296/377: Nuragus
ISPIRAZIONE
Finalmente un tragitto facile, più o meno tutto in piano. Parto dalle campagne di Nurallao in una bellissima giornata e, puntando alla Giara di Gesturi, da oggi la mia nuova compagna geografica per un bel po’ di settimane, arrivo in fretta a Nuragus dove mi sta aspettando Simona. Ci siamo conosciuti quest’estate a Time in Jazz, lei vive a Oristano, ma oggi è qui per ospitarmi nella casa di famiglia e portarmi in giro per il paese e il suo territorio.
Dopo aver lasciato bici e bagagli nella casa storica di Simona, che viene aperta anche ai visitatori durante i giorni di eventi, per la sua bellezza data da un ottimo restauro che ne ha conservato le sue caratteristiche originali, ci mettiamo in macchina per andare a visitare dei siti fuori paese.
Arriviamo alla chiesa campestre di Sant’Elia, costruita nell’XI secolo, ma poi restaurata varie volte, con tre portali nella facciata e un bel campanile a vela. Nel piazzale si trova un vecchio pozzo a pompa ancora funzionante e io e Simona ne approfittiamo per metterlo in funzione e rinfrescarci.
Da qui ci spostiamo verso un gioiellino d’archeologia, il pozzo sacro di Coni, che prende il nome da un vecchio villaggio medioevale. Nonostante intorno alla cavità non ci siano altre strutture, l’apertura del pozzo e la scalinata che scende nella camera sono in ottime condizioni, una costruzione raffinatissima con blocchi di basalto levigatissimi.
Non lontano da qui si trovano i resti della città romana di Valentia, o Valenza, importante punto di controllo sulla strada che collegava Cagliari con Olbia. Qui siamo tra Sarcidano e Marmilla, una zona di confine tra la pianura e la montagna abitata dalla Civitas Barbariae. Gli abitanti di Valentia furono citati da Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis Historia, e da Tolomeo, nel suo Itinerario. Dopo che la città venne distrutta dai Vandali nacque un borgo, curiosamente chiamato Ruinas, ma che venne poi abbandonato a causa della peste e gli abitanti si diffusero per gli altri paesi della Marmilla.
Da qui ci spostiamo poi al Nuraghe Milanu, un massiccio edificio quadrilobato su una collinetta. Camminiamo nella campagna per arrivare ai suoi piedi, e ci capita di ritrovare qualche reperto in ceramica. Rimango sempre stupito di quanto facile sia, frugando nella terra di certi siti archeologici, trovare ancora cocci di ceramiche, quasi sempre romane, ma qualcuno giurerebbe che alcuni ritrovamenti a cui ho assistito siano nuragici.
Rimaniamo un po’ qui a contemplare la vista, il paese di Nuragus, la Giara di Gesturi, e Genoni dove sarò domani, con la sua collina di Santu Antine. Rientrati in paese ci ritiriamo a casa per pranzo. Simona mi fa trovare una torta di benvenuto che sarà la mia compagna per le prossime colazioni!
Nel pomeriggio incontro Marco, ingegnere in Comune, contatto che mi è stato dato da un’amica. Marco, insieme al figlio Francesco, mi porta a fare un giro del centro storico. Partiamo dalla piazza del Municipio, dove un tempo c’era la chiesa di Santo Stefano e il cimitero, ma che venne buttata giù negli anni Cinquanta. Prima ancora, dove ora c’è la scuola elementare, si trovava un nuraghe. Peccato che un paese con questo nome non abbia più tracce del suo nuraghe “urbano”!
Camminiamo fino alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, all’interno della quale si trova una bella statua di Sant’Elia, e proseguiamo tra i vicoli, dove si trovano moltissime antiche case con le corti. Anche qui a Nuragus il tasso di centenari per abitante è molto alto. In una di queste case abitavano due sorelle che sono arrivate rispettivamente a 107 e 109 anni!
Arriviamo a Sa Cruxi, uno slargo dove si trova una colonna di pietra con una croce. Dal portone della casa accanto sbuca una signora, e Marco le fa raccontare la storia della croce, che fu ritrovata in una trave della sua casa e poi ridonata alla comunità. Poi rientriamo verso la via Roma costeggiando l’edificio ormai abbandonato del mulino, appartenuto alla famiglia nobile Carboni Boy, e dove veniva portato a macinare il grano da tutti i paesi del circondario.
Prima di rientrare a casa di Simona, Marco mi conduce alle pendici della Giara di Gesturi. Nuragus non rientra nei comuni che si dividono la sommità dell’altopiano, e tuttavia possiede una parte di versante sul quale risaliamo in macchina. La vegetazione inizia a diventare rigogliosa, e mentre il sole sta calando dall’altra parte, ammiro il paese sottostante che inizia a essere coperto dall’ombra di questo imponente altopiano basaltico.
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Mentre passeggiamo per la via Roma, Marco mi indica la bellissima Villa Carboni Boy, una casa padronale appartenuta alla dinastia di questi importanti proprietari terrieri. La casa di solito è aperta solo nelle giornate di eventi, come durante Nuragus a Nuragus, la rassegna eno-gastronomica dedicata al vino che ebbe origine nei vitigni del paese. Ma oggi siamo fortunati, c’è una signora e Marco chiede se ci può velocemente far visitare il cortile.
È da qui infatti che si vedono alcuni bellissimi dettagli della parete interna, con porte e finestre con ornamentazioni in pietra aragonesi. Tra le piante del giardino si muovono lentamente alcuni gatti. Approfittiamo per dare uno sguardo anche al bellissimo loggiato e alla cappella privata al piano terra.
L’ultima importante discendente di questa famiglia fu Rita Carboni Boy, morta a 91 anni nel 2017. Rita fu la prima donna candidata a Sindaco di Cagliari, nel 1998, e si dedicò per tutta la vita alla politica, distinguendosi negli anni Sessanta per la lotta per i diritti civili.
Ma tra le altre passioni di Rita c’era anche quella per l’allevamento bovino, un lavoro che portò avanti per tutta la vita nel suo paese natale Nuragus, dove si specializzò nell’allevamento della razza pregiata Charolaise. Fu grazie a lei che arrivarono in Sardegna i bovini di questa razza che oggi rappresentano la fortuna di tantissimi allevatori, soprattutto del nord Sardegna.