Samugheo

285/377: Samugheo

ISPIRAZIONE

Samugheo
Laboratorio tessile artigiano di Isabella Frongia

Da Allai a Samugheo è pressoché tutto in salita, ma mi godo il paesaggio intorno a me, in una giornata di tiepido sole.

Entro in paese e mi dirigo subito a casa di Caterina e Antonio Maria che mi ospiteranno. Caterina canta nel coro femminile Armonie e stasera sono invitato a unirmi alle prove.

Uno dei luoghi più importanti che volevo visitare oggi, il MURATS, Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, è chiuso, e nonostante i miei contatti abbaino fatto il possibile, non siamo riusciti a trovare nessuno che ce lo aprisse.

Ma per fortuna riesco comunque ad ammirare l’arte della tessitura per cui Samugheo è famosa, visitando il laboratorio tessile artigiano di Isabella Frongia, che gentilmente mi accoglie e mi mostra prodotti e telai.

In uno di questi, antico e tutto in legno, siede la mamma di Isabella, signora Susanna, 87 anni, che qui continua a lavorare con passione e dedizione. Mi soffermo a guardare i gesti di queste braccia e mani che il tempo ha segnato, mentre pian piano il filo passa dall’ordito per completare un disegno geometrico in bianco e nero.

Per pranzo mi raggiunge Claudio, che mi ospitò ad Aidomaggiore e che qui dirige il coro. Siamo invitati a casa di Emanuele e Rosalba, un’altra corista. Si mangia e si chiacchiera prima di ricominciare le visite.

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Valle del Rio Araxisi

Presa la macchina, Emanuele e Claudio mi portano alla scoperta di questo territorio. Passiamo diversi “pinnatzos”, una sorta di pinnetto con la copertura in lastre di pietra, che ho già visto anche nel Meilogu, a Banari e altri paesi vicini.

Pian piano ci inoltriamo in una zona sempre più impervia, fino ad arrivare a una vallata che si stringe in una gola. Su una rocca a strapiombo sulla valle del Rio Araxisi si trovano i resti del Castello di Medusa.

Ci addentriamo fino ai resti delle mura, e ci affacciamo nello strapiombo. La vista è incredibile. Il Rio Araxisi serpeggia sotto di noi, e al lato una serie di pareti a strapiombo di antichi calcari che vengono usati come pareti di arrampicata sportiva da climbers provenienti da tutto il mondo.

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Chiesa parrocchiale di San Sebastiano

Rientrati in paese vengo preso in consegna da Luciana, Lisetta e Rosina, tre membri del coro femminile. Ci incontriamo nella piazza dove si trova la chiesa parrocchiale di San Sebastiano, dalla facciata sobria in trachite rossa e al cui interno si trova un altare di bellissimo marmo e preziosi altari lignei nelle diverse cappelle.

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Portale in centro storico

Facciamo una passeggiata per le vie del paese. Come in altri paesi della zona, anche qui domina la trachite rosa. Case basse, palazzine, antichi portali. Ci fermiamo al negozio di mobili interamente fatti a mano da Giovanni.

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Collezione di oggetti a casa di Pinuccio

Poi arriviamo fino a casa di Pinuccio, che ci fa entrare e ci mostra ciò che ha collezionato in una vita. Più che una casa questo è un museo, pieno di oggetti di ogni tipo e di tutte le ere, radio, tv, monete, medaglie, argenti, attrezzi! E in giardino un loggiato con le cose che non stanno dentro, apparecchiature militari, motori, e tanto altro.

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Abito tradizionale indossato da Ilaria e Gianluca

A Casa Serra, un’antica casa padronale formata da diversi ambienti che affacciano su un ampio cortile con un antico pozzo, incontriamo Ilaria e Gianluca, due ragazzi del gruppo folk che hanno gentilmente indossato l’abito tradizionale per farsi fotografare da me! tutt’intorno a noi dei ragazzini che fanno gruppetto e che convinco a farsi un selfie con me.

Concludiamo la serata all’edificio delle vecchie scuole elementari dove Claudio dirige i due cori del paese, quello femminile, il Coro Armonie, e quello maschile, il Coro Polifonicu Samughesu. L’ambiente delle prove musicali mi è familiare, seguo con interesse le prove e mi siedo tra i bassi a rafforzare le linee con la mia voce nasale. E la giornata finisce nella gioia delle note e di un ennesimo selfie.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

La mattina, prima di ripartire da Samugheo, Antonio Maria mi ha procurato un documento importante che attesta le vicende della chiesa di San Michele. Ciò mi incuriosisce, visto che oggi non ho visto nessuna chiesa con tale nome.

Apro il file pdf e leggo il titolo: “Memorie sulla chiesa parrocchiale di Samugheo, raccolte e pubblicate per cura di Don Bernardino Guirisi”. Dalla prefazione si evince l’amore che Guirisi professò nei confronti del proprio paese con la pubblicazione di tali memorie nel 1886.

E nel primo capitolo si trova anche l’interessante ipotesi sul nome del paese: “È costante tradizione, che la Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, situata al Sud-Ovest del popolato, fosse l’antica Parrocchia di Samugheo. Come pure radicata è nel popolo la credenza, che la denominazione del Comune derivi, per corruzione di lingua, da San Miguel o San Muchen, titolare dell’antica Parrocchia. Checchè sia di ciò, egli è certo, che la chiesa di San Michele è la più antica, fino al secolo decimosesto veniva onorata del titolo parrocchiale.”

E la pubblicazione continua adducendo una serie di documenti che testimoniano le varie fasi di restauro che nei secoli ha avuto la chiesa, di cui purtroppo oggi esistono solo dei ruderi, e gli avvicendamenti di parroci, rettori, arcivescovi e amministratori che tentarono con la loro opera di preservare la chiesa dall’abbandono.