275/377: Siamaggiore
ISPIRAZIONE
Saluto il Sindaco di Solarussa Mario e Diego che mi ha ospitato e parto. Il mio tormentone “oggi pedalata breve” è sempre un modo di descrivere il viaggio che amo. E pedalo in pianura. Raggiungo Siamaggiore in brevissimo tempo, e arrivo alla piazza della chiesa di San Costantino dove mi accolgono Cinzia e Antonella della Pro Loco. Ci raggiunge Simona, della Pro Loco di Milis che si era presa cura della mia permanenza lì a dicembre scorso. Simona si è trasferita qui da poco col compagno Alberto e sarò loro ospite.
Dall’interno della chiesa si sente un organo che suona. È Don Diego che si esercita. Poco dopo esce a salutarci e ci accompagna a visitare la chiesa al suo interno. Santi ne ho già visto tanti nel viaggio, ma organi no. Dunque chiedo se sia possibile suonare questo strumento, moderno, e mi diletto in due improvvisazioni.
Subito dopo ricompaiono Mario e Diego da Solarussa che passavano di qua e si fermano a salutarci. E ci raggiunge anche Cristina che suona ufficialmente l’organo qui. Tutti insieme visitiamo la chiesetta delle anime che sta proprio di fronte al campanile della chiesa. Poi tutti al bar per un caffè.
Lasciate le chiese centrali camminiamo verso la chiesetta di San Ciriaco, alla periferia del paese, passando un mosaico che rappresenta i carciofi, elemento importante per questo territorio, tanto che si svolge qui la sagra del carciofo. Arriviamo alla chiesetta, che visitiamo anche all’interno, e mi ripropongo di tornarci più tardi per delle foto. Ormai infatti ho imparato che la mattina il sole è sempre alle spalle delle chiese (o per lo meno della maggior parte di quelle che ho visitato), dunque non un buon momento per fotografare le facciate.
Rientrati in paese ci ritiriamo a casa di Antonella, dove è stato preparato un buon pranzo di accoglienza. Il pomeriggio lo trascorro a casa di Simona a riposare e lavorare, e più tardi raggiungo di nuovo Cinzia e Don Diego alla piazza di chiesa per salire sopra il campanile, da cui si può ammirare tutto il paese. Ormai le caratteristiche del Campidano son ben evidenti, case basse e alcuni muri in ladiri ancora visibili.
A noi si è aggiunta Valeria, che si offre di accompagnarmi nuovamente alla chiesetta di San Ciriaco, dove riesco a suonare l’ukulele. Da qui ci spostiamo in macchina verso la frazione di Pardu Nou, una bella zona agricola residenziale che venne creata dall’ETSAF, ente (non più esistente) per la riforma agraria. Una metà di questa frazione appartiene a Siamaggiore mentre l’altra è di Solarussa. Siamo in piena valle alluvionale del Tirso, dove il rischio idrogeologico è elevato, a tal punto che è ormai vietato qualsiasi tipo di intervento edilizio.
Rientrati in paese mi aspetta la cena da Antonella, con Cinzia e Cristina, dove ci raggiungono anche un’altra ragazza della Pro Loco, Alessandra, e Andrea, un fotografo e videomaker, che scopro essere amico del mitico Dudo, creatore del pupazzetto Tutzky col quale interagii nella mia giornata di Oristano, che prontamente, dopo una telefonata, ci raggiunge per il caffè (Dudo, non Tutzky).
La giornata si conclude all’insegna della convivialità e del potere del 377 project di far convergere nuove persone a conoscersi!
FRAMMENTI SONORI
BREVI NOVELLE SARDE
Un giorno di tanti anni fa andai a casa di mia nonna Fanny, volata in cielo durante il mio viaggio a 104 anni, e la vidi scribacchiare su dei foglietti che teneva sempre sul bracciolo del divano di fronte alla televisione. “Nonna cosa stai scrivendo?” e lei “sto elencando tutti i cognomi sardi derivanti da nomi di animali e di piante”. E un’altra volta “Nonna cosa stai scrivendo oggi?” e lei “sto elencando tutti i paesi della Sardegna che iniziano con Or…e quelli che iniziano con Nur o Nor”.
Dunque per deformazione familiare nella mia lista di paesi della Sardegna tendo sempre a raggrupparli mentalmente a seconda delle similitudine dei nomi. E in questa zona mi hanno sempre colpito i nomi Siamaggiore, Siamanna e Siapiccia.
Oggi ne approfitto per chiedere il significato del prefisso Sia. Cinzia della Pro Loco mi spiega che deriva da ‘sa ia’, la via, in questo caso ‘maggiore’ perché era un’arteria romana principale che attraversava tutta la Sardegna, passando da Fordongianus. Così anche i nomi di Siamanna (la via grande), Siapiccia (la via piccola, forse perché su una strada secondaria) e si pensa che anche Simaxis abbia una simile derivazione (sa ia maxima).
Alla chiesetta di San Ciriaco Valeria mi racconta una leggenda che, a loro volta, narravano le anziane del paese. Anni addietro, durante le feste patronali, vi erano delle bancarelle di venditori al di fuori della chiesa. Col passare degli anni queste divennero sempre di più, mentre la festa diventava sempre più pagana e meno religiosa.
Un giorno si alzò un vento furibondo che sradicò tutte le bancarelle e i pali andarono a conficcarsi nelle pareti della chiesa. Si dice che fu un avvertimento divino, per riportare a una dimensione più sacra questo luogo. Di questi buchi ora non c’è traccia a causa di una delle ristrutturazioni, ma alcune anziane giurano che fino a pochi anni fa si potessero vedere ancora i buchi dei pali.