301/377: Senis
ISPIRAZIONE
Nonostante oggi sia una breve distanza, assaporo le salite delle colline della Marmilla. La temperatura è calata, almeno la sera, ma c’è ancora troppo caldo per essere a ottobre e il sole picchia forte facendomi sudare.
Arrivo in Comune dove mi riceve la Sindaca Serena, che mi presenta tutto i personale, Ramona la vice Sindaca, Lidia ai servizi sociali, Romina la bibliotecaria, Sara l’ingegnere, Roberta alla finanza, Daniela all’anagrafe…tutte donne! Mi aspettano con dolcetti e bibite pronte ad ascoltare curiose del mio progetto. Poi arrivano Carlotta, Vanessa e Francesca, tre giovani ragazze del servizio civile…beato tra le donne!
Infine arriva Caterina, una guida dell’associazione culturale San Giovanni Battista, che mi porta, accompagnato da Sindaca e ragazze del servizio civile, a visitare la Casa Baronale, un bellissimo edificio con impianti medioevali appartenuta al barone spagnolo dal XV secolo. All’esterno si erge una bella torre, in ristrutturazione e al lato quelle che un tempo erano le stalle. All’interno del palazzo si trova la mostra Soldaus, soldati di Sardegna. Qui Caterina mi guida attraverso ricostruzioni di armi e costumi di soldati di tutte le epoche storiche, dal Neolitico, passando attraverso nuragico, fenicio-punico e romano. Si trovano anche resti archeologici provenienti dal territorio circostante.
Per pranzo sono invitato a casa di Giorgio, la cui mamma Antonietta fa Dessanai di cognome ed è di Nureci. Sono venuti per l’occasione anche dei Dessanai da Laconi, Paolo con la moglie Maria. Anche se non sono ancora arrivato a riunire il mio ramo dei Dessanay a quelli di Laconi e Nureci, anche qui come a Laconi mi trattano come un parente. Pietro, il padre di Giorgio, mi mostra fiero il barbecue dove abbiamo arrostito la carne, ricavato da un pezzo unico enorme di trachite, e me ne fa vedere un altro in lavorazione che vorrebbe vendere.
Dopo pranzo mi metto in bicicletta per andare a cercare la Fontana Spagnola, nelle campagne poco fuori paese. Mentre cerco la strada si ferma un fuoristrada con un signore un ragazzino che mi saluta “Ciao Bastià”. È anche lui Bastià, uno degli allievi delle scuole di Ruinas dove da poco ho presentato il progetto, col padre. Chiedo a loro le indicazioni per la fontana e la trovo poco dopo, sulla sponda sinistra del Flumini Imbessu, nella località presso Bau Nou. Nonostante la fitta vegetazione che la attornia, riesco a vedere la sua struttura di trachite. Fu realizzata attorno al 1600 per mano di alcuni abili scalpellini di Laconi. La fotografo con i piedi quasi nell’acqua del fiume e riprendo la bicicletta.
Incontro Andrea, un ragazzo che in bicicletta mi porta nelle colline dietro il paese per vedere il nuraghe Senis Mannu. Dobbiamo salire un po’, salite brevi e spaccafiato, ma ne vale la pena. Il nuraghe è parzialmente crollato ma una delle sue stanze mostra le pietre perfettamente squadrate e l’abile tecnica costruttiva dei nuragici. Tutt’intorno resti di pietre, quello che doveva essere un antico villaggio. Qui c’era il paese medioevale, poi abbandonato, ma pare che rimanga una zona con le vecchie sepolture.
Rientrato in paese faccio in tempo a vedere la bella chiesa di San Giovanni Battista, del XIII secolo, con la sua facciata di trachite multicolore. Poi attraverso le stradine curate del centro storico per andare a cambiarmi e recarmi in biblioteca dove mi attende l’amministrazione comunale e un pubblico variegato tra cui molti bambini per sentir raccontare la mia storia. Concludiamo la serata con una pizza in aula consiliare, tutta addobbata di disegni prodotti da bambini!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Prima di pranzo, insieme alle ragazze del servizio civile, andiamo a trovare signora Teresina, 80 anni. Non appena arriviamo, Teresina si sta lamentando del nuovo colore che la parrucchiera le ha fatto ai capelli, riflessi violetti stile fata turchina, che ben si addicono alla maglia viola che indossa. È disperata, sta cercando il modo di coprire il colore. Ci fa sedere nel loggiato antistante la casa che un tempo era dei genitori. Teresina scrive poesie. Quando le chiediamo di leggercene qualcuna all’inizio tentenna non vuole. Poi va a prendere un’agenda, e inizia a leggerne una, due, cinque, e altre. Tutte in italiano. Con un accento del nord Italia. Le chiedo come mai. Mi racconta di aver vissuto per 24 anni in Val d’Aosta, vicino a Courmayeur. Era cuoca nel ristorante di un rifugio degli alpini alle pendici del Monte Bianco, dove lavorava per 4 mesi all’anno. Si saliva a piedi con 4 ore di salita e anche qualche pezzo di arrampicata. Le provviste di cibo venivano portate con l’elicottero. La notte sentivano gli scricchiolii del ghiacciaio. Per fare il caffè dovevano attivare un meccanismo tipo catena di montaggio. Spesso gli uomini andavano a recuperare corpi morti di alpinisti dispersi. Per mesi stavano bloccati lì e quando potevano rientrare nel mondo normale erano in condizioni tremende, tipo profughi, e non sapevano più camminare per strada, rischiando di essere investiti dalle macchine.
Poi è rientrata in Sardegna, a San Teodoro dove ha vissuto per 20 anni, e una volta morto il compagno Teresina è tornata a Senis, un paese che la vide crescere ribelle, mai uniformata alle regole. Da bambina le venne regalata una bicicletta. Le altre ragazze del paese che la vedevano andare, vestita sempre in maniera eccentrica, le davano della poco di buono. Una volta andò in chiesa smanicata. Il prete le diede della scostumata durante la predica. Fu la prima ragazza a Senis a indossare i pantaloni in pubblico. Il padre la obbligò a togliersi i guanti regalati dalla moglie del maresciallo prima di andare in chiesa dicendole “chi ti credi di essere, il Presidente della Repubblica?”. Lei li tolse uscendo di casa, ma se li rimise entrando in chiesa.
La poesia più significativa è ‘La rondine’: “Un gesto tribale ha spezzato il tuo volo/buttando giù il tuo nido perché davi fastidio…”. La scrisse in un momento di rabbia vedendo un uomo che abbatteva dei nidi di rondine con i piccoli dentro e le rondini madre che impazzivano intorno. Oggi alle ragazze del servizio civile dice “meno male che oggi ci sono delle ragazze come voi, mi sembrate sveglie e ribelli come me!”.