Zerfaliu

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ISPIRAZIONE

Zerfaliu
Le campagne intorno a Zerfaliu

Percorro campi ingialliti e aridi. Sto rientrando per un po’ nel Campidano di Oristano per visitare gli ultimi paesi che mi son rimasti in zona. Poi risalirò verso i monti, percorrendo l’ultima parte delle Barbagie, Belvì, Seulo, per poi zigzagare tra Sarcidano, Marmilla, Campidano, Trextenta, Parteolla e infine i comuni della città metropolitana di Cagliari.

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La chiesa parrocchiale della Santissima Trasfigurazione con accanto l’arco e il campanile a vela della preesistente chiesa pisana

Arrivo facilmente a Zerfaliu e sosto nella piazza della chiesa parrocchiale della Santissima Trasfigurazione, del XVI secolo, accanto alla quale si trova un arco e un campanile a vela che scopro poi essere i resti di una precedente chiesa pisana dell’XI secolo.

Oggi sono ospite di Dante, un amico di Zerfaliu, ma residente a Cagliari che mi ha prenotato l’alloggio e organizzato i pasti da famiglia e amici. Arrivato al b&b La Palma i proprietari Piero e Fernanda mi accolgono calorosamente.

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Nuraghe ‘e mesu

Piero si mette a disposizione per portarmi in giro. Guidiamo per le campagne che si estendono in direzione di Paulilatino e arriviamo a una zona pianeggiante, una sorta di depressione, chiamata Ungroni. Al centro si trova una collinetta sulla quale si trova il Nuraghe ‘e mesu, completamente sovrastato da vegetazione. Ci facciamo strada tra le sterpaglie per arrivare alla massiccia parete basaltica.

Tutto il territorio è ricchissimo di testimonianze nuragiche che purtroppo non riuscirò a vedere. Le campagne sono fertili e in tutta la zona si trovano aziende agricole e allevamenti ovini, principalmente allevatori scesi dalla Barbagia, in prevalenza da Fonni, come ho visto anche ieri a Villanova Truschedu.

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“Su casu marzu”

Rientrato in paese, dopo l’aperitivo a base di Ichnusa ghiacciata al bar, sono invitato a pranzo da Gonario, fratello di Dante. Il menù è a base di maiale. Prosciutto e pancetta affettati finissimi che si sciolgono in bocca. Salsiccia cotta alla fiamma, in quantità industriale, accompagnata da vino rosso. È qui che per la prima volta nel viaggio, strano a dirsi, viene aperta la forma di ‘casu marzu’, il famoso formaggio coi vermi.

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La chiesetta di San Giovanni Battista

Dopo un pranzo così calorico ho bisogno di riposare un po’ al b&b. Al mio risveglio il tempo si è rovinato e inizia a piovere. Tuttavia Piero del b&b vuole proseguire con le visite. Al chiuso della sua macchina, ci dirigiamo verso la periferia del paese per vedere la bellissima chiesetta romanica di San Giovanni Battista, la cui varietà di pietra da costruzione fa intravedere le diverse fasi di espansione dell’edificio.

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La diga Pintus sul fiume Tirso

Da qui proseguiamo seguendo una strada che coincide con una vecchia strada romana, e arriviamo a un importante sbarramento del Tirso, la diga Pintus che trattiene acqua a monte, attraversata da una strada purtroppo chiusa al traffico. Poco più avanti, sulla strada per Solarussa, arriviamo ad un ponte in ferro circondato da canneti che attraversa il Tirso (sembra di essere dentro il film “I Ponti di Madison County”).

Mentre il temporale aumenta d’intensità e fulmini si schiantano a breve distanza da noi, risaliamo in macchina e, rientrando al b&b, Piero mi racconta la storia dei barcaioli sul Tirso.

 

FRAMMENTI SONORI

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BREVI NOVELLE SARDE

Nel 1997, su iniziativa del Comune di Zerfaliu, nasce il periodico bimestrale “Zerfaliu. Storie in…comune” per informare i cittadini sugli eventi, le notizie e le attività di Zerfaliu. Stampato in 350 copie, è consegnato ai residenti e spedito agli emigrati.

In uno dei numeri viene riportato in lingua sarda un articolo uscito sul periodico Sardegna “incentrato sul fiume Tirso, del quale si evidenzia il tormentato rapporto con le popolazioni presenti in prossimità delle sue sponde e le difficoltà del suo guado, specie nel periodo invernale quando i ponti risultavano impraticabili o non esistevano affatto”.

Nell’articolo si parla della terribile alluvione del 1860, “s’unda”, che arrivò fino a Oristano. L’onda distrusse quasi tutti i ponti (al tempo non esistevano ancora le grandi dighe) e l’unico modo di attraversare il fiume in questi territori nel periodo invernale era in barca. Se ne trovavano presso tutti i paesi, Solarussa, Zerfaliu, Villanova Truschedu, Fordongianus, Busachi, fino a Ula Tirso e Ardauli.

Si racconta di come sulle barche potessero salire solo persone e animali di piccola taglia, a volte anche ovini, mentre gli animali di grossa stazza venivano legati a una fune e trascinati nell’acqua, tenuti con la testa fuor d’acqua dal padrone sulla barca.

Quest’ultima era spostata dal barcaiolo tramite una fune fissata alle due sponde del fiume. Spesso le correnti del fiume erano talmente forti che strappavano la barca dalla fune e al ponte di Oristano ne venivano spesso recuperati i relitti.

A Zerfaliu negli anni Quaranta venne costruito il ponte ferroviario che ho visto oggi. Quando il percorso ferroviario venne cambiato, passando su un ponte più a monte, il ponte in ferro divenne pedonale, mettendo fine, negli anni Sessanta alla travesata del fiume in barca, e alla professione del barcaiolo, ultimo dei quali fu Anzio Cera, ritiratosi nel 1963.