Meana Sardo

286/377: Meana Sardo

ISPIRAZIONE

Meana Sardo
Scisto Paleozoico, tipico del territorio

Oggi, dopo quasi un anno, rientro in Barbagia. Questa porzione di territorio mi ha dato del filo da torcere nel tracciare l’itinerario. E difatti oggi sarò costretto a ripassare da Atzara, dove son già stato nella ventesima giornata del viaggio (266 giorni fa).

Parto da Samugheo e dopo una bella discesa che mi porta a fondo valle inizia la scalata. Sono circa 15 chilometri ad Atzara, e altri 10 di dura salita per arrivare a Meana Sardo, in tutto il percorso quasi 700 metri di dislivello! Sono a metà tra Cagliari e Olbia, la “mediana” dei Romani, da cui deriva il nome del paese. Ricominciano le montagne e con loro il verde e i boschi…e le salite.

Arrivo affaticato in centro dove, fuori dal bell’edificio del Comune, ex Monte Granatico, mi sta aspettando Teresa, che ha seguito il mio viaggio dall’inizio e oggi mi ha organizzato la giornata. È già ora di pranzo e tutto è pronto in tavola, dove mangiamo insieme a tzia Annamaria, la mamma di Teresa, 93 anni, tutta vestita in nero e con una gran voglia di chiacchierare, in un sardo quasi campidanese che in Barbagia suona un po’ strano.

Meana Sardo
Scorcio di Meana e suo abitante

Dopo essermi ricaricato di energia anche grazie ad un buonissimo bicchiere di vino Mandrolisai prodotto nella sua cantina, Teresa mi accompagna da Luigina, dell’Associazione S’Andala, che mi ospiterà in pieno centro storico, in una bella casa che ha mantenuto tutte le caratteristiche originali.

Le giornate si stanno accorciando e ne approfittiamo per vedere il più possibile prima che faccia buio. Raggiunti dall’amica Efisia camminiamo per le vie del paese, le cui case storiche rimaste sono tutte costruite con lo scisto, litologia qui predominante. Sarà che da geologo conosco bene le età di tutte le rocce della Sardegna, e questo scisto, antichissimo, del Paleozoico, mi fa pensare ad un mondo “arcaico”. Le trachiti rosse di Samugheo sono un ricordo lontano.

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Interno di un’antica dimora

Nella Piazza Fenu l’occhio cade subito su un imponente murale di Mauro Patta. In una piazzetta non lontano da qui si trovano i pochi resti della piccola chiesa di San Sebastiano. Proseguiamo verso la chiesa di Sant’Antonio Abate, la vecchia parrocchiale poi ricostruita negli anni Sessanta (utilizzando trachite!) al di fuori della quale si celebra il santo con l’accensione di Su Fogadone, il falò del 16 gennaio.

Percorriamo strade in pietra, passando antichi portali, e ci fermiamo di fronte ad un cortile di una vecchia casa, dove il proprietario ci fa entrare per ammirare gli ambienti originali, stanze piccole e arredate come un tempo, con oggetti e utensili del quotidiano inclusi.

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La Funtana Manna

Proseguiamo verso la periferia del paese per visitare la Funtana Manna, un’antichissima fontana in pietra del Cinquecento, e subito dopo raggiungiamo la Funtanedda, una fontana più piccola, che insieme a vari pozzi sparsi per le vie del paese forniva l’acqua agli abitanti.

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Signora Giovanna posa con l’abito tradizionale

Rientrando verso il centro, tra suggestivi scorci di scisto, la signora Giovanna, di rientro dalla messa con abito tradizionale scuro e fazzoletto bianco in testa, mi concede di fotografarla all’ingresso della sua bellissima casa. Siamo in quella porzione di Sardegna dove, cosa ormai rara, alcune donne indossano ancora gli abiti tradizionali per uscire. L’avevo visto solo a Busachi, non molto lontano da qui.

Per l’ultima tappa della giornata dobbiamo prendere la macchina. Percorriamo le campagne, tra boschi e importanti vigneti. Il territorio è infatti vocato alla viticoltura, e oltre a quella storica di Teresa ci sono altre due cantine che producono ottimo vino Mandrolisai, ottenuto da uve Cannonau, Muristellu e Monica.

Non lontano da qui si trova la stazione del Trenino Verde di Ortuabis, sulla linea Isili-Sorgono. Saliamo fino all’altura dove si trova l’imponente Nuraghe Nolza. Ancora una volta le architetture nuragiche mi colpiscono con la loro perfezione. Questa che sembra essere una vera e propria reggia, ha bisogno ancora di tanto lavoro per venir portata completamente alla luce, ma già se ne intuisce, dalle sue quattro torri più il corpo centrale, la maestosità.

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Tramonto dal Nuraghe Nolza

Entriamo dentro e saliamo fino alla cima di una torre. Il sole sta tramontando nel luccichio del Golfo di Oristano e da quassù la vista è incredibile. Mi sento padrone di questi territori che attraverso con la forza delle mie gambe ed allo stesso tempo impotente davanti alla grandezza della natura e della nostra storia passata.

 

FRAMMENTI SONORI

Ritorno in Barbagia

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BREVI NOVELLE SARDE

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Scorcio di Meana

La nostra serata a Meana si conclude in pizzeria, dove ci raggiunge anche Francesco, compagno di Efisia e un tempo presidente dell’associazione S’Andala di cui fa parte Luigina che oggi mi ospita. L’associazione venne creata da Bartolomeo, fratello di Luigina che purtroppo scomparve nel 2001 a soli 44 anni, lasciando un vuoto non solo tra le persone ma anche nella vita culturale del paese.

Bartolomeo amava questo territorio e il suo paese, e la fondazione di S’Andala per lui significava creare “un sentiero ideale della memoria storica e sentimentale, e della ricerca, in un’epoca in cui prevale la rimozione del passato e la dimenticanza di sè”.

La sua passione, oltre alla promozione e realizzazione di svariate attività culturali, lo guidò nella ricerca della storia di Meana, e lo portò alla pubblicazione del volume “Meana Sardo e la grande trasformazione nel Novecento” uscito per AM&D Edizioni.

Oggi la memoria di Bartolomeo viene tenuta viva dalle attività dell’associazione, che continua con la pubblicazione di libri e video, riguardanti ricerche sulla storia nuragica, quella giudicale, e in generale sulle memorie del paese. E non ultimo l’appoggio e il supporto che ha dato al mio passaggio in questo angolo estremo di Barbagia. Grazie.