammirando antiche case con vecchi portali in legno sovrastati da archi in pietra. Da alcuni di questi, dove il legno è spaccato, riusciamo a sbirciare all’interno, spesso case abbandonate, ma di un’eleganza rara, con larghe corti e loggiati con portici in pietra. Arriviamo alla Casa Museo Serra, dove entriamo per ammirarne il cortile, i dettagli ornamentali di porte e finestre e una parte dell’interno che custodisce un importante museo etnografico.
Risaliamo verso la chiesa di San Sebastiano, dove concludiamo. Riusciamo a salire sopra il campanile, da cui ammiriamo buona parte del paese, silenzioso al tramonto, e da qui posso quasi vedere le scene che Emanuele mi racconta del presepe vivente.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
La tradizione di realizzare presepi viventi è diffusissima in tutta Italia (e anche all’estero) fin dai tempi del primo della storia, opera di San Francesco d’Assisi, nel borgo di Greccio, presso Rieti, nel 1223. Da allora si sono moltiplicate le località dove ogni anno si mette in scena la natività con persone (e animali) reali.
La tradizione spazia da nord a sud Italia, ma sono le regioni del sud le più attive. In Puglia se ne fanno in ben 41 paesi, in Sicilia 26, in Campania 23. E molti pretendono il titolo di “presepe più grande del mondo”. Quello di Genga, nelle Marche, quello di Matera, anche se pare che i loro numeri siano inferiori rispetto a quelli che si radunarono nel 2016 a Calne, una cittadina inglese nello Wiltshire.
Anche in Sardegna abbiamo esempi di presepi viventi. C’è “Sa Nascimenta” a Gergei, e poi c’è quello di Assolo, organizzato dall’Associazione Culturale Bentu ‘e Jana di cui Emanuele fa parte. Questo è certamente il più grande della Sardegna, con circa 200 partecipanti, vestiti in costume, che ricreano scene, situazioni, arti e mestieri, il tutto in uno scenario suggestivo di luci, ombre, fuochi, suoni e rumore.
Emanuele mi mostra vari angoli del paese che vengono allestiti per le scene principali, e poi, prima di rientrare a casa, mi mostra la collina dove viene montata un’enorme stella cometa luminosa e mi dice “immaginati il paese tutto buio e questa luce enorme che viene dalla collina”. E prima di addormentarmi, adocchi chiusi, vedo la cometa sulla collina, e, contando le pecorelle (del presepe) mi addormento.